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Le isole commerciali di Milano Marittima

A Milano Marittima c’erano tanti negozi in ogni angolo della località per la comodità di residenti e di turisti.

Il 4 Marzo 2023, mentre a Milano Marittima tutti erano attenti alla chiusura giudiziaria della discoteca Pineta, nel vedere invece che nel mio ex Piccolo Parioli aveva già aperto bottega il primo dei tanti bazar pakistani del Matteotti, non sapevo se ridere o piangere. Come uccidere il tessuto commerciale di un paese.

pakistani negozio milano marittima

I pakistani battono tutti gli altri commercianti sull’inizio della stagione

A MILANO MARITTIMA C’ERANO NEGOZI PER OGNI NECESSITÀ

Il mio primissimo articolo fu proprio sulle attività commerciali scomparse di Milano Marittima (puoi leggerlo qui). Un articolo che diceva tutto e diceva niente, perché dire che a Milano Marittima sono spariti tot macellai o tot lattai non faceva capire davvero la perdita per il tessuto economico e commerciale. Contestualizzando si capisce meglio, purtroppo, quanto siamo andati indietro. Perché ovunque uno si trovasse a Milano Marittima aveva tutto a portata di mano senza fare troppa strada in cerca di negozi utili. Pensate alle biciclette, sia chi vuole noleggiare, sia chi vuole fare una riparazione, a partire da tutti i clienti degli hotel, adesso ha disponibilità di un solo biciclettaio in tutte le traverse, prima erano sei.

Prendiamo Viale Matteotti, il viale che fu dei 16 bar ed oggi è il viale di forse 16 isole ecologiche, e scusate se mi lamento per questo bel progresso. Viale Matteotti fra anni ’60 ed ’80 era una sequela invece di vere isole commerciali. Perché non c’era solo il cosiddetto centro, l’area commerciale innaturale altro che naturale, di Milano Marittima. Era naturale quando non era solo abbigliamento.

Il mio Piccolo Parioli, fra Sesta e Nona Traversa, per esempio, offriva un negozio di elettricista ed articoli da regalo e per la casa, un negozio di scarpe, due fotografi (uno dei quali era anche sala giochi), un lavasecco, quattro bar, tre ristoranti, un’edicola, un fruttivendolo, due negozi di giochi, due ottime boutique di abbigliamento, un tabaccaio, una pompa di benzina, una profumeria, una farmacia, una bottiglieria, un cambiavalute, un mini market, due macellai, tre parrucchiere, un forno, un noleggio di biciclette. Ditemi voi se siamo andati avanti o indietro con l’offerta commerciale e le comodità per chi in zona ha casa o sta in hotel.

Si potrebbe dire ugualmente per altre vere isole commerciali con gruppi di negozi di varia tipologia, come fra Diciottesima e Ventesima traversa: un bar, un barbiere parrucchiere, un negozio di giochi, una pescheria, una latteria, un fruttivendolo (poi agenzia Dradi e Braghettoni), un’edicola, un abbigliamento di capi firmati, un noleggio di biciclette, una profumeria, un tabaccaio.

Idem per l’isola commerciale fra Quindicesima e Sedicesima Traversa con un bar, una rosticceria, una parrucchiera, un’agenzia viaggi, un negozio di ricami fiorentino, un negozio di scarpe, una lavanderia, un fotografo, un noleggio di biciclette, un negozio di giocattoli. Un altra serie fra la Quinta e la Terza traversa, su ambedue i viali, Matteotti e Due Giugno. E tralasciando ancora il discorso di quanti fossero aperti tutto l’anno con freddi e nebbioni bestiali.

IL SEQUESTRO DEL PINETA

Tornando alla notizia del Pineta, ribadisco che continuare a scrivere come si è scritto anche in questa occasione, che la località è cresciuta sull’onda del nome di questo locale, non solo è una cazzata a livello storico ma è soprattutto una vera offesa per tutte quelle persone che hanno davvero fatto Milano Marittima grazie alle proprie forze e professionalità, fossero albergatori o bagnini, lattai o macellai, boutique o bar.

sequestro pineta milano marittima guardia di finanza

Il Pineta di Milano Marittima sotto sequestro. Foto: ravennaedintorni.it

Negli ultimi anni sentivo spesso la stupidità aprire bocca con la frasetta “Se chiude il Pineta chiude Milano Marittima”, senza capire due cose logiche, numero uno Milano Marittima l’abbiamo fatta in parecchi, numero due credere di incentrare tutta l’economia su un solo locale o su un solo punto di Milano Marittima, è il modo più sicuro per il totale fallimento.

