Ricorre il nome del Garage Europa nella diatriba sui nuovi parcheggi ma la Regione Emilia Romagna ha avvisato il Comune di Cervia del rischio subsidenza.
Il Garage Europa di Milano Marittima è stato costruito dalla famiglia Penso nel 1959, su un terreno verde comprato nel 1957, ed è stato ceduto nel 2013. Per moltissimi è solo un nome, per noi di Milano Marittima era una comodità con la sua pompa di benzina e la grande officina aperta tutto l’anno. E per alcuni, come mio padre, era un ritrovo dove fare quattro chiacchiere fra appassionati di automobili nei mesi invernali assieme ai simpatici meccanici Carlo Colomba e Alberto Lunedei.
Al centro l’area verde dove sorgerà il Garage Europa nel 1959
QUANDO IL GARAGE EUROPA OSPITAVA AUTO DI LUSSO
Mio padre ci teneva parcheggiate le sue auto storiche, la Topolino e la Mercedes, ma era d’estate che si trovavano parcheggiate tante auto di grande cilindrata dei turisti, che allora erano vip per davvero, e anche auto delle manifestazioni storiche che si svolgevano nella nostra località. Ecco una carrellata delle foto che ancora conservo di quel periodo:
Adesso invece è un triste piazzale abbandonato e pare che, stando a quanto riportato dal Corriere del 7 ottobre 2022, per fare i nuovi parcheggi verranno eliminati i campi da tennis vicini (e la piscina del Centro Sportivo Guidazzi ndr).
L’area del Garage Europa oggi
LA REGIONE EMILIA ROMAGNA METTE IN GUARDIA IL COMUNE DI CERVIA
Se fonti ufficiali insistono sulla necessità di parcheggi vicino la costa (Carlino 27/10/2022) moltissimi pare ignorino che la Regione Emilia Romagna, ripeto la Regione Emilia Romagna, ha avvisato il Comune di Cervia dei gravi rischi di subsidenza nel realizzare parcheggi interrati in zona lungomare o comunque vicino al mare ( Corriere 11/3/2013).
Sarebbe più utile ed urgente, invece, procedere alla sistemazione del manto stradale di Milano Marittima, e se non ricordo male in più volte s’era capito che proprio tutto il ricavato delle righe blu, a partire dalle nuove, sarebbe stato investito in questo… Forse è anche qui la solita storia, Milano marittima è solo una cassa da cui prendere per poi…
Il Garage Europa è solo un’altra vittima di questa nuova Milano Marittima che dava vita e assistenza alla comunità e che verrà messo unicamente a rendita, ma non per Milano Marittima come tante altre realtà.
Dalla metà degli anni ’70 fino alla fine del ‘91 era facile incontrare Walter Chiari a Milano Marittima.
Milano Marittima era uno dei suoi “rifugi” preferiti, un logo dove si sentiva soltanto Walter, dove non c’erano giornalisti e paparazzi a importunarlo ma amici che, con discrezione, ammiravano l’artista e con l’ospitalità romagnola lo facevano sentire a casa.
Walter Chiari
Leggeva e scriveva moltissimo. Durante l’estate amava scrivere stando sotto ad uno degli ombrelloni della Piscina Guidazzi, sempre lo stesso. Era il suo preferito perché era sulla testata verso il mare, dietro ad una aiuola con un grande ulivo di Boemia e un bel cespuglio di pitosforo.
UNA GIORNATA DA RICORDARE IN COMPAGNIA DI WALTER CHIARI
Quel giorno arrivò a metà pomeriggio, ci salutò e si sistemò sotto al suo ombrellone, tirò fuori un block notes e iniziò a scrivere. Io e Stefano, il mio braccio destro, tenevamo i corsi di nuoto e alle 18,30 iniziava quello dei più bravi, la nostra “squadra”. Di solito si allenavano un’oretta con grinta e buona lena ma quel giorno, dopo che avevo dovuto ripetere due o tre volte un esercizio mi accorsi che erano distratti dalla presenza di un vip della caratura di Walter Chiari.
