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Mi ricordo Lo Sporting

L’articolo del Corriere del 13 Gennaio 2019 sul definitivo “sbaraccamento” dello Sporting intitolato “Sporting, finisce un era” ha ovviamente suscitato subito una valanga di commenti. Il mio primo pensiero, è stato che in realtà anche stavolta si è girata la frittata, perché una vera e propria “era Sporting” finì quando da bar Gelateria aperta nel 1962, divenne ristorante nel 2001 pur mantenendo il nome…

Il Conte in inverno davanti allo Sporting nel 1979

Poi i ricordi, innumerevoli, della mia infanzia, legati anche al fatto che dal 1978 al 1984 proprio di fianco mio padre aveva la boutique La Tartana Due… Quindi un rapporto giornaliero coi gestori come Enzo, con i giovani camerieri, ma anche con chi lo Sporting lo aveva concepito e costruito, la famiglia Pasini di Bertinoro, ci conosciamo da sempre. Dice tutto il fatto che anche l’ultima volta che abbiamo parlato con Adele Pasini, per noi lo Sporting fosse essenzialmente un prolungamento di casa, mentre poi è diventato (in linea con la nuova Milano Marittima) una vetrina, un palcoscenico, per chi voleva rappresentare la propria ricchezza o anche solo mettersi in mostra per una cena. In noi evoca ricordi semplici, forse insignificanti, come per me il profumo del gelato, o il minuscolo bagno a scomparsa dietro una porticina semi invisibile nel pianerottolo, o le cabine e gli elenchi dei telefoni pubblici al piano di sopra… Del resto la vetrata del gazebo che pare verrà smantellata, si offriva perfettamente a questo clownismo, quando un tempo non c’era che la intelaiatura in ferro, che esclusivamente in stagione ospitava il tendone, poi veniva tolta, e così era dappertutto. Un altro ricordo meccanicamente legato allo Sporting di quegli anni riguarda i tardi pomeriggi estivi quando sempre allo stesso tavolino sempre alla stessa ora, ci sedevamo io e la mitica Carmen Pantani della omonima Boutique, io con la coppa di gelato e lei con la Schweppes. Un rito, con un vero personaggio lontano distanze siderali per savoir faire e savoir vivre da tanti bottegai e tante commesse della Milano Marittima attuale che si credono chissà chi e sono solo dei gran maleducati. Leggo nell’articolo altre gravi imprecisioni. Tipo “Negli anni ’70 svolgeva il ruolo insigne di gelateria, quando il cono e i caffè concerto erano diventati il marchio di Milano Marittima”. Ma per carità! Sporting, Perla, Nuovo Fiore erano gelaterie d’accordo, ma in primis per sedersi! Non paragonabili alle gelaterie successive, sebbene con prodotti pregiatissimi, come la Cremeria Mozart al condominio La Bussola o lo Slurp ecc. Il fatidico “cono da lecco” era più una prerogativa dei cervesi e dei campagnoli in trasferta, che giusto quello potevano permettersi, e gustarlo seduti su qualche panchina… Perché c’è un altra frase assolutamente decontestualizzata, cioè “A poco a poco le gelaterie vennero sostituite da altri locali più modaioli e tiratardi”. Non è assolutamente andata così. I bar come Sporting ecc hanno ceduto il passo perché qualcuno, nel viale vicino aveva iniziato ad aprire locali che attiravano una clientela che pian piano aveva fatto scappare quella dei bar storici ed eleganti! Come si fa a dire che uno Sporting non fosse modaiolo se ci facevano anche le sfilate di moda! Io me le ricordo, ma io c’ero!

Il Conte in estate davanti allo Sporting nel 1979

E poi la clientela, appunto, quella che andava anche al vicino e concorrente Nuovo Fiore dove “sedersi valeva ben oltre un gelato” (Corriere 19/12/12). Questa Estate 2018 più di una volta commentando questo spicchio buio della Rotonda Primo Maggio abbiamo incrociato e condiviso ricordi con vecchi habitué come il Conte Emaldi o il marchese Luti de Sere, e quanti ne potrebbe regalare l’avvocato Giardini di Ravenna, noto playboy e pure nipote di quel Nullo Baldini che da nome al viale che immette a Milano Marittima! Gente mia, dovete capirla prima o poi che non è elegante un posto com’è stato lo Sporting perché eri in vetrina in centro e pagavi una pepata di cozze 14€ ed uno spaghetto 18€, Milano Marittima era elegante perché allora ci girava gente elegante, e dava il tono! Adesso nelle vostre testoline pensate sia un posto elegante perché hanno sostituito i negozi di prima necessità con le boutiques dalle griffes dozzinali… e la magia di Milano Marittima è finita. Pensare che uno è elegante e VIP perché si mette un vestito firmato e frequenta certi locali di Milano Marittima è come credere che se si mette in mano uno Stradivari ad una scimmia questa automaticamente diventa Paganini. Ma si finisce con la sorpresa. Sempre il Corriere del 13/1/19 ci informa che una parte dell’ex locale, facente capo ad un noto esperto di turismo glamour fashion VIP esclusivo sempre pronto a magnificare Milano Marittima ha già affittato ad un negozio di che? Di alimentari! Staremo a vedere se verrà un negozio di alimentari VIP come, per esempio, a Bologna in via Oberdan c’è “Bruno e Franco” oppure in via Caprarie c’è “Tamburini”, certo insorgeranno quelli che stupidamente dicono che fintanto che Milano Marittima aveva proprio alimentari, macellerie, lattai, fruttivendoli, inverno compreso, allora non era ancora un posto figo! Come al solito da qualche anno, tante sparate, tante arie, tante arroganze, poi per fare cassa si finisce a tarallucci e vino…

Il Conte

Discorsi da bar (Prima parte)

Il Conte propone una rassegna dei bar e gelaterie che hanno fatto la storia della vecchia Milano Marittima.

Chi aveva il gelato più buono a Milano Marittima? Per opinione generale, il bar Giglio (di Sartoni davanti all’Hotel Flora), seguito a ruota dalla Perla (di Bagioni) e dal Riviera (dei Giorgi). Il bar più figo? Boh, Sicuramente il più originale era il Cristallino (oggi Caffé della Rotonda) con montagne di verde nel pergolato a dimostrazione che, ben prima che ce lo portasse la Pro Loco di Fanelli, in Rotonda Primo Maggio un presepe l’avevamo già!

Discorsi da bar (Prima parte)

Quanti erano i bar a fine anni ’80? Moltissimi e tanti aperti anche l’inverno fra Ottobre e Pasqua. Perché Milano Marittima era molto più viva una volta di quanto oggi vogliono farvi credere. D’inverno, poi, eri certo di trovarci tutta gente di Milano Marittima, perché i bar erano territoriali come i seggi elettorali, ci andavano solo le persone della zona. D’inverno, Perla e Sporting erano chiusi e nei relativi piazzali (sgombri) giravamo in bici. Invece alla Diciassettesima Traversa il Bar Cacciatore del Cavalier Catalano era aperto.

Solo in tempi recenti, credo nel 1991, la Perla iniziò a rimanere aperta da San Valentino in poi. I più maturi di Milano Marittima ebbero un primo ritrovo nel bar-circolo di Viroli, dove oggi c’è il ristorante Al Pagliaio (già Raffaele). Poco distante, il bar Verdi era per i ragazzi della scuola alberghiera (ve la ricordate quando era in Viale Ravenna?), mentre in angolo Via Ariosto c’era il Circolo Repubblicano (poi sede dei vigili). Il ritrovo si spostò da Budini al Gran Bar, sotto al grattacielo a mare, il quale aveva pure il biliardo che fu però eliminato dall’ultimo gestore romano insieme al telefono pubblico e agli elenchi di tutta Italia, come una volta li aveva lo Sporting.

L’elemento giovanile, invece, iniziò a ritrovarsi al Barbanti, dove in un recente capodanno anch’io diedi una mano in amicizia e, Lunedei, la titolare, propose di assumermi! Era naturale appoggiarsi lì, per chi stava diventando ometto ma era ancora legato all’oratorio della Chiesa Stella Maris e soprattutto al campetto che c’era a fianco! Poi si spostarono al bar Centrale (oggi Harley) e difatti prese vita la squadretta di calcio che rappresentava Milano Marittima nel torneo dei bar.

Il Centrale ebbe vari gestori, Lonzardi (già bar Arena Mare), Benzi (la famiglia alberghiera), Plazzi (hotel Belvedere, ristoranti Zi Teresa e Brasserie), Nanni (poi Boutique Francis). Quante volte con il figlio di Claudio o la figlia di Francesco abbiamo giocato al Canalino o acceso il Jukebox.

Dov’è oggi la Banca Popolare c’era il bar Griglia D’Oro di Guidazzi, altro ritrovo nei rigidissimi inverni milanomarittimesi dominati dalle forti nebbie commentate dal caro nautofono di Cervia. Ma anche quello, oggi, non c’è più. Continua…

Firmato

Il Conte Ottavio Ausiello-Mazzi

Sburoni a noleggio 2020

Smantellare il verandato dello Sporting ristorante, lo scorso 12 Febbraio, è stato smantellare non un pezzo di storia, che quella l’aveva fatta lo Sporting bar gelateria, ma una vera e propria vetrina della nuova Milano Marittima. Quella, appunto, delle apparenze e apparizioni. Nello Sporting bar era la clientela a dare il tono in, e fra i fissi c’era anche chi scrive. Come altri topos della nuova Milano Marittima lo Sporting ristorante era di per sé considerato fonte di figheria, o vipperia. Esserci significava farsi vedere come gente “in”. Già nel 2015 avevo scritto un articolo Sburoni a Noleggio per stigmatizzare un nuovo corso che, in 5 anni, è addirittura cresciuto e sedimentato. Era partito dai ricordi di una anziana residente di umili origini, che ricordava come un fatto eccezionale che una sua vicina di casa contessa, vedendola carica di spesa per strada, le avesse offerto un passaggio in auto. Era la mia Milano marittima, quella non vip ma Signora, quella nata tale, e ormai morta, quella della educazione, della semplicità, della sostanza, della discrezione ostinata e gelosa, ammazzata dalla nuova Milano Marittima cafonal dei vip e degli arrivati, dell’apparenza e della ostentazione, anche di ciò che non si ha. Ma si può affittare, come nel estate 2014 era arrivato il noleggio delle Maserati, e nel 2015 delle Ferrari…

Da almeno 20 anni Milano Marittima si offre come ideale palcoscenico ai parvenus di ogni portafoglio perché a buon mercato nonostante la mitologia del caro prezzo (cfr Corriere 27.4.2015). Spararsi la posa, a partire dai macchinoni, continuamente rombanti e figurati se questi sono tipi da offrire passaggi alle vicine di casa con la spesa, che fra l’altro anche dopo anni di coabitazione non hanno neanche mai degnato di un buongiorno. Più facile che le stendano, nel loro imperversare su e giù per i viali, come una giostra col circuito prestabilito, e a orari di massima visibilità per i loro macchinoni, orologioni e zoccoloni…

E dire che proprio i grandi patron delle case automobilistiche erano assolutamente low profile. Ferrari Padre andava a Viserba, poi Ferrari figlio prese discretamente una villa vicino casa mia da una mia amica, e nessuno, lui per primo, lo faceva pesare. Anni prima c’era un amico dei miei genitori, tale Ferruccio Lamborghini, snobbato addirittura dalla borghesia di Milano Marittima, perché aveva iniziato coi trattori. Per introdursi nella Dolce Vita di Milano Marittima aveva avuto due angeli in paradiso, il conte Lurani, parente dei Cadorna, che qui avevano le ville e suo fido pilota, e mia madre la nobildonna Emilde Mazzi, che a Lamborghini fu presentata dal suo pierre e pilota marchese Gerini. Infatti mia nonna e la zia di Gerini erano amiche d’infanzia. Fu Ferruccio a soprannominare EMI la mia mamma, che portava tutti a mangiare in totale semplicità in alcune pensioni, a partire dalla Pensione Bologna della famiglia Benzi. E c’era anche un altro ragazzo bolognese con loro, che pare non capisse molto di auto sportive, tale Luca Cordero di Montezemolo.

sbulloni a noleggio 2020

Anni ’60, pensione Bologna

sburoni a noleggio 2020

1954, inaugurazione pensione Bologna

Un mondo lontano anni luce dai nuovi imprenditori che oggi pullulano a Milano marittima, quelli che li senti da lontano, che parlano di continuo, a voce alta, e parlano solo di soldi o di viaggi, ovviamente fatti solo per status e dire io c’ero. Quelli che considerano Milano marittima uno status come le loro auto, ovviamente per loro Milano Marittima è giusto qualche negozio e qualche locale, il resto non conta perché conoscere il vicino elettricista o tabaccaio non fa status…

Il conte Ottavio Ausiello-Mazzi