Il blog di Cervia e Milano Marittima

“Ho paura anche ad uscire sul balcone” (…) “la mattina vengo sempre svegliata dai piccoli che girano sul tetto, un incubo, in particolare quando ci si sveglia di soprassalto” (…) “siamo invasi, è possibile che non ci sia un rimedio per allontanarli?”. Quando ho letto questi commenti sulla Voce del 16.07.2013 (mutuati da Facebook) e riguardanti una “pesante situazione a Cervia”, pensavo si riferissero ai disagi delle varie “movide”, invece no! Era la trama del film “Gli Uccelli” trasposta a Cervia! Il titolo dell’articolo era infatti “La città è invasa dai gabbiani, tante le denunce”: come al solito, il cervese non si smentisce. La normalità o variazioni leggere, per lui diventano problema; mentre i VERI problemi, anche più urgenti, come l’ospedale per esempio, o sono secondari o non esistono proprio. E dire che quando ero bambino ed andavo alle elementari (1980-1985) ci iscrivemmo ad un’associazione ecologica chiamata “I Gabbiani del Mare”, prima come sede a Roma, poi a Genova, ebbi ambedue le tessere, per i piccoli e per i più grandicelli, 8-14 anni. Adesso la nostra sensibilità ha portato al Premio Ambientale Vip Amici del Mare, perlopiù concesso ai soliti che si beccano anche tutti gli altri premi cittadini. La scorsa estate, il problema cervese era dato dai “rumori” dei nostri pescatori allorché la mattina uscivano a fare il proprio lavoro per guadagnarsi il pane. E’ difatti un grande problema se una città di mare vede sorvolarsi un po’ più di gabbiani, non certo se giorno e notte siamo sorvolati da aerei che non si capisce cosa facciano (ma non dicono che non hanno il carburante?); è un problema se i pescatori non hanno la sensibilità d’uscire in mare dopo le 11 di mattina ma all’alba. A ciò aggiungiamo la polemica sul nautofono, il faro antinebbia, altro problemone (ma non è fatto per quello?). Ma dove siamo? In un paese di mare e pescatori si può tollerare che nautofono e pescatori continuino impunemente a fare il loro mestiere? Che disturbino tutti quegli stronzi che magari hanno fatto casino fino all’alba e hanno il sacrosanto diritto di dormire fino al pomeriggio per recuperare le forze in vista di un’altra nottata di gavazzate? Ed anche quelli che non appartengono al “popolo della notte”, prima di venire a Cervia non lo sapevate che siamo un paese marittimo, col porto? E non un museo etnografico con cartoline e pupazzi? Credevate che le barche fossero li per bellezza? Anche il parroco di Milano Marittima ha avuto problemi per le “campane” annuncianti le funzioni mattutine: troppo presto! Hanno sempre suonato discretamente, un melodioso carillon, una carezza mattutina, invece no! Disturbano! Che insensibili questi frati, sarà mai ora di pregare al mattino? Non possono scampanare all’ora del Happy Hour? Sono anche nella traversa giusta! Meditate gente, meditate, diceva Renzo Arbore in uno spot.

Spesso al Circolo velico mi siedo con Nino Giunchi che sia per esso (quest’anno cade il 60°) sia per le saline, tanto s’è dato da fare. Nino è un uomo dalle tante battaglie. Una mi riguarda, quella sul destino dei vasoni che erano sul Canalino di Milano Marittima, lui li rivuole a Cervia, contrarissimo alla mia idea. Ha un carattere un po’ esplosivo, ma le sue incazzature sono il riflesso dell’amore sincero e viscerale per la sua città (Milano Marittima esclusa, non esiste dice!). Adoro di Nino il fatto che le sue polemiche non sono mai sterili discorsi da bar: lui si documenta e ti documenta. Come i cercatori d’oro del West giravano con le bisacce del cavallo piene di pepite, così Nino gira con le borse della bici piene di libri e documenti d’epoca. Anche questo, per chi “fa” storia, è oro come le pepite! Oggi la grande battaglia di Nino è la difesa della pineta: mi ha tirato fuori cartine dell’Istituto Topografico Militare, foto aeree, che testimoniano il progressivo rimpicciolimento della nostra pineta “La pineta sta morendo. Dobbiamo tornare in pineta per curarla e renderla viva e vissuta come un tempo” denuncia La Riviera di Cervia n.2 Marzo 2013. E’ vero un tempo i cervesi vivevano in simbiosi col loro “verde”. Oggi lo si vede più come un “promo” turistico, invece prima aveva un’importante funzione di socialità cittadina. Ma per tornare in pineta, bisogna che ci sia una pineta! Certe notizie non sono incoraggianti “Stazzone: il primo passo per lottizzare” titolava il Corriere 27.06.2013, con 10 ettari (129.000mq per intenderci) destinati a cambio di destinazione d’uso… Qualcuno si schiera “Dalla Regione bacchettate al Comune” (Corriere 26.07.2013) ed i Beni Architettonici e Culturali invitano, anzi ad estendere l’area boschiva (idem). L’invito di Nino, per ora è stato, a suo modo, raccolto da un volto noto (cfr. Corriere 21.08.2013) che dal Comune ha ottenuto 30mq di pineta per farci il giardino. Canone annuo di euro 300 per 9 anni. Vuol dire che pagherà 10 euro ogni mq della preziosa pineta dantesca, 10 euro ogni mq della pineta della città dei vip dove solitamente dicono facciamo pagare carissima anche l’aria che si respira. Prezzi da Milano Marittima non mi pare! Anche perché interpellando diretti interessati i prezzi per un pezzo di pineta richiesti anni fa erano molto più esosi (circa 15 volte di più). Per il solito articolista il nostro vip “ha saputo ripagare la concessione in varie occasioni facendo da testimonial (a Milano Marittima dove ha interessi pure lui) e rendendosi disponibile in varie iniziative. Il Comune ha quindi deciso di PREMIARE uno dei suoi ospiti più illustri”. Seguendo tale ratio (premiare per il do ut des) perché non concedere terreno pinetale per ingrandire le villette (anch’esse a ridosso della pineta) di famiglie che per Milano Marittima hanno fatto molto, molto di più, come i Bianchi (fondatori), gli Aliprandi (l’hanno portata nei loro film), o chi pur essendo di fronte al vip e a Milano Marittima da 5 generazione ha dovuto sudar sangue per tagliare le radici di un pino minante le fondamenta di casa? Ed anche “noi” residenti storici, perché non darci un orticello?