Per recuperare l’attenzione del gruppo chiesi a Walter se, alla fine dell’allenamento, avrebbe divertito i ragazzi con una delle sue memorabili barzellette. Subito, con la sua proverbiale disponibilità, si alzò avvicinandosi al bordo vasca e promise ai nostri allievi che, se avessero fatto i bravi, li avrebbe divertiti con una storiella. I ragazzi lavorarono bene e, come promesso, alle 19,30 li volle tutti seduti intorno a sé e iniziò a parlare.
Se dopo più di un’ora di spettacolo non fossero arrivate le prime telefonate dei genitori preoccupati nel non veder tornare i propri figli, chissà per quanto ancora ci avrebbe fatto morir dal ridere! Per lui essere di fronte a duemila persone in un teatro, a qualche milione di telespettatori il sabato sera in prima serata o seduto per terra insieme a una dozzina di bambini non faceva nessuna differenza: era sempre il semplice, geniale, disponibile Walter Chiari.
Fin dai primi anni ’60 mio babbo ha la sua “Scuola nuoto Paolo” alla V Traversa davanti al Bagno Lido, gestito da uno zio, prima insieme ad Edoardo Nanni che dopo qualche anno vara il Maistral, una barca per gite, poi da solo. Durante l’inverno dirige la Piscina San Vitale a Ravenna dove insegna, allena e tiene i corsi di formazione per bagnini di salvataggio. Credo che il sogno di costruirsi una piscina tutta sua sia nato in quegli anni e inizia a concretizzarsi quando nel 1968 i suoi fratelli Bruno e Virginio (Gino), intuendo che il tennis stava avendo sempre più proseliti, soprattutto tra la gente che frequentava Milano Marittima, riescono a prendere in concessione dal Monopolio di Stato un terreno alla II traversa dietro al Garage Europa. L’idea è quella, innovativa per l’epoca, di creare un centro con campi da tennis e piscina. L’innovazione sta nel fatto che i pochi campi che esistevano erano annessi ad alberghi come le pochissime piscine. Mio babbo non ha i fondi necessari per la costruzione della piscina (notevolmente più costosa dei campi da tennis) quindi chiede ai fratelli di lasciare libera per un paio d’anni la porzione di terreno su cui dovrà nascere la piscina. Alla costruzione dei campi oltre a Bruno, Gino e Paolo contribuisce anche il quarto fratello, Oberdan e, a centro aperto, aiutano nella gestione, per qualche anno, anche le mogli e noi figli. Dopo quattro o cinque anni la zia Adele rimane l’unica delle mogli. Il successo più grande del previsto che ha il tennis, considerando anche la scuola collettiva che avvicina tantissimi Cervesi a questo sport, porta Bruno e Gino ad avere la necessità di un altro campo. Si decide quindi di costruire il quinto campo dove avrebbe dovuto sorgere la piscina e quando mio babbo fosse stato pronto si sarebbe abbattuto il mezzo campo, prendendo la concessione Demaniale confinante ad est e la piscina sarebbe stata costruita dove in effetti è.
All’ingresso del bar del “Centro sportivo Guidazzi” per pochissimo tempo fu esposto un cartello che diceva: ENGLISH IS SPOKEN HERE, DEUTSCH SPRECHEND, ON PARLE FRANCAIS.
Una delle rare volte in cui Zimbo era seduto alla scrivania delle prenotazioni si presentò un signore che poi abbiamo saputo essere un docente universitario di lingue, che, per sfoderare la sua cultura esordì: “Do you speak english?”
Zimbo scosse la testa come per dire che non aveva capito.
“Sprechen sie deutsch?”
Zimbo continuò a scuotere la testa.
“Parlez vous francais?”
Ancora una volta Zimbo non proferì parola.
“Ma come!?!? Fuori c’è scritto che qui si parla francese, tedesco e inglese ma lei è rimasto zitto!”
E Zimbo con la sua solita arguzia: “Non ho mai detto che le parlo io quelle lingue, ho detto che chi vuole qui può parlare francese, tedesco o inglese!”.
Gli impedimenti burocratici e soprattutto l’austerity del 1973 che fa quintuplicare i costi di costruzione danno una bella botta al morale di mio babbo ma la sua determinazione e uno sforzo fisico al limite della sopportazione riescono a superare tutte le avversità di questo cammino e il 3 luglio del 1974 iniziano i corsi di nuoto alla piscina del Centro sportivo Guidazzi. Per i primi due anni continuiamo ad avere l’ombrellone della scuola anche in spiaggia, al mattino (con mare calmo) i corsi si fanno lì, al pomeriggio in piscina, dal 1976 solo in piscina. Nonostante le amministrazioni dei campi e del bar da un lato e della piscina dall’altro siano separate, i fratelli gestiscono il centro come un tutt’uno riscuotendo da subito un discreto successo. Mio babbo trasferisce il suo grosso portafoglio clienti dalla scuola nuoto della spiaggia, addirittura incrementandolo, la serietà e la professionalità di Gino diventano un riferimento per uno sport così signorile e rigoroso e la verve di Bruno dà una sferzata di allegria che in brevissimo tempo si traducono in un numero sempre maggiore di famiglie della Bologna e della Milano bene che iniziano a frequentare assiduamente il Centro.
In quegli anni sono famosi i tornei di tennis in notturna con annesse manifestazioni mondane sul bordo della piscina: mostre di quadri, sfilate di moda e giochi acquatici per i bambini della scuola nuoto. La clientela era anche allietata da partite spettacolo in cui Bruno dava il meglio di se, resta unico un torneo “Uomo contro Macchina” in cui i tennisti dovevano cimentarsi contro un robot lanciapalle impostato con programma random. Di fianco al bar viene costruito dalle mani d’oro di Oberdan un magnifico camino nel quale si cucinano deliziose grigliate di carne o pesce da offrire agli ospiti. Molti personaggi famosi passano ore piacevoli al Centro. Per citarne solo alcuni: la famiglia Malaguti, Antonio Cabrini e Cesare Prandelli, Edoardo Bennato e Gianna Nannini, Arrigo Sacchi, Andrea Mingardi, Eros Ramazzotti e Walter Chiari. A febbraio del 1977 mio babbo muore in un incidente, non ha ancora 49 anni, io ne ho 16 e mezzo e sto studiando. Mio zio Bruno, che già da due anni gestisce anche la quota degli eredi di Gino, morto nel 1974, accetta di gestire la piscina fino alla fine dei miei studi.
Fa degli interventi per migliorare e potenziare la capienza del solarium della piscina, costruisce i nuovi spogliatoi dei campi, modifica il retro del bar ricavando una cucina e due stanze nelle quali si adattano a stare d’estate lui, la zia Adele e i miei cugini Paolo, Guido e Anna. Io appena finisco la scuola torno a Milano Marittima e sto lì con loro trattato dai miei zii come fossi il quarto figlio. Chiama per i corsi Kino, figlio del gestore del Bagno Lido e assistente di mio babbo per tanti anni nella scuola nuoto in spiaggia. Nel 1979 faccio la maturità e dall’estate del 1980 a quella del 1991 comprese, gestisco direttamente la piscina. Tra Walter Chiari e Bruno nasce da subito un rapporto indissolubile che li porta a passare insieme, lavorativamente, quindici anni. Quando bruno è in giro per l’Italia con Walter, a gestire i campi da tennis resta l’inossidabile zia Adele mentre Guido e Paolo allenano e insegnano. Bruno vende i campi a Mino Benzi nel 1982 ma continua a gestirli fino al 1984 dopodiché la gestione passa a Mattia Benzi. Mattia cerca di potenziare il calcetto, trasformando il campo 5 e il bar dandolo in gestione per una o due estati a Lorenzo del Pappafico. Nell’inverno tra il 1991 e il 1992 vendo anch’io e mi trasferisco definitivamente a Monza.