Milano Marittima Archivi - Pagina 80 di 83 - Il blog di Cervia e Milano Marittima

Il trenino Santa Fe

Il trenino Santa Fe era un’attrazione per bambini immersa nella cornice della pineta di Milano Marittima fino alla fine degli anni ’80.

Iniziò la sua attività attorno al 1957/1958 circolando per il paese su ruote gommate. La partenza era nella Rotonda Primo Maggio, percorreva Viale 2 Giugno, arrivava fino alla Decima Traversa e tornava indietro su Viale Matteotti. Attorno al 1962/1963 il trenino Santa Fe si trasferì nella pineta di Milano Marittima, transitando nell’area adiacente al parco giochi di Via Jelenia Gora.

Risalire all’esatto tragitto in mezzo alla pineta è oggi praticamente impossibile sebbene alcuni resti, come le traverse dei binari, siano ancora a volte rintracciabili nel terreno. Comunque, il tragitto, non si dovrebbe discostare molto da quanto raffigurato nell’immagine sottostante.

Il trenino Santa Fe

I proprietari erano due soci, Budini e Gabbanini, quest’ultimo marito della postina Lucia.

Ci viene riportato dal nipote di Pietro Budini che, per rallegrare i piccoli viaggiatori, dentro ai vagoni erano stati attaccati diversi adesivi raffiguranti Topolino.

Il trenino chiuse la sua gloriosa storia verso la fine degli anni ’80 perché i soci non avevano la patente da giostrai, obbligatoria per continuare quel tipo di attività. Oggi non ne rimane più nulla ma si possono ancora trovare alcuni mattoni e traverse sparse nel luogo dove era situata la stazione di partenza.

Una sezione delle rotaie è stata usata per anni come ponte sopra ad un fossato nel cuore della pineta di Milano Marittima.

binario milano marittima

Grazie alla segnalazione di un nostro lettore abbiamo scoperto dove si trova oggi il trenino Santa Fe!

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi e Thomas Venturi

Casa delle Aie

La Casa delle Aie è un simbolo di Cervia e Milano Marittima e della cucina romagnola in generale.

La storia della Casa delle Aie è ricca di avvenimenti: iniziamo col ricordare che anticamente la pineta era una fonte di guadagno ad alta resa perché della pigna veniva sfruttato tutto. Il prodotto primario erano i pinoli, allora come oggi utilizzabili sia nei primi piatti, che nei secondi e nei dolci. Secondariamente venivano utilizzati sia gli scapioli (le brattee) che le sgobbole (il fusto centrale) per alimentare il fuoco.

casa delle aie

I pignaroli al lavoro

Tanta ricchezza per essere sfruttata al meglio necessitava di una struttura composta di uno stabile con annesso un piazzale diviso in tante parti chiamate aie. In ogni aia si svolgeva un lavoro specifico (quindi competenze specifiche) per ottenere la serie di prodotti sopraelencati da vendere al mercato. Si può dire che la Casa delle Aie era un luogo “industriale” per ottenere più prodotti finiti i quali rendevano una ricchezza, anche ad alto valore aggiunto.

Di tutto ciò, la comunità cervese ne era perfettamente a conoscenza ed è per questo motivo che gli amministratori della città davano in affitto ai pignaroli la pineta dietro il pagamento di un canone.

La prima attestazione precisa sulla Casa delle Aie risale al 1777, su progetto del mastro Girolamo Rossi. Nel 1789 subì un incendio rendendola inutilizzabile. Per norma contrattuale firmata dagli Anziani del Comune si trovarono nella necessità di riedificare lo stabile allo stato dell’arte, ed è per questo che chiamarono Camillo Morigia, il quale rese la Casa perfettamente funzionale alla bisogna. Del corpus originale, di disegni ne sono rimasti due più una relazione.

