Il blog di Cervia e Milano Marittima

Continua da Memoria corta ma lingua lunga (Prima parte). Da buon italiano, il cervese ha memoria corta; ma da buon romagnolo, ha la lingua lunga. Nella diatriba ormai annosa, sul destino dei Magazzini del Sale, recentemente abbiamo letto su La Voce del 10.5.2013 “L’amministrazione ha mostrato nei fatti la costante sensibilità nei confronti della storia e della cultura salinara della nostra città”. Sarà, però è incontrovertibile che l’amministrazione (la quale è sempre dello stesso colore politico da allora e non può imputarlo ad altri) negli anni dopo la guerra aveva una mezza idea di fare tabula rasa dei vecchi Magazzini, altro che “costante sensibilità”. E questo i cervesi di una certa età dovrebbero ricordarselo bene. Comunque, lo ricorda bene chi ha riportato alla memoria questa vicenda, non tanto perché giornalista ma perché nipote di quell’illustre cittadino di nome Saporetti che, aiutato da Spallicci, evitò lo scempio (cfr. gli articoli in proposito apparsi sul Corriere il 6.5.2012 ed il 23.2.2013, che sono più recenti e rintracciabili). Lasciando perdere altri revival, come le saline e il patrono, sui cui si è già scritto, veniamo al momento clou di questi giorni (ed al quale, chi scrive non ha partecipato nonostante le sollecitazioni), cioè l’intitolazione del Porto Canale al Beato Papa Giovanni Paolo II. Tralasciando anche qui certe diatribe e certi retroscena non molto edificanti, fra chi era pro e chi contro, possiamo affermare che ha prevalso la logica del marketing che ultimamente va fortissimo da queste parti. Lascia perplessi l’intervista rilasciata da Andrea Masoni, regista dell’evento (cfr. Voce 10.5.2013) quando dice che ha racimolato una serie di filmati della visita del Papa a Cervia 27 anni fa e, visti una volta, finiti praticamente nel dimenticatoio: “in grande maggioranza credo che NESSUNO a Cervia le abbia mai viste” dice infatti delle immagini… Fatemi capire: avevamo tante belle immagini-ricordo del Papa a Cervia (e non mi pare che i Papi a Cervia vengano tutti i giorni) ed in 27 anni NESSUNO (Masoni dixit) le ha più riviste? In 27 anni nessuno s’è riunito anche solo una volta in parrocchia o in oratorio per visionarle e ricordare lo storico evento? Ma dov’erano nascoste? Nell’archivio del KGB a Mosca? In quello della CIA? In quello di Andreotti? Erano sottoposte a censura? Sarebbe questo l’affetto dei cervesi per il Papa Beato? Io ho letteralmente scassato, massacrato intere VHS di film e musicassette a forza di vedere, rivedere, stravedere i miei film preferiti e risentire le mie canzoni più amate! Ecco all’improvviso, dopo oltre un quarto di secolo, scoppia la passione per Papa Wojtila! Un miracolo del Papa Beato? Molto onestamente (molto logicamente) Gianfranco Angelucci ha detto che il nostro Comune “non s’è lasciato scappare l’occasione” riguardo questa intitolazione, per far leva sul nome del Papa, che negli anni successivi alla visitata cervese è diventato sempre più un icona del 900 e dare lustro al nome cittadino (“ce ne rendiamo conto forse anche meglio di allora, assistiti dal senno di poi” cfr. Voce 11.5.2013). Per carità, tutto è legittimo, ma non confondiamo sacro e profano, devozione vera e marketing. Non vedo spesso in chiesa molti di quelli che, oggi, si spacciano per fans del Papa polacco. Il vero devoto non abbisogna di intitolazioni e consimili, il vero devoto mette in pratica i dettami del Papa. Qui invece cominciano i bemolle, e viene alla mente il Vangelo di Matteo 7,6 “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”. Cos’ha detto il Papa nel discorso ai cervesi la sera di quell’11 Maggio 