Continua da Milano Marittima e il male d’inverno (prima parte).
“Il paese è tutto loro, degli americani, dei tedeschi, degli stranieri, che scelgono l’Autunno per godersi la Costiera, la Positano che vede tornare i turisti”. È lo stralcio di un articolo dei primi anni ’90, dove si rievocano anche figure mitiche del commercio “delle pezze” iniziato dalla duchessa Laura Carafa d’Andria e portato sulla “costiera” romagnola proprio a Milano Marittima dai miei genitori, pionieri di questa moda a queste latitudini. E anche Milano Marittima in Autunno era abbastanza viva se proprio mia madre, che compie gli anni il 5 Ottobre, era ancora con la boutique aperta addirittura la sera, addirittura alla Ottava Traversa, addirittura perché avevamo ancora clientela tedesca da vendere, anzi da comprare! In un intervista al Carlino del 13/9/2010 il famoso patron della Frasca, signor Bolognesi, che aveva aperto in Rotonda don Minzoni, affermava invece “Milano Marittima appena finisce l’Estate è una città morta, pentito di essermi trasferito, in Inverno sembra di essere nella città fantasma”. A sei anni di distanza le parole di un indiscutibile professionista non erano ancora state recepite, se un altro sconsolatissimo imprenditore, Ettore Cabrini, alla Voce del 5/22/2016 dichiarava “Le serrande abbassate sono sempre di più, dopo l’Estate la località è spenta anche nei fine settimana”. Non è molto che sul Corriere del 14/10/2018 un altro imprenditore lamenta “Una località sempre più abbandonata, e pare che agli stessi commercianti non interessi molto”. Per quanto mi riguarda, visto che parlano di casa mia, posso dire che sottoscrivo tutti e tre ma ribadisco ciò che sostenevo già anche prima delle parole di Bolognesi. Ovvero per far “girare” il paese Milano Marittima 12 mesi l’anno, bisognava che Milano Marittima rimanesse ciò che era, e ne avrebbero avuto duraturo beneficio sia quelli del posto (chi abita qui 365 giorni annui) sia quelli delle seconde case, sia i turisti invernali sia gli esercenti e imprenditori di ogni tipo e livello. Mi ricordo benissimo quante volte mi hanno sanguinato le orecchie sentendo bestemmiare certi ignoranti che dicevano che Milano Marittima se prima aveva macellerie, latterie, pescherie, allora non era un bel posto, non era un luogo elitario, e doveva tutta la sua fortuna all’arrivo di calciatori e show girl (per non chiamarle con altro nome)”. Ed invece no! Via i negozi “normali”, via possibilmente i vecchi residenti e proprietari di case storiche (passatisti e rompicoglioni, no?) e avanti tutta a trasformare Milano Marittima in un enorme baraccone a metà fra ipermercato e Center Gross, dove si viene a lavorare ma non si vive il tessuto sociale, non si vive il paesaggio, dove Milano Marittima è un brand, un asettico luogo di lavoro, e si può essere attaccati all’ufficio, alla fabbrica? No. Ci si lavora, si trae più reddito che si può e poi via, finito l’orario chi se ne frega, chi se ne frega di ciò che succede fuori del mio ufficio, fuori della mia fabbrica… In un paese vivo annualmente ogni iniziativa come quella per Natale, per esempio, sarebbe stata vissuta normalmente come un evento pregiato in più, non certo come un salvagente cui attaccarsi per non affondare…
Per le festività natalizie già leggiamo articoli che come spesso accade si autocontraddicono tipo quello sul Corriere del 20/11/18 “L’obiettivo è stupire promuovendo una città aperta tutto l’anno. Molti locali ORA CHIUSI riapriranno ai primi di Dicembre proprio per partecipare a questa grande festa dove L’ORGOGLIO LOCALE SOPRAVVIVE ALLE VARIE CRISI”. Domanda: come si fa a promuovere tutto l’anno quando si è i primi a stare chiusi? L’orgoglio locale (ammesso che ci sia) lo promuove chi davvero sia abitando, sia commerciando, cerca di non abbandonare Milano Marittima. Quanto al Carlino sempre del 20/11/18 leggiamo “A Milano Marittima si darà vita ad un vero e proprio festival di luci provenienti da Dubai”… beh a noi residenti basterebbe poter contare sulla illuminazione PUBBLICA che deficita alquanto, se volete davvero aiutare la vivibilità e la sicurezza tutto l’anno! Sarà che