I migliori cappelletti di Cervia sono di Battisti: questo è il verdetto dei nostri follower.
Dobbiamo ammetterlo, ci aspettavamo una battaglia all’ultimo sangue tra i due imperi cervesi del cappelletto al ragù; da una parte la Casa delle Aie (qui la storia) e dell’altra Ca’ Rossi da Topo. Invece, i nostri follower non hanno avuto dubbi: i migliori cappelletti di Cervia sono sfornati dal Pastificio Battistini.
E’ comunque doverosa una premessa, ovvero, che Battistini ha preso voti con almeno due ristoranti perché detiene la gestione sia de “Il Moro” che della “Casa delle Aie”, per questo motivo i voti sono stati accorpati, proprio perché il cappelletto è lo stesso per entrambi i ristoranti. Quindi, a vincere non è stato un ristorante ma il pastificio.
IL SONDAGGIO
Con la domanda “qual è il miglior cappelletto al ragù della nostra località?” sono arrivate moltissime risposte ma i ristoranti chiamati in causa si possono contare sulle dita di una mano.
I MIGLIORI CAPPELLETTI DI CERVIA SONO DI BATTISTINI
Ecco la classifica stilata in base alle risposte date dai nostri follower su Facebook e Instagram e che vede vincere, non un ristorante, ma il Pastificio Battistini.
Se sei in cerca di consigli su dove mangiare a Cervia e Milano Marittima, ti può interessare la sezione del nostro blog tutta dedicata al cibo.
Gelato, ristorante per una cena romantica, miglior ristorante di pesce e tanti altri consigli pensati per chi è in vacanza a Cervia o Milano Marittima e vuole un consiglio da chi c’è già stato.
Dove mangiare a Milano Marittima spendendo il giusto e magari gustando qualcosa di buono? Quelle che vi proponiamo sono 4 alternative che noi utilizziamo spesso e ci sentiamo di consigliare.
Se siete in vacanza dalle nostre parti e state cercando dove mangiare a Milano Marittima senza spendere una follia siete nel posto giusto. Chi vi scrive è un habituè di questi locali e ci sentiamo di consigliarli proprio per il giusto rapporto qualità prezzo.
Chiaramente qualcuno leggendo potrà pensare che esistono tanti altri locali degni di una menzione: fatelo nei commenti!
Per capirci, questo articolo NON è pubblicitario (cioè non prendiamo soldi per sponsorizzare questi locali, anche se in questo non ci sarebbe nulla di male…), serve solo a dare qualche dritta a chi non vuole mangiare due olive condite discretamente pagandole una fortuna. Soprattutto, consigliamo quello che abbiamo testato, quindi sentitevi liberi di dire la vostra e aggiungere la vostra personale esperienza nei commenti.
Fatta questa doverosa premessa, addentriamoci alla scoperta dei locali più gustosi della nostra località.
CA’ ROSSI – DA TOPO
Per noi un vero e proprio toccasana per le papille gustative: menù classico di chi scrive prevede cappelletti al ragù, grigliata mista con patate al forno, panna cotta al caramello e un buon caffè. Una trattoria-ristorante dove troverete sempre un sorriso, una buona parola, un consiglio. Da provare. Noi abbiamo già fame! Visitate la pagina Facebook per guardare con i vostri occhi cosa esce dalle loro cucine 🙂
Lo trovate a Savio in Via delle Anse.
LA CASA DELLE AIE
Un must per tutti: turisti e residenti. Si è da sempre caratterizzata per una cucina di tipo romagnolo a prezzi molto competitivi. Praticamente tutti gli abitanti di Cervia e dintorni hanno mangiato alla Aie. Abbiamo anche riscritto la storia [ qui ] e Giorgio Rocchi gli ha dedicato uno speciale Amarcord.
Lo trovate in Via Aldo Ascione 4 a Milano Marittima.
La specialità della Casa delle Aie: i cappelletti al ragù. Photocredits: Facebook Casa delle Aie
OSTERIA DEL GRAN FRITTO
Questo leggetelo come mangiare pesce divinamente cullati dal mare: prodotti di qualità, servizio impeccabile, gentilezza e gran fritto con le spine da assaggiare. Guardate la loro pagina Facebook e non avrete dubbi.
