La storia di Cervia e Milano Marittima - Scopri la storia della nostra località.

Eros Marzelli

Incontriamo il sig. Eros Marzelli proprio dove aspetti di incontrare un vero salinaro DOC: nel suo regno, la Salina Camillone che si trova, per i pochi che ancora non lo sanno, sulla strada “cervese”, vicino al semaforo comunemente conosciuto come “semaforo delle saline”. E’ un signore in gamba, svelto e con tanta voglia di raccontarci la sua storia e superato il rito di presentazione, Eros si lancia, incalzato da qualche nostra domanda, al racconto della sua vita di salinaro.

Eros Marzelli

A sinistra Eros Marzelli

Classe 1936, Eros nasce a Cervia da una famiglia salinara: il padre, infatti, era salinaro mentre la madre faceva la cameriera al Bar Milano di Milano Marittima. L’infanzia di Eros è segnata dall’avvento della guerra, che porta ben più di un cambiamento nella sua vita di bambino: il padre, infatti, va a combattere nel battaglione, mentre la mamma, insieme ad un’amica, diventa una staffetta partigiana. Eros ci racconta che si ritrova solo quando era ancora un bambino poiché la madre fu chiamata da Giovanni Fusconi, antifascista dell’epoca, che aveva preso in consegna la segreteria clandestina del partito comunista a Rimini e aveva bisogno di staffette partigiane fidate. Sebbene avesse girato diverse famiglie e lo avessero segnato come “orfano”, Eros sapeva benissimo di non esserlo, era abbastanza grande (e sveglio) da sapere che i genitori li aveva eccome! Così, dopo aver cambiato ben 3 famiglie (e addirittura l’ultima aveva espresso il desiderio di adottarlo), un giorno a Serravalle di San Marino, liberata dai partigiani, riconobbe tra alcuni partigiani e staffette che venivano verso di lui sua madre e volle andare via con loro. Sentire i racconti di guerra da chi l’ha vista e vissuta è un valore aggiunto che nessun libro di storia può darti e quando ci troviamo di fronte a queste persone dovremmo dimenticare per un attimo la nostra “fede” politica e aprire gli occhi, il cuore e le orecchie e raccogliere quel pezzo di memoria che ci sta offrendo chi abbiamo davanti (e mi sento di dire questo perché sono cresciuta leggendo le lettere che il mio bisnonno, alpino della divisione Iulia, tuttora disperso in Russia, inviava alla mia bisnonna scomparsa nel 2002).

Eros Marzelli

Gruppo di amici nella Salina Camillone con il Dott. Costa

Il racconto di Eros prosegue con alcuni aneddoti sempre legati alla mamma partigiana: da quando fu fermata ad un posto di blocco fascista e sotto le erbe che aveva nel cestino nascondeva documenti ed armi (ed in quell’occasione per fortuna intervenne il cugino buono del padre, fascista, che testimoniò la parentela con la madre – ricorda Eros),  alla malattia della mamma, fino al giorno del funerale e della diatriba per la presenza di alcune bandiere che il cappellano non gradiva. Addirittura dovette intervenire il sindaco di Cervia Pilandri per permettere alle sole bandiere istituzionali (comuni di Rimini e Bellaria) e non a quelle dei partiti di sventolare. Proprio al funerale della madre, l’allora sindaco di Rimini gli offrì un lavoro che Eros rifiutò perché, parole sue, “avevo già in testa il sale”.

Eros poi ci tiene a precisare che di lavori ne ha fatti tanti perché a quei tempi “ti pagavano poco” e c’era la possibilità di fare più lavori: ricorda di quando andava nella bottega del falegname e a lucidare i mobili di notte negli hotel e nelle stanze matrimoniali perché “si prendeva di più”. Però i suoi occhi si illuminano e la voce diventa brillante quando parla del suo lavoro in salina: Eros è il “tecnico del sale” e di esperienza ne ha da vendere, come scopriremo poi in un secondo momento.  E’ orgoglioso quando ci mostra le foto appese alla porta del capanno della salina Camillone: ci mostra quelle insieme a Papa Wojtyla, al Vescovo Verucchi e al Sindaco Zoffoli. L’ultimo sguardo è sulla famiglia: ci parla della moglie, cuoca al circolo ippico Le Siepi, dei suoi tre figli e dei suoi sei nipoti. Non si può certo dire che non sia un uomo impegnato!

Eros Marzelli è il Vice Presidente dell’Associazione della Civiltà Salinara di Cervia e ogni giorno, insieme ad altri 8 volontari, lavora alla Salina Camillone.

Intervista realizzata da Thomas Venturi e Irene Bagni

Il faro di Cervia

Divenuto a tutti gli effetti un simbolo della città, il faro di Cervia ha una storia molto antica.

DA DOVE DERIVA IL NOME FARO?

Bisogna tornare molto indietro nel tempo, e precisamente al III secolo a.C, e posizionarci con la cartina nei pressi di Alessandria d’Egitto. Proprio di fronte, infatti, sorgeva un’isola, di nome Pharos appunto, che ospitava una torre con un fiamma che ardeva costantemente come aiuto ai naviganti del tempo. Da questa curiosità etimologica si arriva a definire anche l’utilizzo e l’utilità del faro così come lo conosciamo oggi.

Il faro di Cervia

Il faro negli anni ’50

LA STORIA DEL FARO DI CERVIA

Il faro di Cervia, che spicca nella zona del porto canale, fu costruito nel 1875 da Ferdinando Forlivesi e ha subito nel tempo alcuni cambiamenti come ad esempio nel 1918 quando venne alzato per sovrastare i nuovi edifici che vi sorgevano attorno e una seconda volta nel dopoguerra per riparare i danni subiti. Non è stato il primo faro di Cervia poiché, quando la conformazione della nostra zona era molto differente rispetto ad oggi e la costa arrivava addirittura ad un chilometro più all’interno (siamo verso la fine del ‘700), la Torre San Michele si ritrovò di colpo a svolgere questo ruolo.

Il faro di Cervia

Il faro negli anni ’60

Si ha testimonianza da un atto notarile che nell’angolo lato porto canale della Torre San Michele si trovava un’asta di ferro che serviva da sostegno per una sorta di lanterna che indicava il punto d’approdo per le barche.

Il faro di Cervia non è aperto al pubblico e la possibilità di accedervi è data solo in rari eventi organizzati dal Comune.

La pineta di Cervia e Milano Marittima

Siamo in un’era molto lontana, migliaia di anni fa, immaginiamo di vedere il mare, e la sabbia, molta sabbia, è spazzata dal vento e sta formando sterili dune, dove nulla può crescere, proprio come avviene in un vero deserto. Passano alcune centinaia di anni, e pochi fortunati semi, sotto un sole cocente, riescono a far fiorire la prima erba che crea a sua volta uno strato protettivo per le prime delicate piante che permetteranno la crescita di qualche cespuglio fino addirittura ai primi alberi. Di pini non ve ne era l’ombra e ancora oggi non si sa chi furono i primi a piantarli, alcuni pensano siano stati i romani, che avrebbero poi usato quel tipo di legno per costruire la loro flotta. 

la pineta di cervia e milano marittima

Un po’ di storia…

La pineta di Cervia e Milano Marittima anticamente era una fonte di guadagno ad alta resa perché da essa i pignaroli, ne ricavavo le pigne, delle quali veniva sfruttato tutto. Il prodotto primario erano i pinoli, allora come oggi utilizzati sia nei primi piatti, che nei secondi e nei dolci, secondariamente venivano utilizzati sia gli scapioli (le brattee) che le sgobbole (il fusto centrale) per alimentare il fuoco. Nel 1884 venne attraversata da un primo tratto di ferrovia Ravenna-Cervia, ampliato nel 1889 con il tratto Ferrara-Ravenna-Rimini che permetterà un primo significativo sviluppo turistico. Nei primi del 900 i milanesi vennero a fondare la Città Giardino “Milano Marittima” proprio tra i pini e le dune della nostra pineta. Nel 1927 fu scavato artificialmente il Canale del Pino, più comunemente conosciuto come il Canalino, per portare acqua controcorrente alle Saline di Cervia tramite un sistema di pompe situate nell’Idrovora, la villa storica nella foce del Canalino.

Il Canale Madonna del Pino

Il Canale Madonna del Pino

Durante la Seconda Guerra Mondiale gli Alleati deforestarono la maggior parte della pineta lungo il Viale Matteotti fino al Viale Nullo Baldini per far spazio all’aeroporto militare. Nel Dopoguerra questa porzione fu completamente ripiantata, questo fa si che la parte Nord abbia la maggior parte dei pini più giovani e sottili rispetto alla parte Sud verso Cervia.

Per moltissimi anni questo grande polmone verde fu attraversato da Via Stazzone che ebbe trascorsi molto movimentati, infatti, quando da normale viale di pineta venne asfaltato fu protagonista di incidenti anche molto gravi e, anche per questioni di inquinamento, attorno al 2000 è stato chiuso ed è così tornato ad essere un semplice viale sterrato.

la pineta di cervia e milano marittima

Via Stazzone, ha avuto trascorsi molto movimentati, ovvero, prima era una viottolo sterrato della millenaria pineta, poi è stato asfaltato e inseguito ad incidenti anche molto gravi e per questioni di inquinamento, attorno al 2000 è ritornato ad essere di nuovo un semplice viottolo sterrato

Via Stazzone, ha avuto trascorsi molto movimentati, ovvero, prima era una viottolo sterrato della pineta, poi è stato asfaltato e inseguito ad incidenti anche molto gravi e per questioni di inquinamento, attorno al 2000 è ritornato ad essere di nuovo un semplice viottolo sterrato.

Attorno al 1962/63 nell’angolo di pineta tra il parco giochi e la Scuola Mazzini venne costruito e gestito da Budini e Gabbanini il trenino per bambini Santa Fe, conosciuto da tutti come “Il trenino della pineta” che venne poi smantellato a fine anni 80. Una riserva naturale così bella e ricca di fauna andava sicuramente preservata dalla incessante espandersi delle due città costiere Cervia e Milano Marittima e per questo motivo nel 1962 venne inaugurato il Parco Naturale con i suoi 27 ettari recintati.

La pineta, definita “bosco spesso e vivo” da Dante e da Byron è suddivisa in quattro zone: Stazzone, Bassona, Dune e Capanna con svariati sentieri che l’attraversano guarniti da panchine e attrezzi per lo sport all’aria aperta che compongono il Percorso Vita.

Attualmente l’estensione insieme al Parco Naturale è di quasi 300 ettari di vegetazione caratterizzata dalla presenza di due specie di pini mediterranei: Il Pino da pinoli (Pinus Pinea) e il Pino Marittimo (Pinus Pinaster) nonché da querce, pioppi bianchi e robinie.

La curiosità: il ponte nella pineta

Questo ponte completamente in ferro, collega le Terme a Milano Marittima. E’ difficile risalire all’anno di costruzione ma siamo sicuri che è presente dagli anni 80 e non è mai cambiato minimamente. Non sono cambiati nemmeno i gradini a forma di grata, vicinissimi tra loro, divisi al centro da una passerella di ferro per far scorrere le biciclette (terribilmente scivolosa). Questo, è di fatto un ponte di “frontiera” che collega Cervia a Milano Marittima passando proprio sulla linea di demarcazione del territorio, la ferrovia.

 la pineta di cervia e milano marittima

 

La curiosità: il monumento a Pilandri e Todoli

Il monumento a Gino Pilandri e Germano Todoli si trova nella porzione di pineta dietro al cimitero di Cervia. Alla destra di questo monumento, si erge forte come marmo, un secolare pino piantato nel 1782

 la pineta di cervia e milano marittima

Stazione di Cervia

La stazione di Cervia alla fine dell’Ottocento diede un grande contributo allo sviluppo turistico delle nostre località.

