Il blog di Cervia e Milano Marittima

pinocchio a milano marittimaFra i primi articoli di bugie spacciate per storia di Milano Marittima c’è quello del “Il Giornale” del 6 Novembre 1987 che dice “Milano Marittima compie 75 anni ed è sempre più IN”. Frasi scelte come “Sovente Mussolini veniva a fare il bagno a Milano Marittima in compagnia di Rino Alessi”, gustosi aneddoti legano la figura del Duce a Milano Marittima. Continuiamo con “Anche Italo Balbo vi costruisce un villino”, “Milano Marittima ha visto sempre più massicciamente la presenza dei milanesi, hotel, ristoranti, bar sono stati costruiti da imprese milanesi”, “Si cercò anche di cambiare il nome in Cervia Pineta, lo sostenne Aldo Spallicci, ma la gratitudine degli abitanti fu più tenace”, “Un pezzo di Lombardia continua a vivere sull’Adriatico con molto gusto, lontano dai clamori di Rimini e Riccione”. Tutte balle! Unica verità: negli anni ’80 davvero a Milano Marittima c’era ancora molto buon gusto. Subito dopo ci ha pensato un signore venuto da fuori a metterci in linea coi clamori di Rimini e Riccione instaurando il baraccone dei Vip. In realtà Mussolini venne a Milano Marittima solo una volta, di passaggio per inaugurare il Kursaal a Cervia nel 1938, l’anno dopo per l’inaugurazione del viale a suo nome demandò il gerarca ferrarese Rossoni, che fra Cervia e Milano Marittima aveva vari amici. A fare i bagni con Alessi veniva suo fratello Arnaldo. Mussolini i bagni li faceva a Riccione ed i gustosi aneddoti sono invenzioni, come quello che andava a dormire a Villa Perelli (poi Touring) addirittura con la Petacci! Balbo non costruì nulla, la villa, al posto della quale oggi c’è l’abbandonato Hotel Terminus, la comperò già fatta e dal proprietario ereditò anche il custode. Negli anni ’50/’60 del boom economico, i milanesi (in testa i fondatori) erano già spariti e alberghi, ristoranti e condomini, se li costruirono i romagnoli col sudore e le cambiali, romagnoli provenienti al 99% dalle campagne vicine, altro che storielle di salinari e pescatori cervesi riciclatisi imprenditori turistici. Cervia Pineta già esisteva, indicava la zona arborea fra il Porto Canale di Cervia e il Canale Madonna del Pino. Scaricare tutto su Spallicci serviva a deresponsabilizzare  i cervesi e “punire” con quest’ombra proprio Spallicci che per amore di Milano Marittima s’era battuto (ricorrendo anche a Roma) contro le scelte del Comune! Invece già negli anni ’30 i cervesi avevano in uggia i milanesi e pure oggi li etichettano chiamandoli “speculatori” come allora, altro che favola del c’eravamo tanto amati! A farli desistere dal mutare il nome non fu la gratitudine ma la paura delle ripercussioni. Un boomerang controproducente per una località che iniziava ad esplodere col turismo. Molti milanesi s’erano incazzati di brutto, era gente importante. Una famiglia controllava addirittura il Corriere della Sera, il più importante quotidiano nazionale, non era il caso di rischiare lo sputtanamento. Tanto Spallicci era “foresto” e nel 1987 era già morto da 14 anni. Scaricabarile e amen.

Il Conte che non conta

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