Lo trovate in Via Boito 28 a Cervia.
E voi in quali ristoranti andate di solito? Consigliateli nei commenti!
Questo mio “Amarcord” ribadisce il fatto che la Casa delle Aie, “i cervesi”, la sentono come la “loro seconda casa” e non gradiscono certo che anno dopo anno si tenti di distorcere quelli che sono i motivi per i quali è stata creata. Fatta questa breve premessa, vorrei riportare alla memoria di coloro che non hanno avuto la possibilità di “viverla”, la Casa, alcuni personaggi che hanno fatto la storia delle Aie.
Amarcord, il Maestro Aldo Ascione che in compagnia del Prof. Umperto Foschi fu il fondatore dell’Associazione Amici dell’Arte di Cervia e con grande intuizione scelsero come sede definitiva proprio la Casa delle Aie (ex base logistica dei “pignarul” che utilizzavano l’aia della casa colonica per accatastare le pigne che raccoglievano nella pineta circostante). Lo scopo era quello di consentire, a chi si ritrovava fra quelle mura, di respirare un’aria diversa, ”l’aria dell’arte”, che ognuno interpretava a modo suo. Era poco più di un’osteria quando venne chiamato a gestirla il cervese Ferdinando Nanni, e solo in seguito con l’avvento della gestione concessa a Brandolini (per tutti Topo), Abbondanza e Caroti, si cominciò a parlare di ristorazione vera e propria. Naturalmente lo scopo era quello di fornire una ristorazione particolare, fatta di piatti tipici e semplici ad un costo basso, proprio per consentire ai soci, e ai tanti frequentatori, di passare in “convivialità” il tempo necessario per poter dire all’uscita: “ho mangiato bene, genuino, ho bevuto bene, ho pagato il giusto e soprattutto “am sò spatachè”.
Amarcord, che dopo il decennio in compagnia dei “magnifici tre” concittadini cervesi, la gestione passò nelle mani di un generoso ristoratore di Cervia, Nori, che con la sua famiglia ed alcuni collaboratori diede inizio all’era dei gruppi familiari nella gestione.
Amarcord, che dopo la famiglia Nori, fu il momento di un’altro gruppo alla guida della Casa delle Aie, Zanfini Terzo e famiglia, che rimase ben otto anni a deliziarci con le sue specialità cedendo poi il testimone alla società “Viola” che faceva capo alla famiglia Fantini. Bisogna ammettere che questo tipo di ristorazione, in tutti questi anni, ha fatto epoca e ha creato un modello al quale molti si sono ispirati e ancora oggi si ispirano.
Amarcord, quanti soci, personaggi, sono transitati in quelle sale e salette allestite con tavoloni in legno massiccio e sedie impagliate stile contadino. Diciamo che fino a qualche decennio fa il frequentatore più assiduo era il cervese, che amava ritrovarsi alle Aie perché sapeva che ad una certa ora spuntava fra i tavoli l’amico Berto (Cortesi), autore tra l’altro di simpatiche canzonette composte da strofe in dialetto romagnolo, (lo stesso Berto le componeva in diretta) e in compagnia di E Murin (Finchi Agostino) e Gigin (Comandini) attaccavano con uno stornello romagnolo che ti facevano accapponare la pelle da quanto erano bravi e veri. Ora ai cervesi si sono aggiunti tanti vacanzieri, attori, Vip, di ogni paese e di tante nazioni; questa grande affluenza ci fa molto piacere, perché ogni persona che arriva alle Aie, se ne ritorna a casa con la nostra “cultura”, la nostra “arte”, la nostra “amicizia”, i nostri “usi e costumi”, ma ha anche logorato quello spirito associativo che ha ispirato Aldo Ascione and company.
