22 ottobre 1944 Archivi - Il blog di Cervia e Milano Marittima

Il lungo giorno prima della liberazione di Cervia

Eugenio Cecchi racconta la missione del movimento di resistenza che vide coinvolto suo padre il giorno prima della liberazione di Cervia.

Mio babbo, Giovanni “Rino” Cecchi, non era inquadrato organicamente nelle formazioni partigiane che operavano a Cervia, ma era da tempo in contatto con le persone che, nell’imminenza dell’arrivo degli alleati, stavano organizzando il movimento di resistenza.

Il 21 Ottobre 1944, il giorno prima della liberazione di Cervia, gli venne consegnato un Carcano Mod. 91 e con il suo grande amico Spartaco Wilson Giorgini, armato di mitra MAB, tutti e due con una fascia tricolore al braccio, furono mandati a presidiare la centrale elettrica che, situata nella “torre” delle Saline, forniva la corrente elettrica ai macchinari delle saline stesse e all’Ospedale.

Il lungo giorno prima della liberazione di Cervia

Lastrina di caricamento del Carcano Mod. 91 ritrovata da Filippo Lucchi in pineta a Milano Marittima

Era quindi un obiettivo assai importante perché la sua distruzione avrebbe paralizzato l’attività sia delle pompe che impedivano l’allagamento delle Saline che dell’Ospedale, mettendone a rischio l’incolumità dei ricoverati. Per questo i sanitari chiesero ai partigiani di preservare la centrale.

Sapevano che non sarebbero stati soli e che altri partigiani, quelli dislocati sia nelle Saline che nella zona di Tantlon, dovevano muoversi verso Cervia alle prime luci dell’alba prima dell’arrivo degli alleati e raggiungerli alla centrale.

Alle prime luci dell’alba videro un gruppo di persone che, provenienti dalla zona di Pinarella, si dirigevano tra i campi in direzione di Ravenna. Poiché gli ordini ricevuti erano di aspettare sul luogo i rinforzi dei partigiani provenienti da Castiglione e non riuscendo a distinguere chi fossero, mio babbo e il suo compagno cercarono riparo dentro un canale.

Disgraziatamente Spartaco non era molto pratico circa l’uso del mitra MAB, e nella concitazione, lasciò partire una raffica che mise in allarme sia la retroguardia dei tedeschi, che in ritirata erano all’altezza della Madonna del Pino, sia le truppe canadesi che, provenienti da Tagliata e guidati dai partigiani Cervesi, stavano avanzando.

Ci fu una breve ma intensa sparatoria da ambo le parti poi la zona fu occupata dalle truppe Canadesi.

P.S. Spartaco era imbarcato sull’incrociatore S. Giorgio il 28 giugno 1940 quando le artiglierie contraeree della nave abbatterono l’aereo che trasportava Italo Balbo (scopri qui quale era villa di Balbo a Milano Marittima) scambiandolo per un bombardiere inglese.

Il mitra MAB Mod. 38 aveva due grilletti, uno per il tiro a raffica e uno per il tiro semiautomatico, nella concitazione del momento Spartaco premette inavvertitamente il grilletto posteriore, quello per la raffica.

Eugenio Cecchi

La liberazione di Cervia

La liberazione di Cervia raccontata da due dei suoi protagonisti: Oberdan Guidazzi e Giovanni Giunchi.

Oberdan Guidazzi fu uno dei protagonisti della liberazione di Cervia, il 22 ottobre 1944, tra i primi ad arrivare con i soldati canadesi.

LA LIBERAZIONE DI CERVIA E I SUOI PROTAGONISTI

Quella mattina, ritenendo che i tedeschi avessero abbandonato Cervia, uscì di casa e si avviò verso Tagliata, raggiunse la statale e vide i primi militari. Si aggregò al gruppo e gli venne dato un moschetto tedesco. Giunsero alle macerie della porta Cesenatico (leggi qui la storia sull’abbattimento delle porte di Cervia). I canadesi aggirarono le macerie e, seguiti dai civili, imboccarono corso Mazzini.

IL RICORDO DI OBERDAN GUIDAZZI

La liberazione di Cervia

“… Lo percorremmo tutto (corso Mazzini) tenendoci rasenti ai muri e arrivammo in piazza. Lì c’era già qualcuno, che ci accolse festosamente, mentre la campana del comune suonava, seguita da quella della chiesa. Io vidi mio babbo, i Boselli e Corsini arrivare dalla strada lungo il giardino Grazia Deledda e li salutai con un cenno festoso. In pochi minuti la piazza si riempì di gente che ballava e cantava Bandiera Rossa, l’Internazionale, Fratelli d’Italia e altre cante fino ad allora proibite”.

IL RICORDO DI GIOVANNI GIUNCHI

Dovettero passare ancora alcuni mesi per la definitiva fine della guerra ma un passo era stato fatto. Giovanni Giunchi, di qualche anno più giovane ricorda:

“Era una giornata di primavera e alle otto del mattino avevamo preso possesso del campanile che, da tempo, era divenuto la casa dei nostri giochi. Io, mio fratello Franco, Zimbo, Gigi Stagno, Alfonsino Braga, Ottaviano Ghiselli, eravamo saliti fino in cima, sicuri che qualcosa di importante stesse per accadere.

Già nella precedente serata, un bisbigliare continuo fra la gente e una visibile eccitazione, lasciavano presagire un evento meritevole di essere osservato al sicuro, dall’alto della nostra postazione.

Era abitudine, per fatti eccezionali, che le campane non dovessero suonare in modo tradizionale, cioè tirando dal basso le corde alle quali erano legate. In quelle occasioni, alcuni volenterosi salivano, per prendere possesso ognuno della propria campana e nel rispetto di un antico copione, percuotendo con forza e a tempo il battaglio, armonizzavano i rintocchi, ‘din don, din dan’, fin quasi a trasformare la cella campanaria in sala da concerto.

Da principio la piazza si animò, poi fu un vociare festoso al grido, ‘La guerra è finita! Libertà! Libertà!.

I nostri rintocchi riempivano di gioia l’aria, non ci eravamo fatti cogliere impreparati, anche se non comprendevamo sino in fondo il significato di quella festa. Poi arrivarono Gino e Paolo Guidazzi, i fratelli maggiori di Zimbo e Renzo Panzavolta, che con garbo, ci sfrattarono…”.

Franco Guidazzi