Il blog di Cervia e Milano Marittima

milano marittima jazz
1983, Rotonda 1° Maggio. Foto Ausiello-Mazzi

Milano Marittima bla bla bla… Milano Marittima qua qua raqua… Milano Marittima bim bum bam… Se facessimo pagare un centesimo, ripeto, un solo misero centesimo di euro a tutti quelli che ogni tre secondi si riempiono la bocca col nostro toponimo, altro che tassa di soggiorno, altro che reddito di cittadinanza, altro che rendite di bot e cct. Avremmo le casse comunali piene. Piene personalmente, ne ho più che le tasche, le orecchie, anche perché per affrontare certi discorsi bisognerebbe avere un certo retroterra di vissuto che, invece, a tanti lorsignori che parlano a vario titolo, manca. Sappiamo che a breve ci sarà la manifestazione Milano Marittima Jazz. Mio padre per esempio è un raffinato cultore e conoscitore, e il soprannome “il conte della batteria” glielo mise il jazzista Romano Mussolini unendo il titolo di famiglia alle doti personali. Mio padre suonò anche con le Peter Sister, Lilian Terry e soprattutto Gil Cuppini. Chi scrive è stato un pupillo della vedova di Franco Tolomei, grandissimo jazzista, amico di Armstrong e di quel Renzo Arbore che a lui deve molto. Sul Carlino del 30 Aprile 2019 potevamo leggere una presentazione dell’evento “È una scommessa importante, perché significa pensare il Centro di Milano Marittima come un’area per concerti e musica di qualità, si tratta di un nuovo modo di vivere Milano Marittima” ecc. Negli anni passati a Milano Marittima mica si passavano serate contemplative nei silenzi a sgranare rosari alla Stella Maris, c’era musica al Caffè Concerto al Canalino, c’erano complessini al bar Bussola (oggi Ciberia), c’erano cantanti di grido al bar ristorante Milano dei Veronese (oggi farmacia Morgagni) c’era il primo Woodpecker alla Terza Traversa, un nome una garanzia. Siamo alle solite. Ovviamente esiste solo il Centro, ovviamente qualcuno fra gli ultimi arrivati ci insegna anche a vivere casa nostra, ovviamente ecco servita questa bella novità… Viene subito da dire, almeno a me, che se invece di pensare a tutti questi nuovi modi di vivere Milano Marittima ce l’avessero lasciata così com’era, e come DOVEVA restare, saremmo ancora il top, quello vero, non quello sui giornali con propaganda a pagamento ecc. Volendo partire proprio dal jazz, penso tutti conosciate Wilma De Angelis, la simpatica pacioccona che sfondò a San Remo nel 1959. In verità aveva iniziato prima, e molte biografie citano il Savioli di Riccione nel 1958. Non è così, perché proprio lei, in una recente trasmissione RAI, ha detto che iniziò cantando musica jazz (una grande passione poi accantonata) nel 1956 in un bellissimo locale di… Milano Marittima! Ovvero La Pineta Viscardi. Un nome, specie Viscardi, che sarà sconosciuto alla memoria del 99% dei lettori. Quindi, sai che novità, anzi fare jazz in strada più che in un locale glam non mi pare un granché come progresso… Ma queste persone che oggi parlano tanto non hanno vissuto Milano Marittima.

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1983, Rotonda Primo Maggio. Foto Ausiello-Mazzi

Allora non fu un concerto e musica di qualità quello dell’estate del 1983 proprio alla Rotonda Primo Maggio con l’arrivo dell’orchestra della RAI (non la banda di Pisignano insomma) ed uno spettacolo all’ultimo grido a partire dai balli brasiliani che spopolavano?

1983, Rotonda Primo Maggio. Foto Ausiello-Mazzi

Fu una pessima idea di alcuni commercianti, che poi furono i primi a pentirsi, dando ragione a mio padre, contrario fin da subito. Spendere una cifra astronomica portando a Milano Marittima anche Franck Sinatra cosa sarebbe servito, in termini di ritorno economico? Difatti fu una spesa inutile. Solo disagi. Io non c’ero, ero a fare le cure termali a Castrocaro, e anche se avevo 9 anni, alla Pensione Piolanti pagavo esattamente come mio zio che mi accompagnava, che ne aveva 47, un po’ diverso dalla Milano Marittima fashion, glamour, vip, esclusiva di oggi dove gli hotel 4 stelle sono i primi a fare 19€ a capoccia e a prendersi dentro le orde della ragazzaglia dei weekend molesti, o addirittura si sono già convertiti in family hotel… Perché il vero nuovo modo di vivere Milano Marittima è qui, nel primo anello della catena turistica, gli alberghi. Tutto dipende da che target di clientela si mettono in camera. E negli ultimi anni è stata una costante escalation al ribasso… Poi sono gli stessi che hanno il coraggio di dire che ci sono troppi negozi, a partire da quelli che hanno cessato la propria attività, che “non sono in linea con l’immagine della località abbassandone il valore percepito” e che invece “devono essere all’altezza di un offerta turistica internazionale” (Corriere 9/4/2019). Anche per questa Pasqua 2019 si sprecavano gli hotel, anche importanti, che davano camere fra 25€ e 35€, una quadrupla per 50€. Forse con la clientela conseguente è un po’ dura che tanti negozi possano poi lavorare… Lo stesso Grand Hotel Cervia come grande albergo non si sa quando aprirà però si sta organizzando come B&B nella dependance (Corriere 3/5/2019). Il biglietto del jazz festival è di 32€, voglio vedere quanti ne venderanno! Ma anche si facesse il tutto esaurito, e lo auguro sinceramente, come si dice passato il Santo passata la festa… Poi che si fa? Vogliamo trasformare la Rotonda nell’Arena di Verona? Queste idee provinciali e alquanto sorpassate, che bisogna sempre fare “il colpo”, denotano una mancanza di vision a lungo termine. E questo è sempre controproducente. Renzo Arbore dice sempre che il jazz è bello perché sai dove inizi, poi non sai però dove vai a finire (con le improvvisazioni, ndr). È proprio una Milano Marittima jazz che a forza di improvvisazioni, non sa più dove finirà… In compenso, l’offerta vip, glamour, fashion ed esclusiva si è arricchita di nuovi negozi di basso livello, spesso infimo, e viene da dire che davanti a tutti questi lussi fanno fagotto col 2020 anche le mie Suore Orsoline, perché quando è troppo è troppo, e come si usa dire, poi non ci sono né santi né madonne.

Il Conte

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