inverno Archivi - Il blog di Cervia e Milano Marittima

È un Natale da bancarelle o chalet?

Fra poco è Natale nella mia Milano Marittima e ci risiamo con il solito disco rotto che suona sempre la stessa melodia.

Partiamo da un punto fermo, se non avete mai vissuto Milano Marittima con i colori dell’autunno e con l’atmosfera della neve a Natale, mi dispiace tantissimo per voi, perché non ci sono eventi, luminarie, musiche in filodiffusione che siano minimamente paragonabili.

IL NATALE 2022

Nel Natale 2022 tornano a Milano Marittima le bancarelle… ops, scusate, chalet volevo dire, e lo scivolo come già avevamo visto nel 2016 di fianco al Canalino. Ecco che ci si affida al solito vizio italiano di cambiare nome alle cose sperando di mutarne pure la sostanza, quindi, quest’anno, niente più bancarelle, avremo gli chalet! (cfr mimawonderland.it). D’altronde tutti sanno che torroni e pizzette negli chalet sono più buoni di quelli nelle bancarelle. Transustanziazione glamour.

Sul Carlino del 20 ottobre 2015 c’era scritto “Pazza idea, una pista da sci in Viale Gramsci”. Francamente più che una pazza idea, un’idea assurda (non posso usare un termine più strong perché con 900 anni di noblesse devo trattenermi).

natale milano marittima

Corriere Romagna

Quanto alle bancarelle furono poi gli stessi esercenti del centro a usare parole di fuoco contro questo sistema da sagra paesana (cfr Corriere 12.4.2016) che produce movimento solo in pochi metri quadrati di località a scapito non solo del 99% del resto di Milano Marittima ma addirittura delle vie più vicine, tanto da far pentire chi aveva aperto o tenuto aperto, fossero ristoranti o altro, come possono testimoniare le pesanti interviste di denuncia di Ettore Cabrini del Pepita (cfr Voce 5.12.2016) o altri (cfr Carlino 4.10.2017).

natale milano marittima ettore cabrini

La Voce di Romagna

Un problema cronico già ampiamente denunciato da un altro celebre pentito di Milano Marittima come il famoso Bolognesi della Frasca (cfr Carlino 13.9.2010).

natale bolognesi frasca milano marittima

Il Resto del Carlino

Come sempre si sono fatte orecchie da mercante, anzi orecchie da mercatini, e si va dritto per la strada della sagra in attesa, magari, dopo proposte di piste e scivoli, di una bella scalata alle colonne innevate della Rotonda Primo Maggio.

natale

Il Resto del Carlino

michele mauri milano marittima

Il Resto del Carlino

VALORIZZARE MILANO MARITTIMA

Sono passati più di 7 anni dall’articolo del Corriere Romagna del 15 settembre 2015 che recitava “Dalla Regione 70.000€ per valorizzare il centro di Milano Marittima (..) Diventare città dello shopping oltre la stagione estiva”. Parole al vento, soldi pure. La fissazione, nonché la pochezza, di risolvere tutto con il fantomatico shopping, quando il problema è strutturale ed incancrenito, e purtroppo molti se ne fregano puntando solo ai mesi estivi e abbassano le serrande fino a primavera.

Posto che un tempo neanche lontano la stagione turistica durava 6 mesi, e ci bastavano, posto che un tempo neanche lontano Milano Marittima d’inverno era cento volte più viva, illuminata ed abitata, posto che mia madre stessa nell’ottobre del 1978 fu forse la prima o una dei primi a chiedere, sbeffeggiata da chi sappiamo, di poter mantenere almeno l’apertura invernale la Domenica, siamo ormai al 2023 con un’altra delle canzoni del disco rotto di Milano Marittima.

Speriamo perlomeno di non trovarci ancora i banchetti dei lupini e delle caldarroste, che fa tanto povero e triste Remi per le strade della miseria e non certo dello shopping glamour.

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi

Quando faceva (davvero) freddo

Il Conte ricorda il freddo, quello vero, nella Milano Marittima che con la neve diventava fiabesca.

Esattamente un anno fa, il 7 Aprile 2021, una spolverata di neve su Milano Marittima mi ha risvegliato tanti ricordi legati al freddo. In tempi più recenti ricorderete il gran nevone fra il 31 Gennaio e il 13 Febbraio del 2012, oppure la grande neve su tutto il Nord Italia del 1991. Ma fino a tutti gli anni ’80 a Milano Marittima nevicava spesso, non era raro anche a Pasqua. Ho un netto ricordo del 1978, nevicata a Dicembre come da copione e nevicata a Pasqua molto più pesante, con 30 centimetri il 27 Marzo… ed eravamo già in stagione. Oggi siamo rimasti pochini a ricordare.