Nell’ambito della rassegna “Con il cuore e con la mente” il Giovedì possiamo avvalerci nella pineta di Milano Marittima di “Meditazioni Creative” grazie a “Pinete Armoniche”. Ovvero “esperienze di suoni emozionali e canti onirici per viaggiare con la mente a contatto con la parte più intima per riscoprire l’intuito”. Grazie al Maestro Sciamano che ci “porterà alla consapevolezza di come ascoltare il silenzio interiore” (Voce 07.08.2013). La vedo un po’ duretta col casino degli street bar che arriva fino a li. Comunque, ci si mimetizza “al ritmo ancestrale di tamburi sotto la guida di Thamaak, al secolo Mauro Giulianini, tra i pochi esperti italiani di suono armonico ed esercizi bioenergetici”. Ma c’è anche la Notte Sciamanica “con un imbarcazione che salpa al crepuscolo dal molo di Milano Marittima alla ricerca del benessere più profondo” (cfr. La Repubblica 10.08.2013). Si, a me e a Nino ben che viene voglia di prendere il largo, lasciandoci alle spalle le pinete armoniche che ci producono incazzature ormoniche… Più prosaico, Nino ricorda che la vera simbiosi fra pineta e cervesi finì nel 1959, finita l’abitudine delle “merende” collettive. Nino si batte per la concretezza, non per offrire ai turisti, ed ora anche a noialtri, delle “cartoline”. Ma, caro Nino, è anche un po’ colpa degli stessi interessati, che per decenni, presi dal boom turistico, dai tanti soldi facili, hanno mandato nel dimenticatoio tutto quel mondo che ti è caro. E senza tanti complimenti e rimpianti. I produttivi revival economico-turistici non devono deformare quella che fu la vera storia che, diciamocelo, era molto meno romantica di come oggi ce la ripresentano. Conosco varie famiglie storiche di salinari oltre a Giunchi (penso all’angelica M.Adele Giordani Dal Pozzo, grande donna, grande cristiana, grande cervese) ma ciò non m’impedisce di ricordare come, quand’ero bambino, salina e salinari non erano affatto sugli altari odierni, anzi. Chiuso il Cral, chiusa la Salina, chiuso col passato, un’epoca da dimenticare perché un’epoca di grandi fatiche e grande miseria. E chi aveva fatto fortuna col turismo, quel passato voleva lasciarlo appunto nel passato, ed anche a scuola se ne parlava poco ed en-passant. Certo non si favoleggiava come adesso, dove addirittura qualcuno parla delle vecchie famiglie di Borgo Saffi accennando ad “una certa nobiltà salinara” (cfr Voce 13.04.2013). Roba da ridere, come stemmi araldici ritrovati per le famiglie del Borgo Marina a Chioggia… Adesso è l’opposto, il sale di Cervia è diventato la versione cloruro di sodio dell’Acqua Santa di Lourdes: dappertutto, buono per tutti e per tutto! Chi sia poi la nostra Bernadette, chi sia cioè la “molla” che ha fatto ripartire tutto, non entro in merito. Più che miracoli si vorrebbe senso della storia e della realtà. Il 1° hotel di lusso nato IN una salina (Saline di Sicciole) è nato non a Cervia ma a Portoroz. E’ il Residence Celigo, con 800mt di spiaggia privata. Siamo sempre li, c’è chi si dedica ai fatti e chi ai viaggetti onirici.

Il Conte che non conta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *