città giardino Archivi - Il blog di Cervia e Milano Marittima

A Milano Marittima si fa legna

A Milano Marittima si continua a fare legna, anche se ad arrivare non è l’inverno ma la primavera. Ci si prepara forse alle sanzioni di Putin?

A Milano Marittima si fa legna, e tanta. Si potrebbe credere che ci si prepari all’autarchia se la Russia di Putin ci chiude il gas e, davvero, passando davanti a ville, residence e condomini, pare più di passare davanti a iperattive segherie di una zona artigianale piuttosto che davanti ai caseggiati di una Garden City.

milano marittima legna

Sempre più cartolina di propaganda che realtà. È Finito il tempo, pare dal 2009, del togli un albero e ne devi ripiantare addirittura due. Adesso seghi, paghi e amen. Requiem per una delle aree più verdi d’Italia. Come se le perdite arboree e tutto ciò che ne segue potessero non solo essere ripagate ma addirittura quantificate. La salute è impagabile, come il valore estetico, ovviamente.

milano marittima legna

La nuova corrente di pensiero, chiamiamola così, che leggiamo spesso, dice che i pini stanno bene solo in pineta, il che è come dire che il Palanti non fu un precursore ma un deficiente. La stessa corrente di pensiero che vedendo nei pini un continuo fastidio, o addirittura un pericolo, praticamente accusa il nostro Comune di avere per decenni messo in pericolo i cittadini proprio con l’imposizione del due per uno.

milano marittima

Ancora nel 1996, gli ultimi anni della vera Milano Marittima sotto ogni punto di vista, il Giornale di Vicenza scriveva con entusiasmo “Cervia punta sul verde, con Milano Marittima ha saputo salvaguardare il suo patrimonio ambientale, se un albero muore in uno spazio privato, il Comune ha vincolato i cittadini a ripiantarne due”. Allora si aspettava che un albero morisse. Oggi invece…

milano marittima legna

milano marittima legna

Leggiamo sul Corriere del 27 Gennaio 2022 del rimborso per l’abbattimento di alberi protetti (?) che avverrà on-line, nel caso si debbano (?) abbattere alberi privati di elevato valore ambientale o in caso di danni irreversibili agli stessi, il proprietario è obbligato a pagare a titolo di risarcimento per la collettività privata di un bene ambientale.

Soldi che sicuramente daranno ampio respiro alla casse comunali, ma toglieranno aria buona a Milano Marittima. Perché è inutile dire che il verde aumenta, se aumenta perché ripiantato altrove ma nello stesso comune, a Milano Marittima sarà sempre meno.

milano marittima legna

Sulla politica arborea a Milano Marittima le perplessità sono sempre state ignorate, dal difensore civico regionale Lugli che si chiedeva come mai ultimamente a Milano Marittima i pini fossero sempre ammalati e quindi da tagliare (Voce 28.9.2012) ad un esperto impiegato dei giardini di altra città, come il signor Lolli, che ammoniva come i pini di Milano Marittima fisserò destinati a cadere tutti in pochi anni per politiche verdi sbagliate ( Voce 1.3.2013).

via melozzo cervia

Una volta la gara fra i signori ed i ricconi era proprio sullo sfoggio del proprio verde, dei propri garden, con gli intramontabili parametri del “io ce l’ho più grande e più lungo” che si rifacevano alle dimensioni dei giardini da ostentare (pensiamo ai 3 km dei giardini reali di Caserta), con il re Sole capofila, più preoccupato per il suo verde che per il suo palazzo di marmi e specchi e che addirittura scrive di suo pugno la guida “Maniera di esibire i giardini di Versailles”. Un altro deficiente.

legna pini

Oggi il parametro è la sega. In una Milano Marittima sempre più spelacchiata ed irriconoscibile, dove solo chi non è mai venuto prima, o arriva da zone certamente non verdi, può credere di essere davvero nella città di Palanti ed in una città giardino come ci raccontano.

