Il blog di Cervia e Milano Marittima

Per oltre 30 anni il Tiro a Volo di Milano Marittima è stato una struttura turistica all’avanguardia.

Il tiro a volo di Milano Marittima si trovava in fondo a Via Jelenia Gora a ridosso della pineta e della ferrovia (nella Bassona per chi è del luogo). Era un campo molto vasto, già attivo prima del 1959, che esercitò per svariato tempo il tiro al piccione (prima avveniva allo Stadio dei Pini) e solo negli ultimi anni di attività, grazie ai movimenti animalisti, si decise di cambiare i “target” con dei più sobri piattelli.

Tiro a volo di Milano Marittima
Il Tiro a Volo prima della demolizione

Molti residenti appassionati di caccia vi si esercitavano e vi gareggiavano fino a mezzanotte, infatti, ci viene riportato che molte persone si lamentarono del frastuono dato dai fucili nelle ore serali.

Fra i turisti più illustri che lo frequentavano, c’era il conte austriaco Schonborn, un campione di tiro, che a Milano Marittima aveva i cugini conti Ausiello-Mazzi. Un campione di livello internazionale che vi gareggiava era il conte Vittorio Pullè, che fu tra i primi ad arginare con forza i tentativi di cementificazione, quando si voleva costruire un terzo grattacielo sul mare.

IL TIRO A VOLO OGGI

Nonostante sia chiuso da oltre trent’anni, quella zona è ancora chiamata dai residenti “zona ex tiro a volo”. Oggi al suo posto c’è il Palazzo dei Congressi, una struttura di 774 metri quadrati che può ospitare fino a 1000 persone per evento.

Il Tiro a Volo di Milano Marittima è stato demolito nel Maggio del 2018 per far posto ad un parcheggio scambiatore.

 

LE FOTO DI DAVIDE FORTI

Tiro a volo di Milano Marittima

Tiro a volo di Milano Marittima

Tiro a volo di Milano Marittima

I RICORDI DI ENRICO CECCHINI

Foto Davide Forti

Se osservate bene la foto noterete che c’è il concorrente in punta con dietro un uomo con la camicia bianca, quell’uomo reggeva un pulsante che schiacciava al grido “VOL!” del concorrente, quel pulsante agiva sulle gabbie dei piccioni che, a caso, si aprivano una ogni volta. Quell’uomo fu sostituito da un congegno elettronico comandato da un microfono e il primo prototipo lo costruii io.

Fui il braccio che eseguì materialmente il circuito ma lo schema fu opera di un signore (di nome e di fatto) che si chiamava Forti. Forti era amico di Benzi e di Orazio Rasini ed ebbe l’idea perché aveva letto qualcosa in opuscoli che pubblicizzavano tiri al volo esteri. Insieme a Rasini ne studiarono alcune parti e riuscirono a mettere insieme qualcosa di molto rudimentale, un prototipo che ci portò via diverso tempo in prove, anche notturne, ma che però diventò molto funzionale.

Il nostro tiro al volo fu uno dei primi in Italia ad avere l’apertura elettronica delle gabbie grazie all’ingegnosità del Forti, i mezzi del Rasini e la mia pazienza nella messa in opera delle sempre nuove idee e migliorie del Forti.

