Pittori e pitture

Pittori e pitture

Ultima Cena

Forse i miei articoli saranno anche inutili, aggressivi, irritanti e volgari come vuole qualcuno, sarà per questo che da anni mi sono meritato una rubrica su questo blog e sul giornalino parrocchiale della Stella Maris. Sarà per questo che ciò che scrivo viene citato in importanti siti storici e d’architettura o in tesi di laurea, in Italia e all’estero. Infondo è vero, dire la verità è irritante e aggressivo per chi si ostina a non voler vedere, e parlare sempre di cultura è spesso inutile e volgare. Meglio le fashionissime riviste di cazzate gossip, o no? Sono affezionatissimo alla Chiesa Stella Maris, quanti ricordi! “L’architettura di una chiesa dovrebbe riuscire nell’operazione di rendere possibile che la luce in cui ci muoviamo riveli CHI è la Luce del Mondo” (Dio ndr). In un’architettura di assemblea cristiana, la luce deve tendere ad essere simbolica” ha scritto un esperto (La Stampa 4.6.2015). Nella Stella Maris, anzi, Santuario Stella Maris è il suo vero titolo, è così? A detta del mio ex dirimpettaio Luca Goldoni (cfr. “Meglio mai che tardi” scusate la volgarità di consigliare di leggere dei libri), la grande vetrata della nostra chiesa è molto evocativa, anzi illuminante verso la trascendenza. Del resto diciamolo, è l’unico punto forte d’una massa di grigio e cemento. Per fortuna grazie al tracollo del Giuffré sparirono i fondi, altrimenti avrebbero fatto il mega campanile-faro e l’affaccio sulla pineta retrostante sarebbe stato occluso. Addio poesia! A me, invece, la grande vetrata ricorda un quadro di Salvador Dalì, da alcuni definito blasfemo (dopo aver letto queste righe qualcuno mi accuserà anche di essere blasfemo?) cioè “L’ultima cena” (Washington, National Gallery). Anche lì, un’immensa vetrata, quasi una sala di comando d’astronave, e dove noi abbiamo il crocifisso ligneo, lì c’è un Dio a braccia aperte sovrastante la tavolata. Saremo ormai tre o quattro, forse, a sapere o ricordare come a Milano Marittima l’arte fosse molto presente, nella persona di pittori d’un certo livello, oltre che di tanti “minori”. Uno fu il pittore mantovano Imerio Venturini. Esponeva al condominio La Bussola e se non erro anche la figlia Annalisa ha seguito le orme del padre. Un altro pittore degno di nota, che assolutamente dobbiamo ricordarci è il cesenate Giovanni Cappelli, grandi amico d’un altro pittore famoso, il Sughi. Cappelli esponeva al condominio Faraone. Se nei miei inutili ricordi, per alcuni irritanti, non mi sbaglio, Maddalena Cappelli sorella del pittore, ha sposato il fratello del celebre ristoratore di Milano Marittima Alfonso Para detto “Pallino”.

Il Conte che non conta