Niente programmi per Natale e voci di chiusure di tante attività, e si continua con analisi e scelte sbagliate per Milano Marittima.
Il primo passo per risolvere i problemi è, innanzitutto, riconoscere che i problemi ci sono. Da noi, il partito, o meglio la fazione, di chi invece opta, anzi sostiene, l’omertà negazionista spinge parecchio. E non parliamo di chi, invece, fa spudorata propaganda patinata, pensando che più si mette sopra un bel tappeto, meno si vede, anzi sparisce, la polvere nascosta sotto.
Il passo successivo sarebbe capire da quale prospettiva vederli, questi problemi. Si sceglie però sempre la prospettiva sbagliata, ed è quindi logico che i problemi restino, e spesso è già tanto che non peggiorino, posto che, perlomeno nella mia Milano Marittima, stiamo assistendo a un’escalation davvero fantascientifica per chi, come me, è cresciuto e vissuto per parecchi anni in un’altra realtà, tanto che oggi mi pare di averla sognata.
Siamo a metà strada fra Ferragosto e Natale. Ovviamente, come al solito, come per tanto altro, assistiamo non solo al solito disco rotto, ma a un approccio assolutamente sbagliato della situazione di Milano Marittima. Insomma, continuare ciecamente, come si fa ormai da troppi anni, nel considerare Milano Marittima una località prettamente turistica la cui vita è scandita solo da certe ricorrenze del calendario, è fallimentare in partenza. Non sono le ricorrenze, né il loro successo sul piano delle presenze e degli auspicati incassi accessori, a poter tenere in vita una località. È come accendere la macchina una volta al mese: magari parte, ma poi si scarica la batteria, e sono problemi per farla ripartire. Lorsignori, di varia coloritura e tendenza, allora pensano di metterci i cavetti, e tutto riparte. I cavetti, per loro, sono i famigerati “eventi” o qualche altra cazzata estemporanea che, al di là della propaganda, non porta risultati duraturi. Ridicoli quelli che, come i fascisti a fine guerra, assolutamente persa e pure male, dicevano che tutto sarebbe cambiato perché arrivava la super arma segreta tedesca, e a Milano Marittima, da anni, aspettano infatti il Messia risolutore, che investendo nella località ribalterebbe la tragica situazione. Penosi.
Ne abbiamo sentiti, e anche letti sui giornali locali, di annunci di arrivi a Milano Marittima di questi grandi nomi, poi il nulla, compreso quello che ha preferito aprire in Kazakistan, per dirne uno recente. Sarebbe da chiedere come hanno fatto a Milano Marittima, fra gli anni ’60 e ’90, ad avere una stagione turistica lunga oltre 6 mesi, e senza eventi o personaggi salvifici. Forse un’altra levatura di imprenditori? Forse anche un’altra città di base, una città che era viva 365 giorni all’anno, al di là della cazzata, purtroppo dura a morire, di una Milano Marittima invernale chiusa, senza abitanti e negozi aperti. E comunque si possono avere i più bei negozi d’italia, gli eventi più belli, la località più accogliente che volete, ma se poi si continua a puntare sul turismo di basso o bassissimo livello, come si fa da tempo ormai, è tutto inutile, nessuna Ferrari e nessuna Lamborghini partono se non hanno dentro la benzina! Avere tanta gente o gli hotel pieni non significa nulla, bisogna vedere che gente è e se sta gente fa lavorare tutta la località, non solo gli hotel o i bagnini.
Una città, per essere viva, lo deve essere sempre. Non si può pensare di campare un anno togliendo la salma dalla bara a maggio, anzi a giugno, e rimettendola dentro di nuovo a settembre, dopo aver eliminato i veri negozi di prossimità e di sussistenza. Soprattutto, si è fatto di tutto, e si continua a fare, per eliminare i veri residenti, a scapito di una proliferazione inutile, cioè utile solo a una categoria, di seconde case abitate dal venerdì sera alla domenica pomeriggio, quando va bene. Basta entrare a Milano Marittima per vedere il viale principale, il Matteotti, ridotto a un penoso disastro. Fra l’altro, se davvero volete che vengano questi salvifici imprenditori, dovete offrire una località invitante, non una succursale di Gaza, dove al massimo trovano scampo quelli che, avendo ridotto un cesso le loro città, vengono ad abitare dicendo, falsi come sempre, che qui si sta benissimo, invece di dire che qui si sta solo meno peggio, perlomeno al momento, visto l’andazzo.
Una volta la nostra nota distintiva, unica e spettacolare, era innanzitutto il verde, i nostri giardini, i nostri pini. Dopo la bufera di fine agosto abbiamo visto che il partito contro il verde e i pini è quello che prevale, che ormai prevale sempre. Una località desolata, nuda: ma se davanti alla nudità del re della favola tutti ridevamo, davanti alla nudità di Milano Marittima c’è da piangere.
Purtroppo Milano Marittima è stata lasciata in mano a troppi egoismi e troppe incompetenze, a chi invece di coltivare la pianta ha solo voluto spremere il frutto, credendo che i frutti fossero infiniti, ma non lo erano.
Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi