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Tradire Milano Marittima felici e contenti

Il Conte spiega perché il nuovo parco urbano di Milano Marittima è una contraddizione in termini e un tradimento dell’anima della città.

Ormai la gente si beve tutto. Perché la gente non sa più ragionare, non sa più dar peso alle parole tutto da brodo. Parco urbano “DI” Milano Marittima è una eresia, quasi una bestemmia, è davvero una contraddizione in termini perché è un totale tradimento dell’anima della nostra città.

parco urbano

Il progetto del nuovo parco urbano

Milano marittima, quella vera intendo, non tutte quelle cose che potete trovare altrove e che a molti fanno dire io amo Milano Marittima. No cari, se non amate i pini dentro Milano Marittima voi non la amate.

cartolina

Un nuovo parco urbano (qui il progetto) vuol dire azzerare la peculiarità unica della località e renderla uguale ad altre centinaia di realtà dove il parco, il polmone verde cittadino, è un qualcosa “a parte” rispetto al resto del tessuto urbano. Milano Marittima è nata proprio in antitesi e il verde ed i pini erano la città stessa.

milano marittima rotonda primo maggio

La Rotonda Primo Maggio negli anni 50′ quando era una vera e propria pineta

Il parco non era “di” Milano Marittima, il parco era in un unicum insolvibile. Il verde non era un accessorio, era “la” località. Se non capite questo semplice concetto allora non sapete nemmeno dove sia Milano Marittima. Dire che a Milano Marittima i pini stanno bene in pineta è come andare in chiesa e dire che i crocifissi stanno bene fuori. Come ordinare una Sachertorte chiedendo di togliere la marmellata e, una volta mangiata, dire “quanto è buona la Sachertorte”.

milano marittima vialetto degli artisti

1988, l’ingresso del Vialetto degli Artisti con due sculture di Aldo Argelli

Nel 2018 il Forum Mondiale della FAO, non dei cretini da bar di paese come sono ormai tanti “esperti” chiacchieroni della località, ha messo in evidenza quello che noi avevamo già dal 1912, sui tanti e vari benefici della forestazione urbana, non extra urbana. In certe nazioni addirittura vengono costruiti quartieri residenziali dove l’80% della superficie è solo verde. Da noi invece si sega. Togliere i pini nella nostra città è come a Venezia togliere le palafitte che sono le fondamenta della città.

milano marittima viale matteotti

Il Viale Matteotti in una foto d’epoca

Il progetto di Palanti del 1912 era un progetto urbanistico non certo un progetto edilizio, e c’è un’enorme differenza di concept e di vision. Ma a voi che vi frega, per voi Milano Marittima è un brand, una moda, una sequenza di cazzate e di idee distorte e guai chi ve le tocca.

viale matteotti milano marittima

Il Viale Matteotti in una foto d’epoca

Nel 1974 il PRG definiva per Milano Marittima nuove dotazioni di verde anche come alternativa alla spiaggia, quindi dopo mezzo secolo sai che novità sto parchetto. Ma l’importante è raccontarla, come fu per il Matteotti, dove il tanto strombazzato restyling per avere un viale giardino non solo si limitò al tratto Rotonda-Canalino, ma ha visto successivamente eliminare tutti gli alberi rimasti, quando era davvero un viale giardino ancora negli anni ’80 con doppia fila di pini e cipressi.

ordinanza 1761 del 3 Luglio 1986

Quando ero bambino un parco urbano estivo era la Colonia Varese che ospitava il Luna Park e dove il Comune non solo poi non ha mai chiesto danni di immagine per l’ingresso alla località spacciata per fashion esclusiva glamour vip, ma neanche ha mai fatto rispettare, credo, la propria ordinanza 1761 del 3 Luglio 1986 sull’obbligo di tenere pulite e decorose le proprietà verdi.

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi

Parco Urbano di Milano Marittima

Il nuovo Parco Urbano di Milano Marittima è stato presentato il 30 Giugno 2021. A che punto siamo oggi?

Da quando si è iniziato a parlare di un fantomatico Parco Urbano di Milano Marittima, c’è stata sempre molta confusione da parte degli enti preposti alla comunicazione del progetto su ciò che realmente sarebbe stato, soprattutto per quanto riguarda il luogo dove sarebbe sorto. Infatti, l’amministrazione comunale ha sempre parlato del parco come una soluzione atta a valorizzare l’area colpita dal tornado del 10 Luglio 2019 ma, da quanto mostrato, scopriamo invece che il progetto è molto ampio e che l’area colpita dal tornado è solo marginale, nel bene e nel male, al progetto.

il nuovo parco urbano di milano marittima

Progetto del Parco Urbano di Milano Marittima

Come si può vedere dall’immagine, il progetto si estende nell’area conosciuta come “Bassona” ed abbraccia per intero l’Adriatic Golf Club Cervia, la storica Casa delle Aie e il celebre Woodpecker del quale abbiamo spesso parlato fino a portarlo alla ribalta, contribuendo così a fare in modo che gli venisse data una seconda possibilità (diamo a Cesare quel che è di Cesare).

COME SARÀ IL PARCO URBANO DI MILANO MARITTIMA

il parco urbano di milano marittima

Sarà completo di spazi e manufatti con funzioni ricreative, percorsi ciclabili e pedonali interni al parco e di collegamento con l’abitato di Milano Marittima, con le Terme e con il Parco Naturale. Vi saranno spazi dedicati all’attività sportiva all’aria aperta tra cui percorsi running, campi da basket, pallavolo, percorsi vita, palestre all’aperto e non mancheranno spazi dedicati alla socializzazione, all’intrattenimento, alle attività ricreative e didattiche.

parco urbano di milano marittima

Tutto questo sarà possibile anche recuperando i fabbricati presenti, a riguardo si è fatto menzione del casolare abbandonato dietro al Woodpecker che potrebbe essere riconvertito in una struttura atta alla ristorazione.

casolare bassona

Esempio di recupero del casolare

Il progetto promette inoltre di essere all’avanguardia per quanto concerne la biodiversità con aree appositamente dedicate. Particolare attenzione verrà data alla pineta che si cercherà di ampliare con delle opere di rimboschimento, come quelle già in atto nell’area colpita da tornado. Impossibile, durante la presentazione, non aver fatto caso ai due laghi previsti nell’area dietro alla Casa delle Aie e al Woodpecker.

parco urbano di milano marittima

Fra le varie ipotesi c’è il Centro Congressi che dovrebbe diventare il museo della civiltà contadina con una vasta esposizione di attrezzi agricoli di vario genere e dove all’entrata saranno dislocati laboratori didattici, caffetteria, bookshop e aule multimediali. Nell’ex magazzino comunale dovrebbe, invece, vedere la luce una piscina a due vasche (non olimpioniche per quanto ne sappiamo) e un ristorante panoramico. L’ex vivaio comunale dovrebbe diventare il centro informazioni del parco urbano di Milano Marittima.

A CHE PUNTO SIAMO NEL GENNAIO DEL 2022?

Il Sindaco Massimo Medri fa sapere che stanno lavorando allo sviluppo progettuale degli accessi e che il suo personale obiettivo è quello di vedere, entro il 2024, già le prime realizzazioni. Ovviamente, il progetto del Parco Urbano di Milano Marittima richiederà anni per essere completato, ma il primo cittadino vorrebbe darne un assaggio prima della fine della sua legislatura.

Thomas Venturi

Il progetto Vietti Violi del 1931

Per comprendere quanto si pensasse in grande per Milano Marittima già nei primi del ‘900, bisogna prendere in considerazione progetti come il Vietti Violi del 1931.

Strutture per calcio, atletica, pallacanestro, tiro a volo, tennis, golf, equitazione, pattinaggio, anche il Palazzo dello Sporting Club dove ritrovarsi socialmente. No, non è il progetto di un nuovo futuristico parco a Milano Marittima, è il progetto Vietti Violi del lontano 1931.

Il progetto Vietti Violi del 1931

Il progetto Vietti Violi del 1931

La storia ufficiale ci dice che nel 1938, grazie ad un cervese che ne fece richiesta al Duce durante una visita ufficiale in città, sorse finalmente il campo sportivo. Ed è vero, però, ben sette anni prima un milanese, Anselmo Orti, uno dei fondatori, aveva commissionato ad un grande architetto, Paolo Vietti Violi, un progetto di parco multi funzionale per Milano Marittima, che ovviamente non ebbe seguito, ennesimo schiaffo ai fondatori, oggi invece tanto apprezzati. Lo stesso vale per altre strutture che non ebbero appoggio debito, come la rivalutazione delle colonie nei primi anni ’80, come voleva fare un imprenditore di fama mondiale, o il galoppatoio Le Siepi, per non dire dell’esilio del mitico Woodpecker…

MILANO MARITTIMA È SEMPRE STATA AVANGUARDISTA

Voi che non mi credete quando dico che Milano Marittima era più verde una volta, che era molto più abitata anche in inverno ed in inverno eravamo pieni di negozi di tutte le tipologie, voi che non mi volete credere quando vi dico che la stagione durava 6 mesi, dai primi di Aprile a metà Ottobre, oggi faticate a credere che Milano Marittima ha precorso i tempi, e se alcuni progetti avessero trovato ascolto, avrebbe conosciuto il famoso “boom” trent’anni prima di tante altre parti d’Italia. Ed è anche per questo che mi arrabbio quando sento definire quartiere Milano Marittima, un termine assai riduttivo quanto inappropriato anche storicamente.