Amarcord, “I Malardot”, un gruppo canterino, che si accompagnava con qualche strumento tipico della balera e ti tenevano compagnia fino a tarda notte in modo spontaneo. Non posso certo dimenticarmi di Stefanini, di Giuliano Lolli, Pietro, e molti altri che con i loro scanzonati motivi romagnoli ti “straziavano il cuore”.
Amarcord, che era motivo d’orgoglio potersi esibire alla Casa delle Aie e allora i personaggi sopra citati, non più giovincelli, lasciarono il posto ai nuovi canterini/musicanti e così fecero capolino Mercuriali, Benaglia, Servidori ed altri suoi coetanei, che continueranno a sorprenderci con la loro romagnola musicalità.
Amarcord, che quella era la vera convivialità e che molti cervesi, soci e non, dicono che è venuta a mancare. Ma non bisogna certo desistere dal cercare di ricostruire l’atmosfera che si respirava in quegli anni. I Presidenti e i Preposti che si sono avvicendati alla conduzione dell’Associazione Amici dell’Arte Aldo Ascione; Carlo Saporetti; Umberto Foschi; Oriano Masacci; Gino Pilandri; Eros Gambarini, Luigi Nanni, si sono sempre impegnati e prodigati per raggiungere l’obiettivo di cui parlavo, e per onorare il lavoro da loro svolto, faccio un appello all’attuale Presidente e a tutti i componenti il Consiglio, affinché si attivino per recuperare e ricreare quella situazione, che era e deve essere l’essenza vitale della Casa delle Aie. Per concludere vorrei rivolgere un particolare ringraziamento a: Sergio Cecchi, Luciano Marconi, Bruno Rossi (Cecconi), carissimi amici, che mi hanno consentito di recuperare alcuni passaggi della vita di questa particolare associazione.
La Casa delle Aie è un simbolo di Cervia e Milano Marittima e della cucina romagnola in generale.
La storia della Casa delle Aie è ricca di avvenimenti: iniziamo col ricordare che anticamente la pineta era una fonte di guadagno ad alta resa perché della pigna veniva sfruttato tutto. Il prodotto primario erano i pinoli, allora come oggi utilizzabili sia nei primi piatti, che nei secondi e nei dolci. Secondariamente venivano utilizzati sia gli scapioli (le brattee) che le sgobbole (il fusto centrale) per alimentare il fuoco.
I pignaroli al lavoro
Tanta ricchezza per essere sfruttata al meglio necessitava di una struttura composta di uno stabile con annesso un piazzale diviso in tante parti chiamate aie. In ogni aia si svolgeva un lavoro specifico (quindi competenze specifiche) per ottenere la serie di prodotti sopraelencati da vendere al mercato. Si può dire che la Casa delle Aie era un luogo “industriale” per ottenere più prodotti finiti i quali rendevano una ricchezza, anche ad alto valore aggiunto.
Di tutto ciò, la comunità cervese ne era perfettamente a conoscenza ed è per questo motivo che gli amministratori della città davano in affitto ai pignaroli la pineta dietro il pagamento di un canone.
La prima attestazione precisa sulla Casa delle Aie risale al 1777, su progetto del mastro Girolamo Rossi. Nel 1789 subì un incendio rendendola inutilizzabile. Per norma contrattuale firmata dagli Anziani del Comune si trovarono nella necessità di riedificare lo stabile allo stato dell’arte, ed è per questo che chiamarono Camillo Morigia, il quale rese la Casa perfettamente funzionale alla bisogna. Del corpus originale, di disegni ne sono rimasti due più una relazione.
Per oltre centoventicinque anni la Casa con le sue aie, alcune delle quali pavimentate in mattoni, fu funzionale alla pineta. Naturalmente nel tempo subì svariati restauri, riattamenti più o meno incisivi, oltre a cambiare appaltatori e affittuari. Essendo il lavoro del pignarolo stagionale, il Comune affittava lo stabile a chi ne faceva richiesta per un uso diverso dalla funzione originaria: sono attestati, nel tempo, tra i “clienti” la Guardia di Finanza che la utilizzò come alloggio, per sei anni il patriota mazziniano Valzania più altri affittuari dei quali si è persa la memoria.
