“Com’è bella la fantasia” diceva mio padre quando mi mascheravo per Carnevale impersonando qualche eroe dei fumetti o dei cartoni animati. Oggi, anche se non è Carnevale, a Milano Marittima è pieno di gente che cerca di appropriarsi di un passato non proprio, d’atteggiamenti ad emulo o erede di quel bel mondo, di quella mondanità d’èlite che solo certe cronache giornalistiche pretendono esista ancora nella città di Palanti. Se nel resto del mondo “signore” significa essere dotati di una certa nascita, di una certa educazione, di una certa cultura, in romagna purtroppo “signore” è che più che altro chi ha tanti soldi. Uno può anche essere uno zoticone, ignorante come una capra e un fior di cafone, ma se ha il portafoglio pieno, è un “signore”, se poi si compra casa a Milano Marittima, ecco che è come avesse acquistato anche un blasone. Ma la domanda nasce spontanea, se in un lotto di terra prima abitava una sola famiglia in villa con ampio giardino, eppoi spianata villa e giardino ci costruiscono dieci appartamenti per altrettante famiglie, i “signori” di Milano Marittima erano quelli della villa monofamigliare, o sono quelli del piccolo condominio con appartamenti da 65mq che ne ha preso il posto?. I vecchi “signori” avevano ville e le chiamavano case; oggi quelli che comprano anche un bilocale dicono che hanno la villa. Nelle vecchie ville anche nobiliari c’era spazio per il pollaio e ne seppe qualcosa una vecchia contessa ferrarese che vi fu rinchiusa per dispetto dalla propria cameriera. Questo perchè si viveva molto semplicemente e senza ostentazione. Ci sono poi interi condomini che, alla faccia dell’eccezione del termine e del vocabolario, si intestano “ville”. La moltiplicazione esponenziale di appartamenti ricorda più la crescita delle periferie proletarie delle grandi città industriali degli anni del Boom, che non una signorile città rivierasca alla quale troppo spesso s’applica l’aggettivo “esclusiva”. Escludere significa favorire i pochi rispetto ai più. Distruggere ville monofamigliari per edificare complessi di parecchi appartamenti è logica esattamente opposta, altro che esclusiva. Ormai Milano Marittima è la nuova frontiera della Bauhaus del secolo scorso. L’ideale della Bauhaus era quello di “far vivere da signori in una casa da operai”. Un po’ come negli anni 80 col fenomeno multiproprietà: una decina di operai della Fiat comprava un bilocale in multiproprietà in Sardegna, e si sentiva come Agnelli. Libri, giornali, siti, mai nessuno che citi “i residenti di Milano Marittima”. Ammesso possa dirsi, Milano Marittima SIAMO PRIMA NOI. E se ci fossimo comportati nel passato come fanno oggi tanti dei nuovi residenti, il fascino della Milano Marittima che costoro vorrebbero comprare, comprando pochi metri quadri di casa, sarebbe già finito da un pezzo. Ultimamente sui giornali vediamo solo gli ultimi arrivati o gente del tutto trascurabile come veline e personaggi dei reality: mai una volta (soprattutto in occasione del centenario!) che si facessero i nomi dei personaggi veramente importanti che hanno vissuto Milano Marittima, e voglio dire musicisti di fama come Gened Cappellari o Franco Tolomei, grandi storici come Elma Fattorini oppure grandi scienziati come Folco Quilici e Benedetto Scimemi, poeti come Bruto Carioli o grandi soldati come Delcroix, illusti medici come Fabrizio Salvi e grandi giornalisti e scrittori come Rino Alessi morto nel suo appartamento nel Grattacielo Marinella. Per non dire di altri spesso citati solo en passant come l’ammiraglio Aliprandi, Silvano Collina, Rudy Neumann, gli Allegri, i Benzi, Pupo Sovera e i coniugi Prestinenzi. Non si può sfogliare uno dei più noti settimanali e in un articolo dedicato almeno nel titolo al centenario di Milano Marittima, trovare solo foto di fanciulle tette e culi più o meno in bella vista nei soliti bagni e locali di Milano Marittima, con buona pace di Palanti ecc.

Il Conte che non conta

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