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La Piazza Pisacane di Cervia

La Piazza Pisacane, conosciuta anche come Piazzetta delle Erbe, era il cuore dello scambio e del commercio di Cervia.

Dal viale Roma, entrando dalla porta mare (qui la sua storia), ci troviamo all’interno della storica Piazza Pisacane di Cervia, che si chiamò così dal 1860, prima si chiamava Piazza della Pescheria e fu costruita nel 1790 dietro al Palazzo del Comune. Stando a quando riportato sul progetto originale, la piazza era stata concepita come corte interna del suddetto palazzo ma fu invece lasciata sempre aperta al pubblico.

piazza pisacane

La Piazza Pisacane di Cervia con i suoi commercianti nel 1912

IL CUORE COMMERCIALE DELLA PIAZZA PISACANE DI CERVIA

La Piazza Pisacane è uno degli angoli più suggestivi di Cervia e conserva fra le sue mura due preziosi punti di interesse: la vecchia pescheria e la pietra delle misure, un’antica tabella proveniente da Cervia Vecchia.

Nella piazza si trovavano bancarelle e capanni di ogni tipo ma prevalentemente erano tutti ricolmi di frutta e verdura di stagione. Vi si teneva, inoltre, anche il mercato settimanale delle verdure ed è proprio per questo motivo che venne rinominata Piazzetta delle erbe.

La Piazza Pisacane

Il commercio nella Piazza Pisacane

Nel tempo, vi trovarono posto chioschi come l’edicola, la piadinaia e la mitica Zelide, gioia dei bambini di quei tempi. Erano numerosi i negozi che rendevano la Piazza Pisacane di Cervia un grande punto di incontro e di socialità per tutta la popolazione.

La Piazza Pisacane

Banco di frutta nella Piazza Pisacane

Non si può non ricordare la pizzeria Walter, con le sue pizze bollenti nel cartoccio e piegate in due che i giovani prendevano all’uscita dal Cinema Europa. Non dimentichiamoci del mitico Bar Neri (caffè della scienza) dove tuttora rimane esposta come ricordo una targa.

LA VECCHIA PESCHERIA

Non abbiamo una data certa sull’edificazione della vecchia pescheria ma è molto probabile sia stata edificata nel 1790 insieme alla piazza. Di certo è una data compresa tra il 1700 e il 1800 e non oltre. All’interno sono ancora visibili le tracce del suo antico uso come i bellissimi tavoli in marmo, perfettamente conservati, l’alto soffitto con le travi a vista e lo scolo per l’acqua nel pavimento.

piazza pisacane

La vecchia pescheria nella Piazza Pisacane

Fino al 2014 è stata luogo di numerose esposizioni temporanee e in tempi recenti è stata restaurata e trasformata nel ristorante che ne riprende il nome: Vecchia Pescheria bottega e cucina.

LA PIETRA DELLE MISURE

Si tratta di una pietra datata 1636 sul quale sono indicate le misure a cui dovevano attenersi sia gli abitanti di Cervia che i forestieri. Non è un caso se ad un certo punto venne posta nella piazza destinata al commercio.

pietra delle misure

Pietra delle Misure

Sopra la pietra si trova la scritta “Vera matrice delle misure di Cervia” e presenta una serie di unità tipologiche con i relativi nomi incisi in italiano e in dialetto romagnolo.

Tra le misure indicate: il “Passo” una sorta di odierno metro per le stoffe e il “Quadrè” ovvero la mattonella usata per la costruzione del pavimento e così via. Non tutte le misure della pietra sono state interpretate.

Amarcord le piazze di Cervia

Questa che provo a raccontarvi è la storia delle due piazze di Cervia: Piazza Garibaldi “la piaza” e la Piazza Pisacane “La piazetta dagli erbi”. Le due piazze sono separate da un portico in cui si trova la scalinata che porta in Municipio; tante le lapidi in memoria dei benefattori, degli eroi, e dei caduti Cervesi in guerra. In alto, sopra le lapidi dei caduti, un grande affresco con scene di Cervia e dei militari che stavano partendo per il fronte. Qui con un permesso comunale sostavano quotidianamente, in carrozzella, due grandi invalidi di guerra, mutilati delle gambe, che chiedevano l’elemosina.

Il Palazzo del Comune

Piazza Garibaldi

La Piazza di Cervia era così composta in senso orario: Il Duomo, il Palazzo Vescovile (una volta c’era anche il Seminario), la Caserma dei Carabinieri, (dove ora ci sono i vigili) con all’interno del cortile (per capirci, dove c’è il cinema Sarti) le scuderie per i Carabinieri a cavallo. Corso Mazzini poi, la merceria Collina, il Bar Roma con biliardo e gioco a carte. Il gioco a carte era importantissimo, perché non c’era Cervese adulto che dopo pranzo o dopo cena non andasse al bar a fare la partita, a coppie, a pirucco e briscola per giocarsi il caffè o l’amaro. In angolo c’era la bottega del barbiere di Giorgini, poi una sede telefonica in cui ci si poteva prenotare per le chiamate interurbane; ancora non c’era la teleselezione, e se non avevi il telefono per farlo da casa, dovevi andare lì: prenotare e aspettare. Una chiamata durava tre minuti, trascorsi i quali sentivi una vocina che chiedeva: raddoppia? E così via, e pagavi secondo il tempo e la distanza della chiamata.

C'era una volta

La Piazza Pisacane nel 1912

Ricordo anche l’emporio della Venusta e Giorgini che aveva un’altra bottega da barbiere, la profumeria e il negozio di generi alimentari della Jole. Proprio all’angolo con il portico c’era il negozio della Linda che vendeva un po’ di tutto: biancheria cravatte, fazzoletti, ciabatte, scarpe come le mitiche Superga: bianche e più costose per i fighetti e blu meno costose per gli altri. Poi c’era il Caffè Italia, anche lui con biliardo e gioco a carte. C’è rimasto il negozio d’angolo nel quale c’era una macelleria.

Dalla parte opposta dove adesso c’è La Cassa di Risparmio di Ravenna, c’era il negozio di Macon, una specie di bazar dove trovavi un po’ di tutto, un genere alimentari, poi il sale e tabacchi della Selica (non so se è esatto il nome). Corso Mazzini poi, due finestre con grosse inferriate dell’allora Banca Popolare di Ravenna la quale, parlo degli anni ’54/’55, aveva una sola entrata in Corso Mazzini. Poi la Cartolibreria Zanotti; ricordo le sue bellissime cartoline, per me allora lo erano, in bianco e nero sfumate di rosa. Infine “e Pizon”: bottega da barbiere con licenza di bassa profumeria.

La Piazza Garibaldi era a doppio senso di marcia per le auto, i negozi erano praticamente tutti lì e in corso Mazzini; in piazza si poteva parcheggiare ovunque, immaginate il movimento che c’era. Il Giovedì ospitava pure il mercato prima che fosse trasferito alla fine degli anni ’50 lungo tutto il Viale Volturno per poi trovare la sua sede definitiva in Piazza Andrea Costa.

amarcord le piazze di cervia

Piazza Garibaldi

Al mercato a quei tempi si trattava di tutto: bestiame, terreni, case, senza bisogno di mediatori e compromessi: una stretta di mano, un testimone che tagliasse quella stretta, e l’affare era fatto. Erano galantuomini una volta, ed era rarissimo che qualcuno non rispettasse l’impegno preso. C’era anche il circolo A.C.L.I. o “Circolo dei preti” come lo chiamavamo noi. Alla Domenica era frequentato anche dai più piccoli di qualunque credo politico; guardavano prima un filmino nel cinema annesso, poi facevano merenda con una rosetta di pasta molla, un formaggino, oppure una barretta di cioccolata.

Alla sera in piazza c’era sempre il raduno dei ragazzi e si decideva cosa fare, restare a giocare a carte, ping pong, calcio balilla, flipper, oppure andare al cinema: due film 100 lire. Ogni tanto capitava che prima di entrare nel portico ci fosse affisso un cartello che annunciava che il tal giorno alla tale ora ci sarebbe stata una vendita di carne di bassa macelleria. Non era altro che carne di un bovino o equino abbattuto per una frattura o qualcos’altro di irreversibile. Carne sana con tanto di timbri del veterinario comunale. Il giorno stabilito la carne veniva venduta in un apposito banco in pescheria a meno della metà del prezzo di mercato. Immaginate voi che fila si creava fin dalle prime luci dell’alba pur di risparmiare qualche soldino.

C'era una volta

Maggio 1997, Giro d’Italia a Cervia

Ci sarebbe tanto da dire e da ridere con le macchiette che frequentavano la Piazza Garibaldi, ma ci vorrebbe una giornata solo per loro. Alcune di queste erano: Chi Chin, Terzo, Cinque, Renato e la Fulvia. Sotto il portico c’era un barometro precisissimo e chi ne comperava uno nuovo poteva tararlo con quello. C’era anche una bacheca in cui venivano affissi gli annunci di matrimonio. C’erano due macellerie, una di un certo Righini Dante e l’altra di un Bersani detto Pino Pirocia. C’era poi il forno che, dopo varie gestioni è passato a Walter. il pomeriggio sfornava delle pizzette napoletane a dir poco squisite a 50 lire. C’era il Bar Neri, il Bar dei sapientoni, dove ognuno sapeva di tutto e di più. Il loro motto era: Sa te deg me! (se te lo dico io).

La più importante era La Zelide che con le sue figurine, caramelle, liquirizie ,cicche, ha addolcito la bocca a tutti i bambini e ragazzini di quei tempi. C’erano le bancarelle che vendevano frutta e verdura, dolci fatti da loro, in ottobre caldarroste e zucca cotta al forno. C’era la Rina col suo negozio che doveva essere lo spaccio dei salinari e serviva mezza Cervia, se non di più. Le clienti ci andavano con un quadernetto nero a quadretti e lei segnava facendo un po’ di cresta su quello che avevano speso; alla fine del mese, o come concordato, pagavano.

amarcord le piazze di Cervia

Piazza Garibaldi

La pescheria a quei tempi aveva otto banchi di vendita; chi le gestiva erano le mogli dei marinai di Cervia che vendevano il pescato dei loro mariti. Tutta la piazzetta al mattino era occupata da ortolani e contadini che tutte le mattine venivano coi loro carretti a vendere i prodotti dei campi. Da loro trovavi polli, galline, conigli, uova, rane che vendevano a dozzine, cacciagione, funghi ecc. Oltre l’Adelina c’erano le bancarelle di frutta e verdura a partire da sinistra guardando il Municipio: Dall’Agata “Turibi”, Basagnon, Semprini. Dall’altra parte, prima della fila, c’era la Maria, che con un fuocone a gas con sopra una piastra metallica, faceva delle ottime piadine ed stata una pioniera nel settore. In seguito tanti l’hanno imitata lungo il Viale Roma e nei principali viali di Milano Marittima ma erano tutte abusive, finche’ il Comune le ha regolarizzate, concedendo loro regolare licenza e imponendo per motivi igienici i classici chioschi uguali per tutte. Infine ricordo l’edicola della famiglia Alessi e la bancarella dell’Adelina e della Tuda, e per ultima la bancarella della Zelide.

Paolo Maraldi