Oggi il focus è su due grandi progetti: il primo è il Lungomare di Milano Marittima, ovvero il tratto dal Canalino alle colonie fasciste. Il secondo è il parco urbano in pineta.

Il lungomare di Milano Marittima, come è logico, lo aveva da subito previsto Palanti nel lontano 1911. Spazio per farlo non mancava a quei tempi e non è mancato neanche dopo, molto dopo. Basta guardare le foto aeree fino a metà anni ’70 e si vede come fra la prima fascia alberghiera e gli stabilimenti balneari ci fosse spazio per fare un autostrada a quattro corsie.

Il progetto Vietti Violi del 1931

Foto degli anni ’70

Quindi mi fa un po’ ridere leggere sul Corriere del 2 Novembre 2019 che gli operatori sono entusiasti, anzi, non vedevano l’ora perché al lungomare sono sempre stati favorevoli. Se siete sempre stati favorevoli allora perché non lo avete fatto prima? Cosa è stato in questi 100 anni ad impedirvelo?

Oggi bisogna ricordarsi di queste cose, altrimenti non è vero che si fa storia, presentando tutto come se fosse una novità e come se Milano Marittima avesse sempre stagnato per decenni fra le nebbie marine. No, Milano Marittima è sempre stata avanguardista, il problema è chi ha messo i freni, tanti freni, troppi freni, che magari su certe cose non sono stati messi più, come sul casinificio estivo, coi risultati che tutti vediamo…

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi

Parco Urbano in pineta: il parere dell’esperto

Nicola Merloni, naturalista e insegnante al Liceo Scientifico Oriani di Ravenna, ha esposto il suo parere sulla realizzazione di un Parco Urbano nella pineta colpita dal tornado del 10 Luglio 2019.

Nicola Merloni

IL PARERE DELL’ESPERTO SUL PARCO URBANO IN PINETA:

“Nei giorni che hanno seguito il drammatico evento meteorico che ha distrutto parte della pineta di Cervia, molte persone mi hanno chiesto cosa pensassi, in qualità di naturalista, per il futuro della pineta, e quali interventi ritenessi più opportuni per cercare di ripristinare il bosco distrutto.

Per noi naturalisti – questo è il mio pensiero e quello di molti amici appassionati ed esperti di vegetazione – gli unici interventi opportuni nella parte di pineta devastata, ma più in generale nella pineta tutta, sono gli interventi volti a ripristinare nel modo più naturale possibile il bosco ora distrutto o degradato. Questo non vuol dire necessariamente rifare la pineta com’era, impresa oltretutto impossibile visto che sono caduti pini domestici secolari, ma significa cercare di interpretare le dinamiche vegetazionali spontanee in atto e poi assecondarle quanto più possibile. Questo al fine di ricreare un bosco quanto più possibile naturale, che – vorrei ricordare – non è mai un semplice insieme di erbe, arbusti e alberi, ancorché adatti, ma piuttosto il risultato di una complessa rete di INTERAZIONI fra organismi viventi (vegetali, animali, fungini, batterici), venutasi a creare spontaneamente e in tempi generalmente molto lunghi. Questa rete di relazioni è ciò che contraddistingue un bosco da un’accozzaglia di alberi e arbusti piantati dall’uomo, e su questa complessa rete si basa la buona salute e la resilienza del bosco e di tutti gli ambienti naturali degni di tale nome.

Parco Urbano in pineta: il parere dell'esperto

La zona colpita dal tornado dove dovrebbe sorgere il Parco Urbano. Foto Phill Guidetti

Fatta questa premessa, vorrei aggiungere che le pinete, storiche e litoranee che siano, non sono state create dall’uomo con finalità naturalistiche, ma utilitaristiche, e i pini, domestici o marittimi, sono stati piantati per il legname, i pinoli, o come barriera a protezione dai venti salsi provenienti dal mare. I pini, come è noto, non sono mai stati alberi appartenenti alla flora naturale dei litorali nordadriatici, e pertanto dovevano – e devono – essere continuamente piantati, potati e accuditi in vario modo al fine di conservarli.

A questo punto può sembrare un controsenso parlare di ambienti naturali e di spontaneità della vegetazione all’interno di formazioni create dall’uomo, per di più utilizzando in parte alberi non autoctoni, ma in realtà non è così, perché nei tempi lunghi che soprattutto le pinete storiche (San Vitale, Classe, Cervia) hanno conosciuto, la componente naturale ha avuto modo di affermarsi, spesso in modo dominante, e i lecci, le filliree, i biancospini, i prugnoli, le farnie e le roverelle hanno finito per creare compagini ad elevato carattere di naturalità, e oggi le nostre famose pinete – di cui i pini oltre ad esserne l’eponimo costituiscono uno straordinario elemento paesaggistico e storico – rappresentano un patrimonio naturale di inestimabile valore, tanto più importante in un periodo storico connotato da un generale impoverimento ambientale, conseguente ad incendi, deforestazioni, desertificazioni ed alterazioni climatiche. Un patrimonio naturale che noi Cervesi ancora abbiamo la rara fortuna di possedere e di cui dovremmo essere orgogliosi.

Parco Urbano in pineta: il parere dell'esperto

La parte più colpita della pineta

Per questo motivo sono contrario ad un progetto che comporti decespugliamenti, allargamenti di sentieri, collegamenti fra Casa delle farfalle, golf, tennis, e quant’altro concorra a snaturare e a togliere valore ad un ambiente naturale che rappresenta l’unica vera ed inestimabile ricchezza di ciò che chiamiamo pineta di Cervia. Non è un caso che queste nostre pinete siano state inserite nel Parco del Delta del Po, e che siano state istituite, nell’ambito del Sistema Natura 2000 della Comunità Europea, Sito di Importanza Comunitaria e Zone Speciali di Conservazione (si veda IT4070008 – SIC/ZSC Pineta di Cervia).

Quindi ben venga la creazione di un Parco Urbano se ciò che si va a creare andrà a prendere il posto di zone precedentemente cementificate o asfaltate, di ex-coltivi a bassa produttività, di zone antropizzate ora abbandonate, ma assolutamente NO se questo Parco Urbano deve essere creato all’interno della Pineta di Cervia, approfittando di una temporanea e parziale distruzione conseguente ad eventi climatici estremi. La Pineta di Cervia, per come la vediamo noi naturalisti, conserva ancora, nonostante le sue recenti ferite, un inestimabile valore biologico ed ambientale, che tutti noi abbiamo il dovere di conservare”.

La pineta un mese dopo il tornado

Un mese fa, Milano Marittima veniva investita dal tornado più potente che si possa ricordare in 107 anni dalla sua fondazione; addirittura peggiore di quello che distrusse il ristorante Al Gabbiano nel 1966.

Era il 10 Luglio 2019, ore 9.30 del mattino circa, un tromba marina si alza davanti al confine con Lido di Savio e prosegue in mare per alcune centinaia di metri. Tocca terra all’altezza della Decima Traversa, investe case, macchine e abbatte pini, prosegue dentro alla pineta creando un corridoio di alcune centinaia di metri per poi concludere la sua folle corsa al Parco Naturale; ancora oggi chiuso e senza una data di riapertura.

tornado devasta milano marittima

Il percorso del tornado. © Thomas Venturi

Molti sono stati i danni alle strutture, dei quali i giornali hanno già parlato ampiamente, ed è il motivo per il quale oggi tralascerò questo aspetto e vi mostrerò, invece, come si presenta la pineta un mese dopo il tornado.

Devo ammettere che dal vivo l’impatto visivo e morale è stato forte, mi ha spiazzato, quasi stordito, non riuscivo a rendermi conto di quanto verde mancasse e cercavo di capirlo spremendo la mente in cerca di ricordi, ma il cervello è come se in quel momento si stesse rifiutando di ammettere che li, dove adesso vedevo una landa illuminata dal sole, prima, a stento, vedevo il cielo.

ECCO QUELL’AREA DI PINETA PRIMA DEL TORNADO

COME SI PRESENTA DOPO IL TORNADO

La pineta un mese dopo il tornado

Un tempo a stento si vedeva il cielo

La pineta un mese dopo il tornado

Molti pini caduti sono stati segati e portati via

attrezzatura ginnica

Un tempo questo attrezzo era avvolto dalla pineta

La pineta un mese dopo il tornado

In alcuni tratti non è rimasto in piedi un solo pino

milano marittima pini segati

Non sembra neanche la nostra pineta

Quale sarà il futuro di questa grande parte di pineta ancora non è molto chiaro. Sembra che verrà creato un parco urbano polifunzionale sull’idea di Central Park a New York. L’idea è sicuramente interessante, anche se non ci dispiacerebbe la strada della ripiantumazione per far tornare quell’area come prima. Voi cosa ne pensate?

Thomas Venturi