1986? Prendiamone alcuni passi. Dice Wojtila: “Con l’incarnazione Cristo ha stabilito un particolare legame con tutta la realtà della natura (…) eredità da trasmettere INTEGRA ai figli, ma anche richiamo ai valori FONDAMENTALI della cultura e della spiritualità umano-cristiana (…) ecologia vuol dire tutto questo”. Nella Cervia e Milano Marittima in preda ad una continua cementificazione a scapito spesso del nostro millenario verde, dov’è il rispetto dell’invito, della preoccupazione di questo Papa che ci dicono “indimenticato” dai cervesi? Se prendiamo il fascicolo “Frammenti cervesi, sintesi e rassegna stampa 1996″ (giusto 10 anni dopo) vi troviamo stralci altrettanto interessanti, visti alla luce della situazione attuale. In data 20.4.1996 “Il Giornale di Vicenza” scriveva “Cervia punta sul verde, con Milano Marittima ha saputo salvaguardare il suo patrimonio naturalistico. Se un albero muore in uno spazio privato, il Comune ha VINCOLATO i cittadini a RIPIANTARNE DUE”. Che meraviglia! Nel 2013 è ancora così? O per ogni albero fatto fuori invece che sostituirlo con due piante lo si sostituisce con due appartamenti? A Cervia l’albero è SEMPRE MALATO, titolava La Voce del 28.9.2012 riprendendo le perplessità del Difensore Civico Regionale Daniele Lugli. Torniamo al Papa “indimenticato”. Disse “Non posso non rivolgere una breve parola anche sul fenomeno del turismo (…) occorre riconoscere ciò che è positivo, in quanto destinato a ricreare le forze e distendere lo spirito (…) ma occorre anche prendere conoscenza del rischio che il turismo diventi fenomeno negtivo, se ridotto ad esperienza consumistica e in definitiva alienante (…) il turismo come elemento di formazione umana (…) pausa di serena tensione (…) una possibilità d’intrecciare nuovo rapporti di amicizia per una più piena realizzazione di sé. Perché il turismo valga ad elevare gli uomini alla contemplazione del Creato e ad aprirli al dialogo con Dio, trascendente autore delle bellezze profuse nella natura”. Ecco che il discorso del Papa offre il destro per analizzare un altro aspetto della nostra realtà 2013: il divertimentificio, o meglio casinificio, lo “sballo”. Sul Resto del Carlino del 3 Agosto 1996 si poteva leggere riguardo la nostra località (ci davano anche un bel 8 come voto) “Niente sballo, please. Per divertirsi non c’è proprio bisogno di andare fuori d testa tutte le notti” diceva l’intervistato. Divertirsi in modo sano, tranquillo “ma senza sballo e ciò che ne consegue in termini d’ordine pubblico”. Giustissimo, però negli anni immediatamente successivi, s’è andati in senso opposto, e a Milano Marittima è arrivato il dvertimentificio che, nato fra Rimini e Riccione, era stato rinnegato da quelle località. É quello che qui chiamiamo “movida” per fare i soliti fighetti, pensando che cambiando nome alle cose se ne cambi anche la sostanza, balle! La movida inizia proprio all’ora che una volta c’era la chiusura obbligatoria per tutti e finisce all’alba con tanti ragazzotti ubriachi, schiamazzanti e molesti, per la gioia di residenti e turisti. E tanto per arginare il fenomeno, da quest’estate sarà aperta di sera pure la spiaggia! Quella spiaggia, che per ordinanza, era chiusa dalle 21 e dove rischiavi una bella multa se andavi innocentemente a cercarvi un po’ di frescura dopo una giornata di lavoro o per sfuggire al caldone diurno. Dov’è in tutto ciò, nella movida e affini, il rispetto del consiglio dell’indimenticato Papa? Questo francamente mi sfugge. Comunque dice bene l’antico proverbio: fra il dire e il fare c’é di mezzo il mare. Già, quello di Cervia.

Il Conte che non conta

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