Alla fine dell’Ottocento lo sviluppo turistico di Cervia fu favorito dal miglioramento igienico-sanitario di un tratto del territorio considerato ancora malarico e nel 1873 troviamo già un manifesto promosso dal Comune che invitava a venire a Cervia grazie anche alla futura apertura della stazione ferroviaria.

stazione-di-cervia

stazione di cervia

Una foto della stazione in costruzione nel 1883

stazione di cervia

Una foto della stazione in costruzione nel 1883

La stazione era in origine chiamata soltanto col nome Cervia ed è stata aperta il 1° Settembre 1884 con la tratta ferroviaria che collegava Cervia e Ravenna attraverso la pineta. Due anni dopo il 4° Luglio 1886 venne inaugurata con una lunghezza di 7,42Km la tratta Cervia-Cesenatico che in seguito nel 1889 si prolungò nuovamente collegando Ferrara, Ravenna e Rimini. Nel 1961 prese la denominazione attuale passando da Cervia a Cervia-Milano Marittima.

la rotonda

La rotonda davanti alla stazione

Durante la Prima Guerra Mondiale, la marina militare istituì i treni armati per la difesa della costa. I binari partivano dalla stazione e percorrevano il Viale dei Mille e giravano a destra in Viale Colombo; il treno armato non sparò mai. Nel 1930 la direzione delle Saline realizzò un tratto ferroviario che costeggiava il canale di Cervia e arrivava fino al magazzino torre dove avveniva il carico di sale. Questo collegamento fu eliminato nel 1958.

treno a vapore

Un treno a vapore fermo in stazione

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Il treno che costeggiava il canale di Cervia

Thomas Venturi

Rotonda Grazia Deledda

Alla celebre scrittrice, che aveva casa a Cervia, furono dedicate le statue che vediamo ancora oggi nel lungomare.

Era il 9 Settembre del 1956 quando furono inaugurate le statue scolpite dall’artista Angelo Biancini (1911-1988) in onore della grande scrittrice Premio Nobel Grazia Deledda, cittadina onoraria cervese dal 1926.

rotonda grazia deledda angelo biancini

Lo scultore Angelo Biancini

LE STATUE NELLA ROTONDA

Il monumento realizzato da Biancini ritrae due donne, una sarda portatrice d’acqua e l’altra cervese pescivendola, due figure di due terre diverse ma entrambe amate dalla scrittrice.

Rotonda Grazia Deledda

A sinistra la pescivendola e a destra la portatrice d’acqua

GRAZIA DELEDDA

Grazia Deledda nasce a Nuoro il 27 settembre 1871, quinta di sette tra figli e figlie, in una famiglia benestante, esordì come scrittrice con alcuni racconti pubblicati sulla rivista “L’ultima moda” quando affiancava ancora alla sua opera narrativa quella poetica.

Grazia Deledda

Nel 1926 vinse il Premio Nobel per la letteratura (unica italiana a conseguirlo) e solo 10 anni dopo, il 15 agosto 1936, morì di tumore lasciando incompiuta la sua ultima opera “Cosima, quasi Grazia”.

LA CASA DI GRAZIA DELEDDA A CERVIA

Il legame della scrittrice con Cervia si consolidò quando vi prese una casa che ancora oggi è possibile vedere in Viale Cristoforo Colombo 65.

cervia villa grazia deledda

La villa di Grazia Deledda a Cervia

Si tratta di un un classico villino ad uso balneare dei primi del Novecento, anche se in realtà oggi non rimane nulla del paesaggio di mare che aveva colpito la scrittrice al momento dell’acquisto della casa e che l’aveva spinta a trascorrere proprio a Cervia le vacanze per tanti anni: non ci sono più i giunchi, i tamerici, né le dune di sabbia.

Non è invece cambiata la casa “color biscotto” ricordata dall’autrice in alcune novelle.
Alla sua morte, nel 1936, la villetta venne venduta a privati e nel corso degli anni la sua destinazione cambiò spesso d’uso.