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi

Colonia Varese, dopo 40 anni arriva la pulizia del parco

La Regione ordina la pulizia del parco della Colonia Varese a Milano Marittima.

Inizia la manutenzione del parco della Colonia Varese (qui la sua storia), ci informa il Carlino del 4 marzo 2023: “Per motivi di sicurezza (?) si renderà necessario (?) procedere all’abbattimento di diversi alberi di pino che non offrono più garanzie di stabilità (…) recenti schianti di alberi avvalorano la tesi che certe alberature attualmente possano costituire un reale pericolo (?) per le persone soprattutto durante fenomeni atmosferici particolarmente violenti”.

messa in sicurezza e manutenzione del parco della colonia varese

Corriere di Romagna

I PINI COME SCUDO NATURALE

Non è una tesi ma una realtà che ultimamente sono invece le persone ad essere un pericolo per i pini, specialmente quando sega di qua e tomba di là, i pini si trovano con delle radici degne dei ravanelli ed è logico che cadano anche solo a scorreggiarci vicino. Durante le burrasche degli ultimi anni chiunque poteva vedere che proprio alla Colonia Varese, come in altri punti ancora molto alberati, non era caduto un albero, massimo massimo qualche ramo, ed è la sacrosanta verità. Più pini si fanno fuori, meno scudi naturali abbiamo. Non a caso il forte vento del 2019 si è incanalato proprio in punti che già erano stati ampiamente privati di pini in precedenza prendendo forza senza incontrare resistenza, come è successo alla Settimana Traversa, una delle prime aree fortemente cementificate a danno del patrimonio arboreo di origine

colonia varese milano marittima

La Colonia Varese a Milano Marittima

Scriveva la Santa Milizia 4 Agosto 1934 “A Cervia si ha la fortuna di trovare una spiaggia coperta di immensa boscaglia di resinosi pini fiancheggiante la riva del mare che modera la violenza dei venti”. Sul Corriere, sempre 4 Marzo 2023, leggiamo “Il parco del Delta del Po promuove il repulisti alla Varese, manutenzione verde ecc.”

LA PULIZIA DEL PARCO DELLA COLONIA VARESE

Sarebbe da ricordare, ma ovviamente non lo fanno, che il Comune di Cervia non ha mai preteso (diteci se sbagliamo) che questo terreno fosse mantenuto in modo decoroso pur avendo norme in proposito.

ordinanza 1761 del 3 Luglio 1986

Il Comune di Cervia fece un’ordinanza, la numero 1761 del 3 luglio 1986 sindaco Ciocca Vittorio, per salvaguardare il decoro cittadino dove il sindaco ordinava con decorrenza immediata “che tutti i luoghi di uso comune dei fabbricati, nonché le aeree scoperte private non di uso pubblico, recintate e non, devono essere tenuti puliti a cura dei rispettivi conduttori, amministratori o proprietari (…) Gli amministratori o i proprietari di aree o di fabbricati sono tenuti altresì a mantenere puliti i marciapiedi antistanti avendo cura di provvedere a sfalci periodici delle erbe”. E tutti sappiamo cos’è da decenni il marciapiedi della Colonia Varese. Quindi, dopo 40 anni annunciare lavori che andavano fatti 40 anni fa come chissà che premura per la colonia e il suo verde e la località fa veramente ridere.

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi

Progetti di parcheggi parcheggiati

Quanti progetti presentati per la nostra Milano Marittima, anche sulla stampa, quindi ufficialmente, e poi parcheggiati nel dimenticatoio.

Fra questi progetti spicca l’argomento parcheggi vero e proprio. Un problema che a Milano Marittima non abbiamo mai avuto, adesso sembra il più importante. E dire che se il problema ci fosse davvero stato, sarebbe stato presente fin dagli anni del boom turistico di Milano Marittima. Allora la tutela del verde si attuava davvero, non era pura propaganda, quindi impensabile poter radere al suolo aree verdi o alberate per realizzare posti auto.