Con l’avvento del novecento gli stravolgimenti ambientali (tipo l’avvento della ferrovia) ridusse drasticamente l’estensione della pineta, quindi la sua importanza economica, mantenendo la Casa delle Aie senza la fonte primaria che fino a quel momento aveva dato senso alla sua esistenza.
Dando uno sguardo approssimativo, la Casa è di due piani, si presenta con un portico lungo oltre 5 metri, nella facciata centrale ci sono tre archi mentre ai lati ci sono due corpi avanzati che fungono da gabbia delle scale le quali portano al primo piano. Al piano terra c’è il corpo centrale della fabbrica dove c’era la “camera del fuoco” (essa era utilizzata per fare aprire le pigne non completamente dischiuse) oggi c’è la sala bar e il vano scala, altre sale disposte nei due piani che all’epoca fungevano da dormitorio, ufficio, magazzino cucina sono state riutilizzate come sale ristoranti, una sala è adibita a museo etnografico.
La Casa delle Aie, come era…
LA SOCIETÁ AMICI DELL’ARTE
Vide la luce nell’immediato dopoguerra dalla necessità di alcuni “spiriti liberi” di organizzare gruppi culturali al di là di quello che erano le idee politiche, ideologiche, religiose. Dalle discussioni si passò ai fatti: la sera del lunedì 14 marzo 1955, in una sala dell’albergo Allegri, in Corso Mazzini
“… una trentina di Cervesi di diverse estrazioni politiche e religiose, si riunì in assemblea e, con l’approvazione del relativo statuto e l’elezione di un Consiglio Direttivo di nove membri, fondò il circolo culturale “Soc. Amici dell’Arte”…”
Fu un fatto rilevante per la nostra comunità l’avere riunito in un’unica associazione persone di varia estrazione culturale, politica e religiosa, che aveva come scopo ……”di svolgere una attività educatrice e culturale …… di favorire le ricerche archeologiche, di difendere l’integrità del centro storico, del paesaggio, di incrementare le tradizioni folcloristiche romagnole”.
ALDO ASCIONE
La Casa delle Aie disegnata da Aldo Ascione
Soprannominato “e’ méstar” (1920 – 1978) fiorentino di nascita, ma romagnolo più autentico di tanti altri, ne fu l’iniziale anima organizzatrice e promotrice. Segretario della Soc. Amici dell’Arte fin dalla sua fondazione, promosse ed ottenne dall’Amministrazione comunale la Casa delle Aie, in completo abbandono, per farne la sede. La Casa delle Aie cominciò così a rinascere; tanti furono i lavori di riattamento iniziali e tanti sono quelli che annualmente si rendono necessari.
Ma cosa c’è di meglio che discutere, parlare, confrontarsi, vivere il senso della comunità proprio davanti ad un bel piatto di tagliatelle o cappelletti col ragù o una grigliata mista di carne brindando con un buon sangiovese?
Nacque così il binomio Amici dell’Arte – Casa delle Aie, diventando a livello nazionale e internazionale l’emblema della difesa della “romagnolità” in tutto il suo compendio: dalla nostra storia e cultura, alla tradizione della buona cucina.
L’intento che si era prefisso la Società “Amici dell’Arte” di diventare un punto di ricerca e di conservazione delle tradizioni Cervesi e romagnole, degli usi e dei costumi della vita contadina e salinara, della storia stessa a cui è legato l’edificio della Aie, è stato ampiamente raggiunto, tanto da diventare un elemento fondamentale per la crescita culturale e lo sviluppo sociale di Cervia.
L’INCENDIO ALLA CASA DELLE AIE
Nella notte tra il 25 e 26 Marzo 2009 la Casa delle Aie è stata vittima di un incendio doloso che l’ha quasi distrutta. Oggi, dopo una fase di ristrutturazione, continua ad essere uno dei luoghi di ritrovo preferiti della comunità cervese e dei turisti che d’estate affollano il piazzale per gustare le sue specialità!
La Casa delle Aie si trova in Via Aldo Ascione 4 e per tutte le curiosità potete visitare www.casadelleaie.it