Il Conte Ausiello-Mazzi e Thomas Venturi

7 risposte

  1. Conoscevo Guido Benzi (gran bella persona) e a volte, da ragazzino, frequentavo il tiro a volo per ricaricare le “gabbie” ed essere pagato con uno o due piccioni che diventavano cena. Ho fatto parte dei vari gruppi di cacciatori che si appostavano al di là del canale, in attesa di uno sperduto e spaventato piccione che, inevitabilmente, lasciava lì le penne dopo essersi salvato dal tiro fasullo del gareggiante di turno. Crescendo e ottenuto il diploma di radiotecnico iniziai a lavorare da Rasini nel negozio alla rotonda 1° Maggio di Milano Marittima. Dopo la presentazione veniamo al dunque: guardando lo scorrere delle foto se ne vede una con due bambini in primo piano, se osservate bene la foto noterete che c’è il concorrente in punta con dietro un uomo con la camicia bianca, quell’uomo reggeva un pulsante che schiacciava al grido “VOL!” del concorrente, quel pulsante agiva sulle gabbie dei piccioni che, a caso, si aprivano una ogni volta. Quell’uomo fu sostituito da un congegno elettronico comandato da un microfono e il primo prototipo lo costruii io. Fui il braccio che eseguì materialmente il circuito ma lo schema fu opera di un signore (di nome e di fatto) che si chiamava Forti e credo che Dvide, che più sopra citate, lo conoscesse molto bene. Forti (non riesco a ricordare il nome) era amico di Benzi e di Rasini Orazio ed ebbe l’idea perchè aveva letto qualcosa in opuscoli che pubblicizzavano tiri al volo esteri, insieme a Rasini ne studiarono alcune (poche) parti e riuscirono a mettere insieme un qualcosa di molto rudimentale, un prototipo che ci portò via diverso tempo in prove anche notturne ma che, però, diventò molto funzionale. Il nostro tiro al volo fu uno dei primi in Italia ad avre l’apertura elettronica delle gabbie grazie all’ingegnosità del Forti, i mezzi del Rasini e la pazienza mia nella messa in opera delle sempre nuove idee e migliorie del Forti. Enrico Cecchini, Cervia.

    1. Grazie per averci scritto Enrico. Rasini era mio parente e sicuramente ci saremo visti nelle negozio in rotonda! La tua testimonianza è stata inserita nell’articolo!
      Saluti
      Thomas Venturi

      1. Grazie a te Thomas, quando ho letto l’articolo sono ritornato ragazzino e, di colpo, sono affiorati tanti ricordi legati alle persone e al posto. Come AVIS, donatori di sangue, lì abbiamo fatto alcune feste di fine anno quando, ormai, il tiro a volo aveva chiuso un’epoca.
        Ho conosciuto la famiglia Venturi all’inizio di viale Matteotti e, in particolare, la Gualtiera Venturi (purtroppo ci ha lasciati tempo fa), insieme abbiamo fatto le elementari, magari era una tua parente.

    2. Giorgio era il nome di mio babbo !! Grazie questo post mi ha fatto veramente piacere .
      Ps i 2 bambini che si vedono nella foto sono mio fratello Gianluca e mia sorella Monica

      1. Giorgio! Finalmente ora ricordo. Volevo chiederlo ad Arnaldo Marconi ma è da un po’ che non lo incontro. Tuo padre era una fucina di idee e una gran bella persona, ci siamo frequentati poco ma è stato sufficiente per capirne le qualità.

  2. sullo sfondo della foto si vede una tribuna a gradini coperta, era l’area dove si trovavano gli scommettitori che puntavano sui tiratori anche cifre sostanziose, ricordo che le loro urla e le puntate, sebbene fossero vietate, si sentivano distintamente in tutta l’area

  3. Mi chiamo Piero e sono di Bologna, il nipote del Dott. Stefanelli pediatra di M.M. che tutti voi ricordate. Da ragazzo durante le vacanze estive nel 75 al bagno Ancora 267, arrrivò una allegra famiglia di Parma, Roberto era il figlio piu grande, nacque una amicizia. Il padre era un tiratore di piccione e capitava spesso che quando andavano al tiro portassero anche me. Ricordo che mi prestavano un Benelli 123 o un Beretta 301 e il mio amico che era capace, mi insegnava a rompere qualche piattello. Nel 78/79 lavoravo durante la stagione presso la gioielleria Ancarani e la sera dopo il lavoro, il titolare mi prestava il Breda a molla, raccomandandosi di riportarlo anche fosse mezza notte in quanto lo usava come deterrente se fossero entrati malfattori in villa. Partivo con la Graziella di mia mamma perchè nel portapacchi mettevo le cartucce, Breda a tracolla e andavo al tiro, dove mi aspettava Malusi, il figlio del bagno omonimo. altro amico di merende Se lo fai oggi ti arrestano e buttano via la chiave. Che ricordi bellissimi, non ritorneranno mai questi tempi, oggi ci fanno ingoiare solo merda, vanno bene i busoni e i drogati, NOI NO

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