Progetti di parcheggi parcheggiati

Pensate solo al cosiddetto centro, oggetto della mania ossessiva di tanta gentucola, che è compreso fra due strutture per quei tempi enormi, i due grattacieli, ovvero tanti appartamenti e quindi altrettante auto da collocare, il cosiddetto centro avrebbe dovuto essere in tremenda sofferenza di parcheggi già negli anni ’50 e ’60, e invece no. E nessun pirla mi scriva che col lungomare sono mancati i parcheggi a ridosso della spiaggia, perché sappiamo benissimo che erano uno spazio che, sebbene di suolo pubblico e demaniale, non era assolutamente a disposizione di chiunque arrivasse e trovasse posto…

Vogliamo fare un altro esempio? Alle traverse sono spariti moltissimi hotel, ovviamente erano frequentati da parecchi clienti, credo tutti auto muniti visto che non ricordo nessuno a dorso di mulo o col carrettino. Fra Diciassettesima Traversa e Terza Traversa ne sono spariti una ventina fra gli anni ’70 e ’90, Giglio, Nautilus, Castagnoli, Serena, Lucciola, Savoia, Geranio, Touring, Esperia, Esmeralda, Grazia, Giardino, Adriana, Patrizia, Locanda dei Pini, Argentina, Saratoga, Viviella, Aura, Palace, Christian, Regina. C’era anche una colonia per famiglie di Bergamo che da 3 mesi è in vendita.

Ditemi voi perché a quei tempi nessuno si lamentava così tanto e tantomeno per l’ossessione della distanza dal cosiddetto centro? Ditemi perché a pochi passi dalla Rotonda Primo Maggio il grande parcheggio ex hotel Tritone non è mai stato calcolato minimamente, non ditemi che anche lui è troppo lontano! A questo punto non sarebbe andato bene neppure il megaparcheggio sbandierato nel 2008 che doveva sorgere nel piazzale dell’ex colonia del Fascio Mantovano, un complesso che vedeva la realizzazione di un ristorante, una palestra, 6 negozi, 5 piani per 17 metri di altezza su 51.300mq e, appunto, 440 posti auto, dei quali almeno 250 pubblici. Oggi ce ne sono credo 60. Anche qui troppo lontano dal cosiddetto centro?

E dire che siamo stati gli ultimi della costa a fare le righe blu, fino agli anni 2000 inoltrati si poteva parcheggiare anche lato anello interno della Rotonda Primo Maggio, e quello andava benissimo. Un macello per il traffico, un pericolo per le auto, ma andava benissimo. Andava benissimo perché sicuri dell’impunità di poter parcheggiare nei cortili privati e andare in spiaggia o per negozi. Andava benissimo parcheggiare sui marciapiedi, davanti ai passi carrai, dentro ai giardini, cosa che tuttora si può fare senza problemi, specialmente davanti scuola Mazzini.

parcheggi milano marittima tariffe ridotte

La città dei sedicenti vip, dove tutti vogliono venire poi però si incazzano se devono lasciare un euro di parcheggio! E comunque il Comune, che non dovrebbe fare figli e figliastri e non favorire una zona piuttosto che un altra (fra l’altro la tassazione pari è), si preoccupa costantemente di agevolazioni di sosta per “farvi godere il centro” (anche le regole per il rispetto del decoro valgono solo in centro, nel resto di Milano Marittima potete fare quello che volete) come da incredibile cartellonistica del 2015.

Progetti di parcheggi parcheggiati

In attesa che un giorno venga divelta la Rotonda Primo Maggio per realizzarci proprio sotto l’unico parcheggio nel centro del centro che più centro non si può, vediamo come andrà la primavera 2023.

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi

Quando volevano abbattere i Magazzini del sale (e non solo)

L’antica mania cervese di distruggere storia e habitat rischiò di vedere il culmine con l’abbattimento dei Magazzini del Sale e della Torre San Michele. Ecco una storia che nessuno vi racconterà mai.

Tempo fa, fra le innumerevoli proposte per favorire il recupero della storia locale a beneficio anche del turismo (proposte che i nostri haters fanno sempre finta di non leggere accusando questo blog di essere solo portatore di polemiche) scrissi riguardo al fatto che si dovrebbe recuperare la storia dell’antico castello di Cervia (qui la sua storia) e della presunta sepoltura del grande re Odoacre.

magazzini del sale cervia

La rocca di Cervia

L’ANTICO VIZIETTO CERVESE

Ma è più probabile che a Cervia ci siano somiglianze con un altro re barbaro, Attila. Lo dimostra l’atavica mania dei cervesi a distruggere anche la loro storia oltre al loro habitat. Si potrebbe fare l’esempio della pineta di Pinarella, rasa al suolo a inizio ‘800 per fare campi di patate. Quella che c’è adesso fu ripristinata per volere di Mussolini. Stessa sorte doveva avere anche la pineta della mia Milano Marittima, lo confermano le lettere del fondatore Giuseppe Palanti dove dice “abbiamo salvato la pineta dall’essere trasformata in campi dai cervesi”.

