Continua da Stile Milano Marittima (prima parte).
Se è vero che a giorni in viale Gramsci aprirà uno shop di cannabis legale, vien da fare la battuta che davvero ormai Milano Marittima ce la siamo fumata… Ho trovato, invece, un bel volantino a cura del nostro Comune intitolato “Beni immateriali, Cervia, storia dell’anima di una città”. Partendo da una Convenzione dell’UNESCO del 2003 giustamente la assessora Lucchi scrive “Le tradizioni, i prodotti tipici, le PRATICHE SOCIALI E RITUALI sono tutti elementi fondamentali del patrimonio immateriale che caratterizza una comunità (…) per scongiurare la standardizzazione e l’appiattimento ecc ecc…”. Anche qui quello che più volte ho ribadito su come si diceva preservare la NOSTRA Milano Marittima, perché anche Milano Marittima aveva la SUA anima non solo Cervia. Ed aveva le proprie pratiche sociali ed i propri rituali: mandati a monte quelli per cedere a mode assurde è poi logico che un certo tipo di turismo ha gettato la spugna e si è orientato altrove! Leggetevi per esempio il mio vecchio articolo Cazzenger. Avevamo bisogno di tutti questi locali etnici? Ma in Romagna non dovevamo offrire la Romagna? Il meglio della nostra terra e della nostra gente, la nostra genuina eccellenza? Il tanto celebrato Tonino Batani si vantava di offrire i prodotti del suo orto di Casemurate o offriva roba cubana, brasiliana, incas o assiro babilonese? Anche i cappelletti dei catering stile Giovanni Rana uno li trova anche in Congo, mentre le cucine casalinghe tipiche di Milano Marittima hanno fatto buona parte della sua fortuna economica! E qui torniamo al racconto di Rossi del Caminetto e di clientela tipo Montezemolo, che da ragazzo biciclettava per la Pineta di Milano Marittima poi andava con amici fra cui mia madre a mangiare le tagliatelle alla pensione ristorante Bologna (allora la Casa delle Aie praticamente non esisteva e il servizio cucina si è sviluppato dopo). Milano Marittima andava tutelata per quello che era dagli esordi, un signorile, tranquillo e verdissimo luogo di èlite, invece le hanno preso l’anima, purtroppo qualcuno l’anima la ha anche venduta contribuendo al declino. Ci sono studi sociologici e psicologici che confermano come il cervello umano ami i rituali, il senso di appartenenza, indispensabile collante sociale: qui il collante sociale era anche un collante turistico, intendo di un certo turismo. Quello che per almeno mezzo secolo, dal boom in poi, ha fatto la fortuna economica (tanta fortuna) di tante famiglie, e ha dato a Milano Marittima quella nomea sulla quale campa tuttora di rendita nonostante la situazione reale! Qualcuno dice che Milano Marittima è molto cara, ma se così fosse certa gente non ci verrebbe, ed invece… Forse vi sfugge, ma il prezzo FA la clientela… Come mai un posto così figo, glam, fashion, VIP, esclusivo anzi sbandierato ancora più figo di una volta grazie alla salvifica presenza di calciatori e veline e compagnia cantando, vede il proliferare di negozietti etnici, di pizze al taglio, piadinerie e non vede il proliferare di negozi davvero di alta gamma e di ristoranti di pari blasone? Perché? Qualcuno mi scrive che non sono i ricchi a muovere il turismo: il turismo lo muovono i poveri? Ma in quali libri di economia e turismo avete trovato queste boiate? Bisognava avere una laurea alla Bocconi per capire che dovevamo rimanere quello che eravamo per non avere problemi? Come si dice in gergo sportivo, squadra vincente non si cambia! Invece no! Dovevamo avere la spiaggia della California, i grattacieli come Dubai, i ristoranti come il Brasile, i bar come Cuba e Barcellona ecc… E torno a dire, noi residenti storici assieme ai turisti storici quando ci siamo permessi di eccepire qualcosa siamo stati, quando è andata bene, sbeffeggiati ed invitati a lasciare questa cittadina che NOI abbiamo fatto, il che dice tanto… Siamo sempre stati educati e ci hanno chiamato spocchiosi, siamo sempre stati discreti e ci hanno chiamato classisti, siamo sempre stati attaccati al paese e ci hanno chiamato retrogradi… E state attenti a chi dice che le cose cambiano. Le cose cambiano se le facciamo cambiare. Quelli che dicono così sono spesso quelli che hanno contribuito ai cambiamenti IN PEGGIO e non vogliono prenderne la responsabilità…
Il Conte