Il blog di Cervia e Milano Marittima

Dai ricordi di Giovanni Giordani che fu prigioniero nella Colonia Varese di Milano Marittima:

“Nel 1944 furono effettuati vari rastrellamenti dalla Gestapo, molti cervesi, tra cui io, diciottenne e mio padre Bruno, i pescatori Gigin e Bonaldo, famoso per la storica imbarcazione usata per lo Sposalizio del mare e un certo Meredo, fummo strappati dai nostri rifugi. Meredo, uomo loquace ma pauroso e impressionabile infatti, prima di andare dal barbiere a tagliarsi i capelli, dal timore di ammalarsi prendeva un’aspirina. Ci dirigemmo a piedi nel luogo di detenzione e non dimenticherò mai i familiari di Meredo che ci venivano dietro raccomandandogli di riguardarsi e di prendere le medicine né i pianti di mia madre.

Colonia Varese: prigione al mare
La Colonia Varese in funzione

Arrivati a destinazione ci colpì la scritta sul portone: “Lasciate ogni speranza voi che entrate”. Meredo, preso dalla disperazione, cominciò a piangere. Entrati in un enorme camerone vedemmo tanti giovani stesi sulla paglia e anche noi ci sdraiammo sfiniti. Ogni giorno ci conducevano ai lavori forzati: dovevamo costruire delle fortificazioni con grande fatica e le nostre madri, a piedi, ci portavano qualcosa da mangiare.

Colonia Varese: prigione al mare
I bunker tedeschi (segnati in rosso) ai quali lavorò Giovanni Giordani alla foce del Canale Cupa tra Lido di Savio e Milano Marittima nei pressi della Colonia Varese. Foto aerea del 1944.

Avevamo il terrore di essere deportati in Germania e, un giorno, mio padre cominciò a fare il pazzo e lo fece così bene che dopo qualche tempo in infermeria lo rilasciarono. Io ebbi la fortuna di svolgere un servizio all’esterno riuscendo a scappare. Non so come ma anche i miei compagni di sventura riuscirono a salvarsi. Oggi tutti quei giovani non ci sono più e la mia testimonianza vuole essere un omaggio e un ricordo di quel tragico momento vissuto insieme e che ancora mi commuove”.

2 risposte

  1. Un’altro commento sui tedeschi a Milano Marittima: Mio papa’ sorprese un capitano tedesco me ntre stava sperando per entrare alla serratura dell’allora casa nostra , ancora oggi esistente, villa Wanda in rotonda Don Minzoni, cmq dovette aprire la porta e la casa divenne il comando dei tedeschi a Milano Marittima, successivamente fu il comando degli alleati.

  2. Dalla foto aerea dei bunker sulla spiaggia dell’attuale Lido del Savio si intravedono anche tratti del muro, in cemento armato alto circa 3 m, che sorgeva sulla battigia, partendo dal Canale Via Cupa e proseguendo verso la foce del Fiume Savio. Il muro doveva servire per impedire il passaggio della fanteria in un eventuale sbarco. Vidi i bunker e il muro nel 1948 e se ben ricordo in un bunker c’era ancora un bel cannone a lunga gittata simile a quelli che si possono ancora vedere in Normandia, perchè liberamente visitabili, nei quattro bunker della batteria ubicata su un’ altura di fronte alla spiaggia a Longues sur mere. Si accedeva alla zona attraversando il canale Via Cupa su una passerella di fronte al cimitero dei tedeschi.

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