Quando a Milano Marittima faceva (davvero) freddo

Anni ’80, neve all’Ottava Traversa

E poi il freddo, anche le estati non erano così africane e, anzi, erano spesso piovosette. La nebbia poi, quella fitta, una costante quasi quotidiana da Ottobre ad Aprile. In classe alle elementari stavamo col cappottino. Quanto al riscaldamento, era un lusso. La maggior parte delle case non erano concepite per essere abitate tutto l’anno, e ci si arrangiava. Stufette elettriche o a bombole a gas. Casa mia aveva il doppio privilegio di un camino nel salone e di termosifoni in ogni stanza, praticamente un unicum a Milano Marittima, non a caso del nostro attico parlavano tutti come di un qualcosa all’avanguardia.

Quando a Milano Marittima faceva (davvero) freddo

1978, il Conte e sua mamma in Piazzale Napoli

Ma l’inverno del 1973, nel quale mia madre era incinta, abitavano in un altro appartamento in Viale Verdi in piena Austerity, allentatasi poi nell’Aprile del 1974, proprio quando sono nato io, e li faceva freddo come dappertutto a Milano Marittima. Ho ancora davanti le stufette dal tabacchi all’Ottava Traversa, dal giornalaio Neddo in Viale Matteotti accanto al cinema, dalla giocattolaia zia del velista Simone Bianchetti alla Ventesima Traversa ecc… dd il clima era già migliorato!

Non erano tanti gli anni prima in cui i ragazzini di Milano Marittima facevano il falò per riscaldarsi in attesa dello scuolabus. Erano già gli anni ’90, e pure dopo, quando ghiacciavano i vetri esterni delle finestre, tanto da sembrare ricamati, e si cercava di sgelare con l’asciugacapelli le serrature delle automobili per aprirle. Certo, disagi, ma ripagati dall’indescrivibile poesia di una cittadina che aveva ancora tutti i suoi alberi e il suo verde, e che con la neve diventava fiabesca, ma una fiaba che noi potevamo vivere.

Quando a Milano Marittima faceva (davvero) freddo

Anni ’80, neve in Viale Matteotti

E poi non era da tutti vedere la neve in spiaggia. Solo noi abbiamo vissuto davvero il mare d’inverno, adesso è una moda, una posa, altro che storie. Anche perché mare ed inverno c’erano pure allora, però non era stata lanciata la moda, ne credo che col tempo le distanze chilometriche per raggiungere Milano Marittima si siano accorciate favorendo le calate del week end. Una magia disprezzata perché sento alcuni dire “Ma come fate a vivere d’inverno a Milano Marittima? Ma io dopo una settimana mi sparerei!”. Ed è stato meglio così, certa gente non avrebbe meritato quella Milano Marittima, ce la siamo goduta noi…

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi

Loro non amano Milano Marittima

Da simbolo di una way of life a bersaglio di polemiche, i pini non hanno vita facile nella Milano Marittima del nuovo millennio.

Cara Franceschina, sapessi quanto è cambiata la nostra Milano Marittima da quando ti sei trasferita. E noi, ormai, sono 54 anni che ci abitiamo tutto l’anno, dal ’68 per la precisione, anche se ricorderai che la tua cara Emi è praticamente qua da oltre 70 anni.

E com’è cambiata anche la gente, posto che dei nostri non c’è ormai più nessuno, se non qualche anziano. Tutta gente nova, direbbe quel Dante che abbiamo celebrato anche nei nostri giardini, che non ama Milano Marittima se non in proporzione di quanto soddisfi i suoi egoismi e soprattutto vanità. Tutti dicono di amare i figli, ma non è vero, ricordi l’inizio di “Va dove ti porta il cuore”? Si, tutti dicono di amare Milano Marittima, ma non è vero, sapessi cosa fanno e cosa dicono.

Pensa, l’altro giorno è caduto un grande pino ritratto della salute (lo dice anche il Carlino del 3 Novembre 2021) in viale Forlì fra la macelleria di Roli, dove andavano sempre le nostre mamme, ed il negozio di giocattoli Balocchi, dove andavamo noi a sognare davanti alla vetrina. Tutti contenti di questa caduta, con commenti da far accapponare la pelle e sono solo gli ultimi di una lunga teoria, una teoria del facciamoli fuori tutti quei pini che erano 10 o forse 20 volte di più quando eravamo bambini e non davano, chissà come mai, tutti questi problemi, veri o presunti (o utili), che pare diano adesso a tutti i nuovi venuti.

