Il blog di Cervia e Milano Marittima

Basta il nome Milano Marittima per vendere appartamenti pollaio a cifre esorbitanti e tenere aperte attività commerciali in centro?

Spero, sul serio, non sia vero che a breve possa chiudere un notissimo locale del cosiddetto centro di Milano Marittima. Perché chiuderebbe? Credo innanzitutto perché un nome da solo non fa un locale. Figuriamoci se un nome da solo fa una località. L’ho detto e scritto mille volte.

ESSERE O NON ESSERE, QUESTO È IL DILEMMA

Per Milano Marittima gira un sedicente conte molto tronfio del suo titolo e sempre pronto a sbatterti in faccia il suo blasone e i suoi cognomi, peccato che essendo figlio adottivo, non partecipi in nulla delle glorie pregresse della discendenza tanto ostentata. Allo stesso modo si ostenta allo spasmo il nome Milano marittima, ma la sostanza ed il collegamento col glorioso passato non ci sono più a forza di scelte sbagliate, motoseghe e ruspe. Eppure quando si tratta di marketing, nonostante tanti anni e tanto sia cambiato e non certo in meglio, il nome di Milano Marittima da solo serve ancora a vendere il nulla. Ovviamente su un certo target di persone.

Ai proletari poveri gli vendono la Milano marittima da cartolina, quella rassicurante, stile famiglia del Mulino Bianco. Ai proletari arricchiti, invece, vendono la Milano marittima del “la frequento e quindi sono vip” e del “comprare casa è equivale a comprare uno status”. Ridicola transitività, eppure funziona.

DA BRESCIA A MILANO MARITTIMA CON FURORE

Sul Corriere della Sera del 30 Agosto 2022 c’era un melenso articolo (al quale ci avevano chiesto di collaborare ma abbiamo glissato ndr) dal titolo “Noi, i fedelissimi della Riviera” dove anche la mia Milano Marittima è data tuttora come meta fissa di generazioni di bresciani che saprebbero di potervi ritrovare la genuinità dei tempi dei genitori e dei nonni perché “qui tutto è sempre una sicurezza, ospitalità, ombrelloni ereditari, la cucina casalinga”. Addirittura sono appassionati a Milano Marittima per DNA; si ricordano le passeggiate salutiste in pineta e come, appena arrivati, controllavano che tutto fosse esattamente come era stato lasciato l’anno prima… cazzate!

Milano Marittima Brescia

È verissimo che avevamo legioni di bresciani, lodigiani, bergamaschi, cremonesi ecc, ma che oggi 2022 i giovani ritrovino la Milano Marittima immutata dei loro nonni o i nonni possano farla conoscere ugualmente ai loro nipoti è fantascienza pura. La cucina casalinga ha lasciato il posto al catering in tanti hotel, e non parlo dei B&B aumentati come funghi, anche molti hotel importanti hanno tolto la cucina del tutto facendo convenzioni con i ristoranti. Non parliamo poi dei vari kebabbari o piadinerie discutibili, per non dire della direzione e del personale di tanti bagni e hotel che di romagnolo, anzi di italiano, hanno ormai ben poco. Io a 48 anni ormai non riconosco quasi la mia Milano marittima, figurati un nonno bresciano.

Ai ragazzi di oggi interessano solo i localini del bere e della movida, roba nuova, di tendenza, sai che gli frega di ritrovare l’ombrellone del nonno o il negozio dove si vestiva la mamma. E alle famiglie, specie da family, interessa il prezzo basso tutto compreso, non interessa la pineta balsamica o la cucina romagnola fatta in casa.

TERZA TRAVERSA, RIVOLUZIONE EDILIZIA

Ecco che, con l’articolo del corriere del 3 settembre 2022, si passa dal presunto immobilismo alla rivoluzione immobiliare, scusate il gioco di parole.

Milano Marittima terza traversa

Un nuovo complesso di lusso con attici, super attici, piscine e solarium, ovviamente unità esclusive di uno sviluppo edilizio d’élite. Ovviamente zona prestigiosa, ovviamente solo per acquirenti molto facoltosi…Figuriamoci!

Leggere che “fin dai tempi dei pionieri milanesi che crearono la città giardino, prendere casa nella località “in” della riviera è una ambizione diffusa” fa capire che dopo un secolo ancora non hanno capito che Milano marittima era uno stile e non una moda. I primi milanesi, così come la vecchia élite seguente, viveva in ville e non in pollai a schiera uno sopra all’altro. Erano loro a dare un tono alla località, non era la località che li rendeva “in”. Non basta comprare una casa per diventare signori.

La crescita esponenziale di appartamenti sa più di crescita di una periferia proletaria di una grande città industriale degli anni del Boom, piuttosto che di una località signorile per pochi. Un’architettura che contraddice grandi teorici come Frank Lloyd Wright o il nostro Pierluigi Nervi. Un’architettura avulsa dal contesto. Ma, ormai, qui tanto e tanti sono avulsi dal contesto.

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi

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