Comunque, sono poi tornati alla carica mezzo secolo dopo col progetto di far fuori la pineta dietro le traverse di Milano Marittima per farci un parco divertimenti e affiancare una nuova lottizzazione edilizia con maxi rotonda di accesso all’altezza della Colonia Varese. Sembra il progetto che vediamo oggi, invece erano gli anni ’60. Progetto che allertò a livello locale e nazionale quelli che allora non si chiamavano “verdi” ma verdi lo erano davvero e si facevano sentire. Ovviamente gli storici di oggi, o sedicenti tali, questa storia non la raccontano mai, chissà perché. Restano però articoli molto ben scritti su periodici come “La Piê” del settembre 1962 e “Le vie d’Italia” dell’ottobre 1962.

magazzini del sale cervia

L’area che doveva essere interessata dal parco divertimenti

Del resto si erano già messi in testa di far tabula rasa delle origini di Milano Marittima stessa e degli odiati fondatori milanesi, volendo cancellare il nome Milano Marittima tout court. Basta leggere le imbarazzanti parole di Aldo Spallicci su La Piê del giugno del 1962 (ne ho parlato qui). 1962, ovvero i 50 anni della creazione di Milano Marittima, vedete quanti bei regali le stava offrendo Cervia? Che adesso si prende tutti i meriti dello sviluppo e soprattutto del successo della città giardino in maniera anti storica e soprattutto vergognosa. Comunque, già dal 1958 abbiamo prova della tentata deforestazione di Milano Marittima addirittura dai libri di antologia delle scuole medie dell’epoca.

antologia scuole medie umberto foschi la pineta di cervia

Una guerra durata fino a tempi recenti, quando Cervia non voleva per Milano Marittima neanche il Golf Club (oggi è una delle attività che fattura di più ndr), dovette insistere gente importante sulla stampa nazionale come Luca Goldoni (cfr Carlino 11.7.2019) mio ex vicino di casa che queste cose le racconta sempre.

Visto che i cervesi sono da sempre anche gli ultimi in regione per numero di laureati, quindi poco avvezzi a tutto ciò che è cultura, non hanno voglia di tabula rasa solo a Milano Marittima (per esempio ogni volta che parliamo della Colonia Verese pullulano le esortazioni di bravi cervesi che ne chiedono la demolizione) ma anche a casa loro. Eh si avete capito bene, basterebbe vedere come hanno ridotto Borgo Marina, che non ha più niente di marinaro ma è tutto un baretto ed un ristoro come un Oktoberfest permanente. Stessa cosa dicasi per luoghi fondamentali come l’antico mercato ittico (bar) o i Magazzini del Sale/Darsena (bar e bar/ristorante).

LA QUESTIONE DEI MAGAZZINI DEL SALE

E pensate che i cervesi volevano far tabula rasa proprio dei Magazzini e della torre San Michele. Ma anche di questo, oggi, ve ne parla qualcuno? Qualche storico? Qualche sindaco? Qualche assessore? Qualche incontro in biblioteca? Assolutamente no. Vige la regola aurea del, tacere, tacere, tacere e bombardare la gente su libri, siti, televisione con pubblicità di storielle di comodo. Peccato, però, che ogni tanto capiti che qualche cosa riaffiora…

Fu una fortuna, dopo aver scritto questa storia dei Magazzini, ed ovviamente aver ricevuto fior di insulti e accuse di menzogna, che un noto giornalista, nipote di uno dei due personaggi importanti che riuscirono ad evitare la demolizione, abbia scritto della vergognosa faccenda sul Corriere del 23 febbraio 2013 e più recentemente in quello del 6 maggio 2022.

Quindi, cari amici lettori, non stupitevi se oggi a Milano marittima sembra di essere per 12 mesi all’anno in una città bombardata piena di cantieri; quelli sono abituati a volere distruggere il bello e la storia.

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi

A Milano Marittima non si nasce e non si muore

Pare che a Milano Marittima non sia più possibile fare un funerale o un battesimo, anche e soprattutto se si è residenti storici.

Milano Marittima non è più parrocchia, e già è stata una mazzata, ma c’è ancora di peggio, pare che a Milano Marittima si possa più fare il funerale o il battesimo della prole, bisogna rivolgersi a quella che è diventata la sede parrocchiale: la Malva.

parrocchia

E addirittura pare che per noi veri marmilanesi sia difficile avere la dispensa per poter continuare a ricevere i sacramenti basilari. Perché è un fatto, questo non pare ma è sicuro, che gli allogeni abbiano sempre libero accesso. Anche la scorsa estate 2022 abbiamo visto alla Stella Maris parecchi matrimoni di gente di fuori provincia e fuori regione, addirittura si sa di altri già prenotati dagli USA.

CRESIME E COMUNIONI

Ovviamente questo accade anche per cresime e comunioni, dove da anni la prole di Cervia, Pinarella, Savio e non solo affolla la scuola Mazzini e il catechismo della Stella Maris, arrivando a cifre iperboliche di oltre 200 iscritti, il 99% di altre parrocchie.

cresima milano marittima

2013

prima comunione milano marittima

2013

E quando già 10 anni fa scrissi delle brutta e pericolosa moda di mettere in teneri cervelli l’idea che fa vip frequentare la parrocchia di Milano Marittima piuttosto che la propria, apriti cielo! E le parole che mi furono dette non furono certo angeliche, perché toccavo un nervo sensibile. Ormai è diventata così una prassi quella di venire a ricevere i sacramenti a Milano Marittima da Tagliata, Pinarella, Cannuzzo, Savio e Malva che, per esempio nel 2009, quando andai dal parroco per una modifica dei miei documenti religiosi, mi chiese di quale parrocchia fossi originario! Gli risposi di controllare uno dei faldoni che aveva nella libreria alle sue spalle.

FINITI I FUNERALI A MILANO MARITTIMA?

In questi ultimi mesi, a cavallo fra il 2022 e il 2023, sono mancati diversi volti noti di Milano Marittima, compreso mio padre che è deceduto 5 mesi fa. E mi ha stupito che persone legate alla storia sociale, economica e pure parrocchiale di Milano Marittima hanno avuto il funerale non a Milano Marittima ma alla Malva. Qualcuno mi ha fatto notare che non era una casualità ma ormai una regola. Idem per chi chiede il battesimo. So di un mio vicino che si sarebbe sentito chiedere come mai questa fissa di volere i sacramenti alla Stella Maris di Milano Marittima. Beh, innanzitutto perché lui e tutta la sua storica famiglia di residenti ed imprenditori li hanno sempre ricevuti lì e fra l’altro abitano a pochi passi.

Sembra la storia del bue che chiama cornuto l’asino, ma non sono il bue e l’asinello del presepio, che detto per inciso da tanti anni è il sacrificio di pochi bravi parrocchiani, perché quando alla Stella Maris c’era e c’è da fare, tolto il piccolo meritevole manipolo di marmilanesi, tutti i genitori e parenti delle centinaia dei pretesi bimbi di Milano Marittima non si fanno mai vedere.

milano marittima

Gli stessi che dopo il mio articolo del 2013 fecero sparire subito tutte le copie, ed erano tante, dello scomodo opuscolo “DI CHE PARROCCHIA SEI?” dove in varie pagine si spiegava ed invitava a frequentare la propria parrocchia e non, come succedeva e succede ancora a Milano Marittima, ad andare in altre più belle o prestigiose.

stella maris

Milano Marittima è una chiesa di San Francesco il paladino per eccellenza dell’umiltà, ma è diventata un palcoscenico di pretesa vipperia. Lo stesso Vangelo Mt 6,6 recita “quando preghi entra nella tua stanza, per avere più intimità con Dio” e non dice “entra nella chiesa dei Vip“, come sempre più spesso è chiamata anche sui giornali.

chiesa stella maris

Noi, e le nostre famiglie, abbiamo fatto tanto per avere una nostra parrocchia, per mantenerla viva, quando non era questione di moda ma di cuore e di Fede. Abbiamo dato tanto contributo, che va dall’impegno personale nel fare le pulizie o la guardia in momenti di emergenza, passando a donazioni di arredi, di documenti, di abbigliamento sacro, non solo di denaro insomma. Non ci siamo battezzati, comunicati, cresimati, sposati a Milano Marittima per fare le belle foto o farci passare per vip. Semplicemente perché era (esatto, era!) casa nostra, e la chiesa la casa di Nostro Signore, non un set glamour.

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi