La storia di Cervia e Milano Marittima - Scopri la storia della nostra località.

Nuovo reperto in pineta: dentifricio Pebeco

Il sottosuolo della pineta di Milano Marittima non restituisce solo materiale bellico ma anche oggetti di uso quotidiano.

Il ritrovamento di un tubetto di dentifricio Pebeco non è certo del valore di una targhetta o di uno stemma, ma porta con sé tanto fascino di quegli anni ’40 segnati purtroppo dalla guerra. In realtà, la storia di questo prodotto inizia ben prima di quel periodo.

dentifricio pebeco

Dentifricio Pebeco, ritrovamento di Filippo Lucchi

STORIA DEL DENTIFRICIO PEBECO

Sviluppato dal Dr. Paul Gerson Unna [1850-1929] è stato venduto per decenni dalla Beiersdorf & Co. di Amburgo, Germania.

tooth paste

Pubblicità del 1914

“Pebeco, dentifricio? Non ne ho mai sentito parlare!”

Così reagiscono le persone quando sentono il marchio per la prima volta. Dopotutto, nessuno è consapevole che Pebeco rappresentava quasi la metà delle vendite di Beiersdorf fino alla prima guerra mondiale ed era il primo marchio globale dell’azienda. È grazie agli introiti derivati dal dentifricio Pebeco che l’azienda ha potuto sviluppare marchi come Nivea e Labello.

tooth paste

Pubblicità del 1927

Nel 1903 Lehn & Fink acquisì una licenza per produrre il dentifricio Pebeco negli Stati Uniti utilizzando alcuni ingredienti importati dalla Germania e nel 1914 Pebeco divenne uno dei marchi di dentifricio più venduti in tutta l’America.

dentifricio pebeco

Pubblicità del 1921

Sfortunatamente, quando le forniture di ingredienti furono tagliate durante la prima guerra mondiale, la qualità del prodotto ne soffrì e, combinata con la crescente animosità verso tutto ciò che era tedesco, la posizione di mercato di Pebeco iniziò a scivolare.

Dentifricio pebeco

Pubblicità del 1920

La ripresa si ebbe nel 1925, quando la Beiersdorf rilevò, attraverso un’indagine, che i profitti del dentifricio erano tornati alle stelle ma un altro crollo si ebbe con lo scoppio della seconda guerra mondiale, crollo dal quale il dentifricio Pebeco non si riprese più fino a scomparire.

dentifricio pebeco

Pubblicità del 1922

PEBECO A MILANO MARITTIMA

Il famoso tubetto di dentifricio è arrivato nella pineta di Milano Marittima a seguito dell’occupazione degli alleati dopo la liberazione di Cervia del 22 ottobre 1944. Evidentemente, un militare molto attento alla propria igiene ma meno all’ambiente, lasciò a terra il tubetto esaurito che settant’anni dopo è stato ritrovato dal nostro collaboratore Filippo Lucchi.

Continueremo a svelare ogni giorno un nuovo reperto ma, se te li sei persi, scopri quelli precedenti:

Granate Mills

Anello Leone di Giuda

Fregio Corpo Militare Nativo

Thomas Venturi e Filippo Lucchi

Nuovi reperti in pineta: granate Mills

Fra i nuovi reperti ritrovati nella pineta di Milano Marittima spunta anche qualcosa di decisamente “scottante”.

Certo, non ci si può aspettare di trovare solo fregi, frammenti aerei e anelli storici nella pineta di Milano Marittima, d’altronde era un aeroporto militare quello che vi si trovava all’interno e ultima testimonianza di quanto di oscuro ci sia ancora la sotto è stata la granata da mortaio inglese da due pollici e mezzo fatta esplodere dagli artificieri il 10 Marzo 2021.

A seguito del passaggio dei tedeschi prima e degli alleati poi, è possibile ritrovare numerosi oggetti di ogni genere riguardanti entrambe le fazioni, basta solo sapere dove cercare. Il reperto, o meglio, i reperti che vi mostreremo oggi sono davvero un classico della testimonianza del passaggio di un qualsiasi conflitto armato in grande scala. E’ quindi giunto il momento di parlarvi delle granate Mills, più comunemente conosciute come bombe a mano i cui resti sono stati ritrovati dal nostro nuovo e talentuoso collaboratore Filippo Lucchi.

granate mills

Frammenti di granate Mills ritrovati da Filippo Lucchi

LE GRANATE MILLS

Questo genere di bomba a mano fu impiegata dai britannici nella prima guerra mondiale per poi venire migliorata per essere ampiamente utilizzata anche nella seconda guerra mondiale. Le granate Mills non erano certo famose per il loro potere esplosivo ma piuttosto per la grande maneggevolezza data dal peso ridotto, solo 765g, che le rendeva particolarmente adatte negli scontri molto ravvicinati. Importante era la loro versatilità, infatti, pensate che grazie ad un foro nella parte posteriore, poteva venire applicata un’asta che permetteva di farla diventare un granata da fucile. Da queste cose è facile capire il perché fossero così largamente impiegate all’epoca.

granate mills

Una granata Mills. Foto dal web

Oltre ad una grande quantità di frammenti di carcassa principale sono stati ritrovati anche tappi, leve e meccanismi interni riconducibili alle Mills.

bomba a mano

Alcune leve laterali

granate mills

Tappi inferiori e laterali per il carico del materiale esplosivo

bomba a mano mills

Molle interne e parti del tubicino in cui scorreva. Le righe della molla sono rimaste impresse nei tubi per via delle esplosioni.

bomba a mano

Parti interne del meccanismo di innesco

Questi reperti sono stati ritrovati da Filippo Lucchi sparpagliati in un’area ben circoscritta della pineta e qui si aprono due ipotesi. La prima è che in quella zona vi fosse stato uno scontro, la seconda è che quell’angolo di pineta venisse utilizzato come poligono per provare i lanci (per noi è la più probabile).

Continueremo a svelare ogni giorno un nuovo reperto ma, se te li sei persi, scopri quelli precedenti:

Fregio Corpo Militare Nativo

Anello Leone di Giuda

Thomas Venturi e Filippo Lucchi

Nuovo reperto in pineta: il Leone di Giuda

Prosegue la nostra rassegna degli ultimi reperti rinvenuti nella pineta di Milano Marittima.

Come avevamo già anticipato ieri, quando vi abbiamo mostrato il fregio del Corpo Militare Nativo del Sud Africa ritrovato dal nostro nuovo collaboratore Ettore Baldisserri, sono stati rinvenuti molti nuovi reperti nella pineta di Milano Marittima e ve li mostreremo in anteprima giorno per giorno. Oggi è il turno di un altro pezzo molto interessante: il Leone di Giuda.

leone di giuda

Ritrovamento di Ettore Baldisserri

Il Leone di Giuda è il simbolo della tribù ebraica di Giuda, il quarto figlio di Giacobbe. Giuda era considerato il fondatore della tribù. L’associazione tra Giuda e il leone può essere innanzitutto trovata nella benedizione di Giacobbe a Giuda di cui si legge nel Libro della Genesi. Sia il re Davide che Gesù discendono dalla tribù di Giuda, di cui il leone è simbolo.

leone di giuda

Bandiera dell’Etiopia del 1897

Per i rastafariani è il simbolo della genìa della terra d’Etiopia, da essi considerata la nazione più antica e immutata del mondo. Simbolo centrale nella cultura rastafariana ed etiope, viene citato in moltissimi testi di musicisti reggae come Bob Marley.

IL LEONE DI GIUDA A MILANO MARITTIMA

Ritrovato sotto terra, si tratta di un anello in argento con l’immagine del Leone di Giuda e segni dell’alfabeto aramaico, compreso un dromedario. Nell’araldica militare italiana il Leone di Giuda, tenente nella branca destra una croce d’oro caricata del Cristo d’argento, è il simbolo concesso a ufficiali o funzionari che avevano partecipato alla guerra in Etiopia e che indossandolo potevano evidenziare tale partecipazione personale.

Gli anelli venivano realizzati da gioiellieri italiani che vi incidevano all’interno il marchio per l’identificazione del gioielliere. Questo, però, fu reso obbligatorio solo dal 1934. Non avendo inciso alcunché all’interno, l’anello ritrovato nella pineta di Milano Marittima è da datare in un periodo antecedente alla suddetta data.

Continueremo a svelare ogni giorno un nuovo reperto ma, se te lo sei perso, scopri quello precedente:

Fregio Corpo Militare Nativo

Thomas Venturi, Filippo Lucchi e Ettore Baldisserri

Nuovo reperto in pineta: Corpo Militare Nativo

Dalla pineta di Milano Marittima riaffiora la storia dell’aeroporto inglese della Seconda Guerra Mondiale. Tante le novità che vi mostreremo nei prossimi giorni.

In questi ultimi mesi sono stati ritrovati numerosi reperti in pineta a Milano Marittima risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, talmente importanti da poter aggiungere nuovi tasselli alla storia dell’aeroporto che si trovava nel cuore della pineta (qui la sua storia). I nostri nuovi e talentuosi collaboratori, Filippo Lucchi e Ettore Baldisserri, hanno trovato veramente di tutto, da piccole parti di aerei, a bottoni di varie divisioni, anelli, piastrine dei soldati, frammenti di bombe a mano e tanto, tanto altro che vi sveleremo nei prossimi giorni.

Unendo le nostre ricerche alle loro, siamo finalmente in grado di individuare zone ben distinte dell’aeroporto, come l’area adibita a cucina da campo, il poligono di tiro per bombe a mano Mills e quello delle armi da fuoco come mitragliatori e fucili.