Verrebbe da chiedersi il perché siete venuti a stare a Milano Marittima, quando Milano Marittima è i suoi pini, una Milano Marittima senza pini è come un paradiso privo dei suoi angeli come quello bellissimo, che tenevamo a capo letto, ricordi?

loro non amano milano marittima

A Roma valorizzano i pini con un concorso fotografico dedicato

Secondo il giornale del giorno dopo, la città di Giuseppe Palanti, il nonno della cara signora Paola, non poteva farne a meno dei pini, oggi la città turistica cerca il compromesso… Mah, forse non era proprio una città turistica la Milano al mare del Palanti? Leggere queste robe fa davvero piangere, e dire che per fare cartolina è marketing, per vendere immagine, per il Centenario scrivevano che Milano Marittima era una delle pochissime garden city rimaste fedeli all’originale (Carlino 2.3.2012)… e qui viene da ridere!

I pini ormai ci sono e in abbondanza, e anche quando al loro posto ci sono tigli o altro, nelle pubblicità dei nuovi immobili vedi caseggiati immersi in un verde di pini che definire virtuale è verità e non fantascienza.

Eppure, spiegando come e perché, l’esperto giardiniere di Ravenna, Germano Lolli, lo aveva già detto alla Voce del 1 Marzo 2013 che i pini di Milano Marittima erano destinati a cadere tutti entro pochi anni. E non parliamo dei privati che ne fanno fuori a go go fra nuovi appartamenti a schiera o condomini, come se non ne avessero già fatti fuori proprio per edificare. Via tutti!

Come mai a noi non davano fastidio?

Quindi la città ideata da Palanti non solo non era turistica ma pure cretina se i pini stanno bene solo in pineta?

Quindi quando il Comune imponeva di ripiantarne due tolto uno, dopo motivazione draconiana, era un comune di delinquenti che raddoppiava pericoli e problematiche per i cittadini?

Ma allora i pini sono pericolosi pure in pineta, anche lì possono cadere su chi passa o le radici far inciampare chi fa jogging o passa in bicicletta?

Quindi sarebbe da chiedere come mai consci di tanto disagio e pericolo, che noi fino a tutti gli anni ’80 e oltre mai abbiamo avuto o percepito, non avete preso casa altrove?

Cara Franceschina, lo sappiamo il perché, perché gli hanno messo in testa che abitare qui è vip e una promozione sociale, fa status. E tu cara Franceschina, che sei nobile come me,  sai che proprio il pino in araldica fa status, segno di antica nobiltà, ti ricordi lo stemma del pino dei miei antenati Acampora?

loro non amano milano marittima

Stemma Acampora con il pino

Adesso certi pirla vanno matti per il mare d’inverno, come se inverno e mare prima non esistevano a Milano Marittima, il Signore li ha fatti adesso, noi chissà dove vivevamo. Perché prima non venivano? Nonostante una Milano Marittima più abitata, più verde, piena di negozi di prima necessità ecc. Perché prima non era moda venirci. Per loro eravamo un paese di campagna col mare davanti, un posto abitato da gente di serie B, se non C. Ecco la spiegazione.

Sarte e camionisti, muratori ed elettricisti, ciabattini, imbianchini, fruttivendoli, macellai, insomma negozianti vari. Se volete vi faccio i nomi traversa per traversa! Poi c’erano i bagnini, che erano spesso considerati dei proletari in zoccoli e canotta e che davano giusto ombrellone e mosconi.  I custodi delle ville, considerati pari alla servitù, e tanti tanti albergatori che avevano ancora la gestione famigliare e abitavano dentro qualche stanza non avendo ancora fatto i soldi per la villa in zona Amati o altrove. Gente che i cervesi invidiavano perché considerati stranieri usurpatori che si godevano il paradiso verde.

Ricordi i nostri papà ed i loro amici, quando si allungavano al biliardo del Cral, che ostilità sentivano? Ma oggi non possono sapere, non possono capire, cara Franceschina, come allora tutta quella piccola e media borghesia che costituiva “quelli che hanno studiato” come insegnanti, avvocati, notai, si sarebbero sentiti declassati e pure strani, mortificati direi, a dover finire a vivere l’inverno a Milano Marittima assieme a noi bifolchi di provincia.

Ti ricordi che battutine? “Ma come fate? Ma qua siete in mezzo ai lupi, vivete nel bosco, non andate in depressione? Io mi sparerei dopo una settimana! Qua si sta bene solo in estate che possiamo andare in spiaggia”. Adesso che non vedono invece l’ora di scappare dalla città, dove hanno davvero preso troppi lupi e simili, vengono a rivoltare la frittata, che rabbia! Loro che considerano Milano Marittima perlopiù solo l’area di quella Rotonda che ebbe il nome di Beltramelli, fissato col verde e coi pini!

Cara Franceschina, in questi giorni d’autunno, ricordi la magia dei colori degli alberi e dei giardini di Milano Marittima o calci dati ai tappeti di foglie cadute che coprivano strade e marciapiedi come un lenzuolo di caldi colori fra il rosso, l’ocra ed il giallo? Cara Franceschina sei andata altrove, ma il privilegio di quella Milano Marittima lo hai, lo abbiamo, vissuto tutto, grazie a Dio…

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi

Milano Marittima era più viva una volta

Alcuni affermano che una volta Milano Marittima in inverno era un mortorio. Vi spieghiamo perché si sbagliano.

Tutti noi vecchi e veri residenti di Milano Marittima (dai registri parrocchiali eravamo sui duemila) conosciamo il buon Attilio Bertasi classe 1941 di origine ferrarese. Per decenni ha gestito market fornitissimi, prima sul Matteotti, a due passi dalla Rotonda Primo Maggio, poi a inizio anni ’80 in viale Bologna. I suoi cognati Bazzocchi invece aprirono alla Quarta Traversa il noto bar Tre Gazelle, davanti al quale partiva il circuito motociclistico.

Milano Marittima era più viva una volta

I negozi in Rotonda Primo Maggio

Un giorno Attilio mi raccontò che una vicina di negozio, originaria di Torre del Greco, gli aveva consigliato di vendere l’ottima pasta di Torre Annunziata e mi fece il nome del Pastificio Filippone. Mi misi a ridere, perché non solo la tradizionale pasta di Torre è più antica di quella di Gragnano tanto di moda oggi, ma perché in quel pastificio era stato dirigente e amico di infanzia del padrone proprio mio nonno! Questo aneddoto vuol testimoniare come già tanti anni fa a Milano Marittima avessimo non solo tanti negozi di prima necessità aperti in inverno ma addirittura ben forniti con prodotti di alta gamma, o di nicchia come usa dire oggi!

Il Pastificio Filippone nato nel 1884 chiuse nel 1971, quindi si fa presto a risalire a che anni mi riferisco. Oggi, a quei cretini che sento continuamente ripetere ossessivamente che Milano Marittima prima delle recenti manifestazioni natalizie fosse un mortorio senza residenti e negozi aperti nei mesi Ottobre-Giugno, dico che è molto più morta adesso! Forse era morta la domenica, quando non era permessa l’apertura che mia madre chiese nel 1978, ma non ottenne, sentendosi rispondere “Ma chi deve venire la Domenica a vedere i negozi di Milano Marittima?”.

Milano Marittima era più viva una volta

I negozi in Viale Gramsci. Foto: Maurizio Righi

LE ATTIVITÀ CHE TENEVANO VIVA MILANO MARITTIMA TUTTO L’ANNO

Anni dopo una coraggiosa pioniera fu la nostra amica Rossana della boutique omonima, che preferiva pagare le multe perché stando aperta incassava bene. Solo di bar fra casa mia e la Rotonda Primo Maggio ne avevamo sei aperti in inverno, Riviera, Barbanti, Gazelle, Centrale, Cristallino, Bracci, senza contare Verdi e Royal Palace in viale Forlì.

Abitare o essere Milano Marittima

A destra il Bar Centrale in Viale Matteotti

Due macellai, Roli e Battistini, il lattaio Fabbri dove oggi c’è lo Zouk, i fornai Baldani e Barbetta davanti alla scuola alberghiera, addirittura la Coop della Alessandri dove oggi c’è il Cognac Bisquit. Dietro nella piazzetta c’è il verduraio Rubboli. Negozi di casalinghi come Tutto per la Casa dei Cereda, Rasini in Rotonda, Castorri in viale Ravenna o Cavallucci che aveva anche le bombole del gas alla Sesta Traversa.

Almeno tre tabaccai sul Matteotti, Sedioli alla Ottava Traversa, Barbanti e Falaschi, due fotografi, Apperti Weber e Galli in viale Romagna. Le edicole del Canalino e di Neddo, la firmatissima profumeria Dradi davanti all’Hotel Suisse. Poi la Todoli coi fiori, la farmacia di Morgagni, le Orsoline con l’asilo, le scuole Mazzini, la nostra chiesa Stella Maris, le nostre poste, i nostri Carabinieri in viale Dante, i nostri vigili in via Verdi dove sono nato.

Insomma, dov’era questo mortorio a Milano Marittima? Chi ha iniziato a propagare questo mantra? Questa emerita stronzata?

Il Conte Ottavio Ausiello-Mazzi