Da tempo Giacobazzi non sforna battute su Milano Marittima, bisognava pur colmare il vuoto. Difatti mio zio, il principe di San Giorgio, dopo mesi neri di problemi di salute è tornato a ridere di gusto. Del resto, il sodalizio della nostra famiglia con Milano Marittima inizia nel 1951, qualcosa ricordiamo. “A Milano Marittima c’è tutto, si è rinnovata senza trasformarsi. Se vuoi ritagliarti un po’ di tranquillità hai l’imbarazzo della scelta” (Carlino 11.6.16). Leggerlo sabato mattina, dopo l’ennesima notte insonne per le urla ed i vandalismi della ragazzaglia ubriaca marcia che fra le 3 e le 7 rientra in massa dalla movida, è grottesco, quasi offensivo. Ho la camera da letto che si affaccia sul Viale Matteotti, sto con le finestre chiuse, le tapparelle abbassate, i tappi, eppure non basta, dato che usano addirittura megafoni e trombe da stadio. Sarebbe ora di filmare e mettere in rete cosa succede davvero a Milano Maritima. Poi vediamo questi “tesori turistici di Milano Marittima” omaggiati da Vanity Fair (Voce 11.6.16). Come se non bastasse hanno strappato tutti i manifesti pubblicitari in Viale Matteotti, ma anche quelli dei defunti, lasciando me ed un altra residente storica a guardarci in faccia sconvolti. Sono questi ed altri i bei risultati di certe politiche “turistiche” dell’ultimo ventennio. Mai ripensamenti, mai autocritica, solo articoletti ridicoli a raffica per metterci la pezza. Perché si fa prima, perché ci si assume meno responsabilità. Io amo Milano Marittima come un padre che continua ad amare il figlio che sbaglia o come un figlio che continua ad amare un genitore vecchietto e malconcio con cui non puoi più condividere gli anni felici. Ma in entrambi i casi non si può chiudere gli occhi davanti alla realtà. Alcuni mesi fa è morto Franco Ossani, conosciuto da tutti come “Ginger” dal nome della sua boutique aperta al condominio La Bussola nel 1980. Già nel 1981 Franco era andato a lamentarsi per certe manifestazioni, come il defilé in centro degli Sciucarén. Dopo la bellezza di 35 anni, cosa è cambiato? Nulla, non essendo cambiata certa gente, che magari parla di glam, eleganza, fashion, mondanità, ma non si sa a che titolo, con che esperienza, personale o famigliare. Visto che per molti l’evento sociale più prisè della famiglia era scannare il maiale nell’aia. “La località non ha bisogno di proposte da sagra di paese” (Corriere 12.4.16), “Primavera Marittima, eventi non consoni all’immagine della località” (Carlino 4.5.16). Poi si capisce perché proliferano i mercatini o perché certi imprenditori del lusso come Gimmi Baldinini (apparso anche in due numeri di M.M. Life e proprietario di ben 120 negozi in 35 nazioni) presentatoci come “Baldinini testimonial di Milano Marittima” (Corriere 9.2.13) intento ad aprire qui da noi, non lo abbiamo poi più visto, finché non si è letto “Baldinini apre negozi in Kazakistan e in Siberia” (Corriere 5.5.16) per riportare alla realtà chi non vuol vedere, sentire, leggere.
Il Conte che non conta