Il blog di Cervia e Milano Marittima

Ci fu un tempo in cui si poteva passeggiare per Milano Marittima a cavallo. Lo ricorda il Conte in un articolo dal sapore storico.

Diverse volte, commentando i miei articoli, i miei ricordi, le foto, ho avuto il piacere di leggere la frase “la vera Milano Marittima”, spia che viva Dio c’è ancora qualcuno che ha davvero conosciuto un po’ quegli anni.

Si, bravissimi, la vera Milano Marittima, non quella tutta immaginaria e fumo negli occhi che c’è solo su certi giornaletti o nella fantasia di recenti parvenus. Ovvero quando non eravamo vip ma signori, quando non eravamo fashion ma eleganti, quando insomma, come dico sempre, Milano Marittima era uno stile e non una moda.

E nell’immaginario collettivo cosa c’è di più aristocratico ed elegante di un lord a Milano Marittima a cavallo in giacca rossa da caccia alla volpe? Ebbene si, nella Milano Marittima dei miei tempi abbiamo avuto anche i gentleman a cavallo in giacca rossa, e per davvero. Bellissima questa cartolina che riporto qui sotto del settembre 1975 delle Siepi che lo testimonia.

Milano Marittima in giacche rosse

MILANO MARITTIMA A CAVALLO

Le Siepi era nato l’anno prima, e già era una eccellenza. La didascalia è altresì interessante.

Riporta il nostro vecchio cap 48016 di Milano Marittima che ci hanno tolto pochi anni fa, nonostante Le Siepi sia a Savio come dimostra anche il 92 che apre il numero di telefono. Milano Marittima è 99.

Milano Marittima in giacche rosse

Mi hanno detto che non potendo allargare il maneggio del Mare Pineta, che prima era sul mare poi sul retro, per non buttar giù troppi pini, si andò a Savio praticamente in esilio. Anni fa evidentemente i pini non erano più così importanti dato che li hanno fatti tutti fuori per fare alcuni orrendi condomini.

Il primo grande maneggio della nostra località signorile era già nel purtroppo mai realizzato progetto Vietti Violi degli anni ‘30. È rimasto nella memoria di vari vecchi residenti l’incidente mortale a cavallo della figlia di Cadorna e la frequentazione di grandi campioni come i fratelli D’Inzeo, oppure per più recente ricordo personale il duca Leopoldo Torlonia.

Sul territorio aveva una propria scuderia il nobile cervese Cattaneo Mazzolani, nonno dalla simpatica amica Maria Rosa.

Addirittura negli anni ‘90 abbiamo avuto una coppia di carabinieri a cavallo che partivano proprio dalle Siepi e andavano alla Rotonda Primo Maggio dove facevano la gioia dei bimbi e l’ammirazione dei turisti. Si trovano ancora foto anni ‘50 e ‘60 con tanti turisti a far passeggiate a cavallo sul mare, non essendo ancora la spiaggia occupata come avverrà poi.

Era lo sport o il passatempo, fate voi, di una classe davvero… di classe! E non venite a dirmi, fatemi la carità, che erano altri tempi.

No, erano altri imprenditori, erano altre scelte turistiche.

Basti pensare che nel 1982 Pupo Sovera con l’aiuto di Ivan Bersh riuscì a far esporre alla Royal National Gallery di Londra i quadri di Werther Morigi dedicati a Milano Marittima col titolo Summers Colors il posto più bello del mondo.

Perché allora noi tutti volevamo solo il meglio per Milano marittima. La nostra Milano Marittima.

Se sei un fan del nostro Conte, leggi tutti i suoi articoli qui

3 risposte

  1. Bellissimo ricordi .Ma le mie frequentazioni di Milano Marittima riguardano, data la mia età, a tutto il periodo degli anni sessanta.

  2. Tanti anni orsono imparai i rudimenti dell’equitazione proprio a Milano Marittima, quando il maneggio era “quello vecchio”, tra viale 2 Giugno e la spiaggia, ove ora ci sono i campi da tennis.
    Proprio lì mi avvicinai al mondo dello sport e quelle giubbe rosse fanno parte dei miei ricordi … ormai antichi.
    Fu mio padre a mettermi in sella, credo fosse il 1966 ed ero incredibilmente piccolo.
    La mia passione si interruppe bruscamente nel 1969 quando caddi rovinosamente, perdendo conoscenza per un paio di giorni.
    In quegli anni a capo del maneggio di Milano Marittima c’era l’ormai anziano maestro Bedosti, che a sua volta aveva messo in sella mio padre, credo poco prima della guerra; poichè il maestro era ormai più rappresentativo – effettivamente nell’ambiente conosceva davvero tutti – ma sempre meno operativo, era coadiuvato da un altro istruttore, allora laureando in medicina veterinaria, abile sia nei concorsi equestri che nella cura dei cavalli nelle scuderie.
    Ricordo che mio padre conosceva bene anche lui perchè aveva seguito le sue lezioni di biochimica all’Università invece di quelle del suo corso di laurea.
    Rammento che a mio padre capitò più volte di venire prelevato da casa, a qualsiasi ora del giorno o della notte, senza preavviso, perchè i telefoni erano ancora piuttosto rari, per un consulto nelle scuderie perchè c’era qualche cavallo in difficoltà ed io volevo andare con lui ma venivo escluso.
    Già … quanto sono delicati i cavalli: è necessario curarli e, a loro modo, coccolarli ma con fermezza come necessario affinchè comunque possano rispettare l’uomo, ed anche questa è una scuola che nobilita entrambe, uomini ed equini, fino a rendere l’equitazione uno stile di vita!
    Anch’io … nel mio piccolo frequentavo le scuderie portando zuccherini e carote a profusione ai miei cavalli, con cui si instaurava un legame importante, sebbene ovviamente non fossero affatto di mia proprietà nè della mia famiglia.
    Intanto il maestro Bedosti, che mi aveva preso in grande simpatia, essendo il più piccolo dell’intero maneggio, era sempre presente ed i maligni sostenevano che si reggesse in piedi grazie agli stivali … allora sempre rigidissimi quanto eleganti.
    Mio padre partecipava spesso alle cavalcate in pineta o in spiaggia che venivano organizzate almeno due volte alla settimana e questo pur non avendo mai posseduto un cavallo: parecchi veri appassionati tenevano nelle scuderie più cavalli, anche di notevole fama e valore, ed il loro problema era quello di trovare qualcuno che li aiutasse a “tenerli mossi”, ovviamente a titolo gratuito, purchè fosse persona affidabile, così papà si prestava volentieri e si divertiva parecchio.
    Questo benchè la fama di cavalleggero di mio padre fosse … un po’ discussa, avendo partecipato – anzi fu tra gli organizzatori dell’impresa – ad una azione della goliardia universitaria che nell’immediato dopoguerra effettuarono una improbabile presa di San Marino appunto a cavallo, più o meno una scena del tipo di Brancaleone alle Crociate!
    Effettivamente ogni anno avevano luogo diverse competizioni a livello di Circolo o Regionale ma verso la fine di agosto veniva organizzato un Concorso di notevole risonanza quanto meno nazionale, tanto è vero che in quelle occasioni vidi all’opera e conobbi i due fratelli D’Inzeo Raimondo ed il più “esperto” Piero, ormai al termine della loro carriera agonistica quasi infinita (sia per la durata che per l’entità dei successi), ed anche Graziano Mancinelli oltre al “locale”, nel senso di bolognese ing. Ceccoli già reduce anch’esso dai Giochi Olimpici.
    Più frequenti comunque le “sfide interne” con altri due maneggi del circondario: quello di Marina Romea e quello di Bologna del Maestro Bondi i cui atleti appartenevano alle cosiddette “giubbe rosse” di cui al Vostro articolo.
    Per quanto mi riguarda, dopo la caduta del 1969 mi sono dedicato ad altro sport, in cui sono tuttora attivo, che mi ha dato molte soddisfazioni, portandomi fino ad essere per due quadrienni almeno uno dei due rappresentanti degli atleti in seno al Consiglio Regionale del C.O.N.I. … e non è detto che Milano Marittima non abbia avuto un ruolo anche qui.

    Alessandro Turchetto

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