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi

La cementificazione di Milano Marittima

Per comprendere come si sia evoluta nel tempo la cementificazione di Milano Marittima dobbiamo tornare indietro fino agli anni ’50.

Nonostante tutto quello che viene scritto oggi, spesso rovesciando i fatti, all’epoca la polemica sulla cementificazione di Milano Marittima fu rovente, coinvolgendo le più alte sfere politiche fino a Roma. Chi volesse farsi un’idea del clima di quei giorni, può sfogliare alcuni numeri del quindicinale “La Gazzetta di Cervia” (da non confondersi con il “Gazzettino di Cervia”) e vedrà che, dopo mezzo secolo, quegli articoli sono attualissimi.

LA PRIMA, GRANDE, CEMENTIFICAZIONE DI MILANO MARITTIMA

La cementificazione di Milano Marittima

Il grattacielo Marinella

Già nel biennio 1957-1958, quando si edificò il Marinella, abbiamo articoli sulla cementificazione, bastano talvolta i titoli: “Il nuovo volto non si addice a Milano Marittima” titolava la Gazzetta di Cervia n.6 Agosto 1957. Nello stesso anno, nel n.7 la filippica continuava. Nel n.3 del 1958 vi è un interessante articolo-intervista all’architetto Focaccia che val la pena di leggere e memorizzare. Nel n.5 del 1958 c’è un articolo di Aldo Spallicci dove scrive “Gli italiani non hanno nessun amore per le piante”, poiché già allora si sacrificavano pini e piante per far posto al cemento.

Tornando alla Gazzetta, nel n.13 del 1958, Spallicci (e non solo) scrive al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Interno perché a Milano Marittima sia tutelato “il rispetto della bellezza del paesaggio” dato che il turismo è si cosa importante per il posto ed ha le sue esigenze, ma “esigenze di un turismo che non dev’essere speculativo”. Parole e intenti profetici! Perché i turisti contano, ma contano anche i residenti.

Sappiamo che in altre cittadine turistiche d’élite come Forte dei Marmi, i sindaci hanno legiferato proprio per favorire in primis i residenti storici e frenare la loro “fuga” dal Forte per motivi analoghi che spesso sentiamo anche a Milano Marittima (vedi “La Stampa” del 22.08.2010). Recentemente a Desenzano sul Garda si è assistito a una vicenda simile alla nostra. Il quotidiano “La Repubblica” del 03.09.2011 dedicava già dalla prima pagina un grande articolo alla situazione “Giù le mani dalla spiaggia, la rivolta di Desenzano nel nome dei Feltrinelli, tutti contro il progetto che cementifica lo storico lungolago”. Noi potremmo titolare “Giù le mani dal Canalino, tutti contro il progetto che cementifica il Canalino nel nome di Palanti”.

Qualcuno potrebbe dire: ma allora a Milano Marittima non avrebbero più dovuto costruire dopo le villette dei milanesi? Intanto, le villette dei milanesi sarebbero dovute essere molte di più di quelle poi edificate effettivamente, e questo fa capire che il problema non è poi tanto il cemento in sé, ma il modo in cui è impiegato e soprattutto la quantità.

Nessuno pensa che Milano Marittima doveva rimanere una specie di villaggio dei Puffi, con le poche casine nel bosco incantato dove al massimo incontrare Biancaneve, i sette nani e Bambi, ma come in tutte le cose c’è modo e modo di farle.

la cementificazione di milano marittima

Scale davanti alle finestre altrui

Basta girare per Milano Marittima e si vede una quantità di appartamenti decisamente assurdi fra pseudo giardini privati o scale di accesso davanti alle finestre altrui e tante altre amenità che certo non sono segno di grande architettura di lusso.

la cementificazione di milano marittima

Il simbolo della cementificazione: un alberello imprigionato

Il Conte Ottavio Ausiello-Mazzi