L’altro giorno per l’ennesima volta c’è voluto del bello e del buono per convincere una barista 25enne che non sono suo coetaneo, le mie primavere sono 40! Mi danno sempre la metà degli anni che ho, come se il tempo non passasse mai, invece ne è passata di acqua sotto i ponti (del Canalino) da quando le suorine di Cervia facevano tanta strada per venire alle traverse di Milano Marittima per vedere il bimbo più charmant della città giardino. Adesso la palma va sicuramente all’ultima nata in casa Pasini della XII traversa, dove la bellezza è ereditaria per via squisitamente femminile, basti vedere la madre e la nonna della piccolina per capire il DNA. Tornando indietro di qualche decennio, nella vetrina d’un fotografo della città più dotta d’Italia era esposta l’immagine d’un bambino con la didascalia “Il più bel bambino di Bologna”. Nome: Pupi Avati, il famosissimo regista che del culto della memoria ha fatto il fil rouge della propria produzione. Questa foto bambinesca e tantissime altre uscite dalle scatole dell’archivio personale del regista, sono oggetto di una mostra a Palazzo d’Accursio fino ad Agosto, e c’è anche quella della sua cara Reno Jazz Band con l’amico Franco Tolomei. Grande amico di personaggi come Renzo Arbore e Lucio Dalla per non dire di jazzisti neri USA, Tolomei era spesso a Milano Marittima coi figli e la frizzantissima moglie Annamaria, veneziana doc, che sebbene costretta oramai su una sedia a rotelle, ogni volta che mi vede mi viene incontro con entusiasmo. E visto che siamo in tema, segnalo altre due mostre. Una sul mitico Bruno Munari, la sua famosa lampada (oggetto di costanti revival) modello “Falkland” data 1964. Nello stesso anno Munari ne regalò un esemplare alla sua amica baronessa Emy Mazzi per il suo nuovo appartamento milanese. Anni dopo la lampada fu usata dalla stessa Emy per arredare la sua boutique di Milano Marittima “La Tartana” in Viale Matteotti 104, da molti definita “una istituzione” anche perché fu in assoluto il primo negozio della riviera romagnola a proporre la vera moda mare di Positano. A Firenze, invece, segnalo la mostra su Giò Ponti, precisamente sul decennio 1923-1933 in cui fu direttore artistico della “Richard-Ginori”. Ancora oggi un tipo di colore blu porta il suo nome, mentre la villa che portava il suo nome a Milano Marittima è stata recentemente abbattuta per farci appartamentini… ogni commento è puramente superfluo!

Il Conte che non conta

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