Per oltre centoventicinque anni la Casa con le sue aie, alcune delle quali pavimentate in mattoni, fu funzionale alla pineta. Naturalmente nel tempo subì svariati restauri, riattamenti più o meno incisivi, oltre a cambiare appaltatori e affittuari. Essendo il lavoro del pignarolo stagionale, il Comune affittava lo stabile a chi ne faceva richiesta per un uso diverso dalla funzione originaria: sono attestati, nel tempo, tra i “clienti” la Guardia di Finanza che la utilizzò come alloggio, per sei anni il patriota mazziniano Valzania più altri affittuari dei quali si è persa la memoria.

Con l’avvento del novecento gli stravolgimenti ambientali (tipo l’avvento della ferrovia) ridusse drasticamente l’estensione della pineta, quindi la sua importanza economica, mantenendo la Casa delle Aie senza la fonte primaria che fino a quel momento aveva dato senso alla sua esistenza.

Dando uno sguardo approssimativo, la Casa è di due piani, si presenta con un portico lungo oltre 5 metri, nella facciata centrale ci sono tre archi mentre ai lati ci sono due corpi avanzati che fungono da gabbia delle scale le quali portano al primo piano. Al piano terra c’è il corpo centrale della fabbrica dove c’era la “camera del fuoco” (essa era utilizzata per fare aprire le pigne non completamente dischiuse) oggi c’è la sala bar e il vano scala, altre sale disposte nei due piani che all’epoca fungevano da dormitorio, ufficio, magazzino cucina sono state riutilizzate come sale ristoranti, una sala è adibita a museo etnografico.

Casa delle Aie

La Casa delle Aie, come era…

LA SOCIETÁ AMICI DELL’ARTE

Vide la luce nell’immediato dopoguerra dalla necessità di alcuni “spiriti liberi” di organizzare gruppi culturali al di là di quello che erano le idee politiche, ideologiche, religiose. Dalle discussioni si passò ai fatti: la sera del lunedì 14 marzo 1955, in una sala dell’albergo Allegri, in Corso Mazzini

“… una trentina di Cervesi di diverse estrazioni politiche e religiose, si riunì in assemblea e, con l’approvazione del relativo statuto e l’elezione di un Consiglio Direttivo di nove membri, fondò il circolo culturale “Soc. Amici dell’Arte”…”

Fu un fatto rilevante per la nostra comunità l’avere riunito in un’unica associazione persone di varia estrazione culturale, politica e religiosa, che aveva come scopo ……”di svolgere una attività educatrice e culturale …… di favorire le ricerche archeologiche, di difendere l’integrità del centro storico, del paesaggio, di incrementare le tradizioni folcloristiche romagnole”.

ALDO ASCIONE

Casa delle Aie

La Casa delle Aie disegnata da Aldo Ascione

Soprannominato “e’ méstar” (1920 – 1978) fiorentino di nascita, ma romagnolo più autentico di tanti altri, ne fu l’iniziale anima organizzatrice e promotrice. Segretario della Soc. Amici dell’Arte fin dalla sua fondazione, promosse ed ottenne dall’Amministrazione comunale la Casa delle Aie, in completo abbandono, per farne la sede. La Casa delle Aie cominciò così a rinascere; tanti furono i lavori di riattamento iniziali e tanti sono quelli che annualmente si rendono necessari.

Ma cosa c’è di meglio che discutere, parlare, confrontarsi, vivere il senso della comunità proprio davanti ad un bel piatto di tagliatelle o cappelletti col ragù o una grigliata mista di carne brindando con un buon sangiovese?

Nacque così il binomio Amici dell’Arte – Casa delle Aie, diventando a livello nazionale e internazionale l’emblema della difesa della “romagnolità” in tutto il suo compendio: dalla nostra storia e cultura, alla tradizione della buona cucina.

L’intento che si era prefisso la Società “Amici dell’Arte” di diventare un punto di ricerca e di conservazione delle tradizioni Cervesi e romagnole, degli usi e dei costumi della vita contadina e salinara, della storia stessa a cui è legato l’edificio della Aie, è stato ampiamente raggiunto, tanto da diventare un elemento fondamentale per la crescita culturale e lo sviluppo sociale di Cervia.