ormai le trasmissioni di cuochi imperversano anzi ammorbano, ed ecco che anche noi ciclicamente dobbiamo sorbirci varie “ricette” per il “rilancio” di Milano Marittima, tante da riempire un nuovo Artusi, tanto che addirittura di una pizzeria si dice (con tutto il rispetto per carità) “per Milano Marittima potrebbe essere il locale del rilancio” (Corriere 5/11/18). Da Milano Marittima VIP e fashion a Milano Marittima alla pummarola? Ma se siamo totalmente in crisi per l’Estate (che poi è stata ridotta a due mesi grazie a certe politiche che definire turismo è un offesa al dizionario) cosa possiamo sperare per l’Inverno? Quando già nella seconda settimana di settembre, e ripeto settembre non ottobre o novembre, si girava per una Milano Marittima lunare, un deserto, cosa volete trovare nei mesi successivi fino a Febbraio compreso? Tempo fa questo non si poteva dire, poi finalmente ci si è arresi e per esempio sul Corriere del 16/11/18 Federalberghi di Cervia ammetteva “Stagione difficile e calo dei Tedeschi” quando tutti abbiamo goduto di sole e temperature fra venti e trenta gradi fino a Novembre! Una Milano Marittima dove però qualcuno con tanto spirito di umorismo continua a far festa per “ringraziare tutti coloro che nel 2018 hanno tenuto alta la bandiera di Milano Marittima contribuendo a dare un immagine positiva e dinamica della località” (Carlino 10/11/18) e se a me personalmente verrebbe da pensare (e ringraziare) chi si fa il mazzo dalle sette di mattina alle sette di sera come tabaccai, edicolanti, baristi, questi invece si riferiscono a chi? Agli Street bar! È grottesco… e leggere che “la ricetta per Milano Marittima è quella del superamento DEFINITIVO del divertimento sfrenato” (Corriere 16/11/18) aggiunge la beffa al danno…
Chiudono anche i “pezzi da novanta” dell’ abbigliamento, come Cucinelli, perché gente che compra cappottini (e su come sono fatti ci sarebbe da dirci due parole) a 7 mila euro non c’è , e non c’è più da almeno 20/25 anni cari illusi… Quante volte mi è toccato sentire l’idiozia che Milano Marittima era una piazza commerciale ricercatissima da tutti i grandi brand, che qui volevano tutti avere una vetrina, che anche se non fatturavano avevano comunque le risorse per pagare gli affitti più esosi pur di ESSERCI. E adesso con Cucinelli che da forfait, come già altri tipo Diesel, cosa ci raccontiamo?. E lasciamo perdere la lista dei grandi nomi che non si sono manco affacciati, tipo Baldinini, annunciato a Milano Marittima che poi ha aperto in Kazakistan, e non è una battuta. “Chiude Cucinelli ma riapre lo Sporting” titolava il Corriere del 6/11/18 quasi a voler dare una luce di speranza nella disperazione collettiva, per poi aggiustare il tiro con una frase la quale dice tutta la verità che sappiamo “nella speranza che un nuovo imprenditore si faccia vivo” ovvero siamo all’elemosina, siamo ridotti col piattino in mano! Altro che arroganze glamour! E un giorno leggiamo che non ci comprano/affittano le case… un altro che non ci comprano/affittano le attività… da poco ci dicono che è così anche per gli hotel… insomma quando la capirete? Sul Carlino del 18/8/18 un invito da parte del Comune a farsi vivo chiunque avesse un’idea un progetto salvifico per la località… Insomma più che un bando, lo sbando! Con l’Immacolata partirà il villaggio natalizio 2018/19 che, ovviamente, sappiamo già sarà un successone “della Madonna” guai dire il contrario, del resto basterà ripubblicare gli articoli degli anni precedenti aggiornando solo la datazione, e via, finché un brutto giorno ci troveremo fra case, hotel negozi sfitti o malandati come una periferia ridotta a dormitorio e popolata di souk e, ovviamente non sarà colpa di nessuno. Mi viene da ridere a pensare che l’illuminazione a Dubai la cura anche un’eccellenza mondiale romagnola, la DZ Engineering di Forlì, se le torri luminose sono loro allora sarebbe il vero top e se da Dubai ci mandavano due cammelli per il Presepio era meglio…
Il Conte Ottavio
Sono d’accordo con la tua analisi. Per me la riqualifica la può organizzare solo il comune, ascoltando la voce di ognuno senza favorire pochi.