In attesa di mostrarvi tutto il campionario, oggi vi proponiamo una chicca davvero preziosa: questo fregio da basco, o bustina, del Corpo Militare Nativo del Sud Africa.

Corpo Militare Nativo

Fregio del Corpo Militare Nativo, ritrovamento di Ettore Baldisserri

Raffigura un elefante africano con la proboscide alzata e la scritta N.E.A.S. (Non European Army Services). In alto è visibile uno stemma diviso in quattro figure difficilmente distinguibili.

Corpo Militare Nativo

Fregio ripulito (immagine dal web)

IL CORPO MILITARE NATIVO

Insieme agli aerei inglesi e a quelli australiani, nell’aeroporto nella pineta di Milano Marittima erano presenti anche i Sudafricani della South African Air Force con aerei North American Mustang Mark III che rimasero a Milano Marittima da Febbraio a Maggio del 1945. Insieme a loro, era presente il Corpo Militare Nativo (NMC). Consisteva in volontari neri nativi sudafricani reclutati nella Forza di difesa dell’Unione (UDF). Nonostante il nome dell’unità, non avevano alcun ruolo combattivo e prestavano servizio come braccianti alle unità militari bianche sudafricane dell’UDF. L’obiettivo era liberare il numero limitato di reclute bianche nell’UDF per averle disponibili in ruoli di combattimento.

Continuate a seguirci perché ogni giorno sveleremo un nuovo ritrovamento!

Thomas Venturi, Filippo Lucchi e Ettore Baldisserri

Hotel Mare Pineta

L’Hotel Mare Pineta di Milano Marittima ai tempi di Ettore Sovera, un’eccellenza romagnola la cui fama varcava i confini nazionali.

Anni ’60, Milano Marittima è nel pieno del suo prestigio. Viene gente da tutte la parti d’Italia, anche dall’estero, per godere dei servizi di prima categoria che ogni settore, da quello alberghiero a quello della ristorazione e dei bagni in spiaggia, è in grado di offrire. É una Milano Marittima che insegna a fare turismo a tutta la Riviera Romagnola e il suo nome è sinonimo di classe, qualità e divertimento.

No, non quel divertimento come lo interpretiamo oggi, è un divertimento raffinato, fatto di cavalcate nel maneggio dell’Hotel Mare Pineta e poi in spiaggia, di bagni termali e serate nei dancing a ballare i lenti. Si, forse divertimento non è il termine giusto, sarebbe più consono chiamarlo, Dolce Vita, vi dice qualcosa?

maneggio

Guardo la foto qui sotto e ne rimango estasiato. Lo sguardo di Ettore Sovera è rappresentativo di quegli anni, severo ma complice al contempo. Il direttore di cucina Alfredo De Stefanis, il direttore del ristorante Pasquale Martini e il capo cuoco Battista Gaudenzi, hanno sorrisi distesi e posano con fierezza per una delle tante foto di quel tempo che sapevano sarebbe poi finita su cartoline e dépliant con le più svariate destinazioni europee. Era la Milano Marittima la cui fama varcava i confini e non temeva concorrenza, la Milano Marittima che sapeva coccolarti e divertirti allo stesso tempo e che era il posto ideale nel quale vivere.

hotel mare pineta

Ettore Sovera, Battista De Gaudenzi, Pasquale Martini e Alfredo De Stefanis

A quei tempi l’Hotel Mare Pineta realizzava molte foto come questa, foto nelle quali lo staff veniva messo al pari della struttura ricettiva e fungeva da accento dorato per dare valore a tutto il contesto. Lo staff era il segreto del successo e le persone vi si affezionavano, creavano legami e tornavano anno dopo anno come a rivedere una seconda famiglia lontana dalla loro vita di città.

hotel mare pineta

Lo Staff di cucina e i camerieri rigorosamente in giacca bianca

hotel mare pineta

Il maestro Bedosti, Battista lo chef, Amedeo Sovera, Giuliana Sovera (Pucci), Martini il maitre, Gennarino il barman, Scaunich maestro di tennis

Guardando queste foto è tangibile quanto fosse alto il livello di attenzione per i dettagli e la professionalità, il tutto arricchito da figure fuori dall’ordinario come le “fruttaie” che vediamo ritratte nella prossima foto.

le fruttaie

Le fruttaie del Mare Pineta

Per capire quanto Ettore Sovera tenesse all’eccellenza e a fare dell’Hotel Mare Pineta una grande e prestigiosa famiglia, bisogna fare caso al fatto che non era raro vedere citati nelle pubblicità i nomi di tutti i componenti dello staff, come fosse un vanto… e difatti lo era!

hotel mare pineta

Sono tempi lontani, assolutamente irripetibili, fatti di grandi pionieri del turismo che hanno steso un tappeto intrecciato di fili dorati che chi è venuto dopo non ha saputo più ricamare.

Thomas Venturi