Il blog di Cervia e Milano Marittima

Da simbolo di una way of life a bersaglio di polemiche, i pini non hanno vita facile nella Milano Marittima del nuovo millennio.

Cara Franceschina, sapessi quanto è cambiata la nostra Milano Marittima da quando ti sei trasferita. E noi, ormai, sono 54 anni che ci abitiamo tutto l’anno, dal ’68 per la precisione, anche se ricorderai che la tua cara Emi è praticamente qua da oltre 70 anni.

E com’è cambiata anche la gente, posto che dei nostri non c’è ormai più nessuno, se non qualche anziano. Tutta gente nova, direbbe quel Dante che abbiamo celebrato anche nei nostri giardini, che non ama Milano Marittima se non in proporzione di quanto soddisfi i suoi egoismi e soprattutto vanità. Tutti dicono di amare i figli, ma non è vero, ricordi l’inizio di “Va dove ti porta il cuore”? Si, tutti dicono di amare Milano Marittima, ma non è vero, sapessi cosa fanno e cosa dicono.

loro non amano milano marittima
Foto: Corriere di Romagna

Pensa, l’altro giorno è caduto un grande pino ritratto della salute (lo dice anche il Carlino del 3 Novembre 2021) in viale Forlì fra la macelleria di Roli, dove andavano sempre le nostre mamme, ed il negozio di giocattoli Balocchi, dove andavamo noi a sognare davanti alla vetrina. Tutti contenti di questa caduta, con commenti da far accapponare la pelle e sono solo gli ultimi di una lunga teoria, una teoria del facciamoli fuori tutti quei pini che erano 10 o forse 20 volte di più quando eravamo bambini e non davano, chissà come mai, tutti questi problemi, veri o presunti (o utili), che pare diano adesso a tutti i nuovi venuti.

Verrebbe da chiedersi il perché siete venuti a stare a Milano Marittima, quando Milano Marittima è i suoi pini, una Milano Marittima senza pini è come un paradiso privo dei suoi angeli come quello bellissimo, che tenevamo a capo letto, ricordi?

loro non amano milano marittima
A Roma valorizzano i pini con un concorso fotografico dedicato

Secondo il giornale del giorno dopo, la città di Giuseppe Palanti, il nonno della cara signora Paola, non poteva farne a meno dei pini, oggi la città turistica cerca il compromesso… Mah, forse non era proprio una città turistica la Milano al mare del Palanti? Leggere queste robe fa davvero piangere, e dire che per fare cartolina è marketing, per vendere immagine, per il Centenario scrivevano che Milano Marittima era una delle pochissime garden city rimaste fedeli all’originale (Carlino 2.3.2012)… e qui viene da ridere!

I pini ormai ci sono e in abbondanza, e anche quando al loro posto ci sono tigli o altro, nelle pubblicità dei nuovi immobili vedi caseggiati immersi in un verde di pini che definire virtuale è verità e non fantascienza.

Eppure, spiegando come e perché, l’esperto giardiniere di Ravenna, Germano Lolli, lo aveva già detto alla Voce del 1 Marzo 2013 che i pini di Milano Marittima erano destinati a cadere tutti entro pochi anni. E non parliamo dei privati che ne fanno fuori a go go fra nuovi appartamenti a schiera o condomini, come se non ne avessero già fatti fuori proprio per edificare. Via tutti!

Come mai a noi non davano fastidio?

Quindi la città ideata da Palanti non solo non era turistica ma pure cretina se i pini stanno bene solo in pineta?

Quindi quando il Comune imponeva di ripiantarne due tolto uno, dopo motivazione draconiana, era un comune di delinquenti che raddoppiava pericoli e problematiche per i cittadini?

Ma allora i pini sono pericolosi pure in pineta, anche lì possono cadere su chi passa o le radici far inciampare chi fa jogging o passa in bicicletta?

Quindi sarebbe da chiedere come mai consci di tanto disagio e pericolo, che noi fino a tutti gli anni ’80 e oltre mai abbiamo avuto o percepito, non avete preso casa altrove?

Cara Franceschina, lo sappiamo il perché, perché gli hanno messo in testa che abitare qui è vip e una promozione sociale, fa status. E tu cara Franceschina, che sei nobile come me,  sai che proprio il pino in araldica fa status, segno di antica nobiltà, ti ricordi lo stemma del pino dei miei antenati Acampora?

loro non amano milano marittima
Stemma Acampora con il pino

Adesso certi pirla vanno matti per il mare d’inverno, come se inverno e mare prima non esistevano a Milano Marittima, il Signore li ha fatti adesso, noi chissà dove vivevamo. Perché prima non venivano? Nonostante una Milano Marittima più abitata, più verde, piena di negozi di prima necessità ecc. Perché prima non era moda venirci. Per loro eravamo un paese di campagna col mare davanti, un posto abitato da gente di serie B, se non C. Ecco la spiegazione.

Sarte e camionisti, muratori ed elettricisti, ciabattini, imbianchini, fruttivendoli, macellai, insomma negozianti vari. Se volete vi faccio i nomi traversa per traversa! Poi c’erano i bagnini, che erano spesso considerati dei proletari in zoccoli e canotta e che davano giusto ombrellone e mosconi.  I custodi delle ville, considerati pari alla servitù, e tanti tanti albergatori che avevano ancora la gestione famigliare e abitavano dentro qualche stanza non avendo ancora fatto i soldi per la villa in zona Amati o altrove. Gente che i cervesi invidiavano perché considerati stranieri usurpatori che si godevano il paradiso verde.

Ricordi i nostri papà ed i loro amici, quando si allungavano al biliardo del Cral, che ostilità sentivano? Ma oggi non possono sapere, non possono capire, cara Franceschina, come allora tutta quella piccola e media borghesia che costituiva “quelli che hanno studiato” come insegnanti, avvocati, notai, si sarebbero sentiti declassati e pure strani, mortificati direi, a dover finire a vivere l’inverno a Milano Marittima assieme a noi bifolchi di provincia.

Ti ricordi che battutine? “Ma come fate? Ma qua siete in mezzo ai lupi, vivete nel bosco, non andate in depressione? Io mi sparerei dopo una settimana! Qua si sta bene solo in estate che possiamo andare in spiaggia”. Adesso che non vedono invece l’ora di scappare dalla città, dove hanno davvero preso troppi lupi e simili, vengono a rivoltare la frittata, che rabbia! Loro che considerano Milano Marittima perlopiù solo l’area di quella Rotonda che ebbe il nome di Beltramelli, fissato col verde e coi pini!

Cara Franceschina, in questi giorni d’autunno, ricordi la magia dei colori degli alberi e dei giardini di Milano Marittima o calci dati ai tappeti di foglie cadute che coprivano strade e marciapiedi come un lenzuolo di caldi colori fra il rosso, l’ocra ed il giallo? Cara Franceschina sei andata altrove, ma il privilegio di quella Milano Marittima lo hai, lo abbiamo, vissuto tutto, grazie a Dio…

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi

Una risposta

  1. vogliono abbatterli il più possibile
    intanto li massacrano con potature che eccedono la reale necessità di manutenzione
    non ci sono controlli, e se protesti accusano te
    che fa manutenzione, in realtà fa legna da ardere
    e comunque non hanno ancora fatto nulla per ripristinare la pineta abbattuta dal ciclone

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