Casa delle Aie

L’INCENDIO ALLA CASA DELLE AIE

Nella notte tra il 25 e 26 Marzo 2009 la Casa delle Aie è stata vittima di un incendio doloso che l’ha quasi distrutta. Oggi, dopo una fase di ristrutturazione, continua ad essere uno dei luoghi di ritrovo preferiti della comunità cervese e dei turisti che d’estate affollano il piazzale per gustare le sue specialità!

La Casa delle Aie si trova in Via Aldo Ascione 4 e per tutte le curiosità potete visitare www.casadelleaie.it

Thomas Venturi

Residence Touring

Il Residence Touring è una delle ville più belle e originali di Milano Marittima ed era il punto di riferimento della società elegante.

Era il 1941 quando la Cooperativa Fascista Muratori e Affini di Cervia completò la costruzione dell’attuale Residence Touring in Viale Matteotti, il ché sfata tutte le pubblicazioni che si ostinano a scrivere che l’edificio fu iniziato nel 1942. Del resto, andando per logica storica, si dovrebbe sapere che nel 1942 in Italia le case iniziavano a venir giù a causa dei bombardamenti, non certo si edificavano ville firmate da grandi architetti.

cartolina milano marittima

Il Touring negli anni ’50

DA VILLA PERELLI A RESIDENCE TOURING

La più originale delle ville di Milano Marittima nasce per volontà dell’industriale Commendator Perelli, che si affida al famoso architetto torinese Mario Cavallé (non Cavalli come riportano alcuni). Durante l’ultima guerra ospitò soldati inglesi e poi gli sfollati locali. È fra queste mura che, durante le sue visite a Milano Marittima, Mussolini mangiava sontuosi piatti di tagliatelle al ragù portate dal nonno dei proprietari dell’attuale hotel Al Cacciatore di Sogni di Viale Matteotti.

Oltre al colonnato, da segnalare la sovrastante sala con marmo giallo di Siena superbamente tagliato a rosone. Nel 1950 la Villa Perelli diventa proprietà del lungimirante Cavalier Giuseppe Arfelli, che la trasforma in Albergo Touring assieme alla intraprendente moglie Anna Roncuzzi prima, e poi supportato dalla figlia Annamaria e dal genero Giorgio Baracchini. Negli ultimi anni, invece, la gestione della struttura convertita in Residence nel 1974, passò ad una delle nipoti, Raffaella Baracchini.

L’ingresso con le 5 colonne, 5 come le colonne della fontana simbolo di Milano Marittima

Il Residence Touring era il luogo di riferimento della società elegante di Milano Marittima, non solo per le varie feste organizzate dalla signora Annamaria (come il ballo estivo in abiti da gran sera cui presenziava anche il Prefetto e con tanta gente curiosa assiepata all’esterno) ma anche per i pomeriggi sportivi e di signorile relax dove era frequente trovare in primis i nomi dei residenti storici e dei loro ospiti ed amici.

progetto milano marittima

Il Progetto del Residence touring

Il tennis retrostante ha visto le partite di Anselma Arfelli Cialdi (altra figlia di proprietari) e della contessa Susanna Ginanni-Fantuzzi (cognata del grande musicista Peragallo), della signora Dorothea Milligan Firz con la figlia Marlise Bianchi (nipoti del fondatore Bianchi Felice) e la contessa Wanda Malagola (parente del noto scrittore Max David di Cervia e della poetessa, anche lei cervese, Teodolinda Pignocchi), per finire col barone Carlo Frolichstal (discendente di noti diplomatici austriaci e manager milanese) ed il conte Ottavio Ausiello-Mazzi (che vi scrive queste righe). Al Touring grazie alla gestione della famiglia, per decenni hanno regnato tanto l’eleganza e la distinzione, ma anche quello speciale savoir-faire romagnolo che era ciò che molti turisti cercavano.

Il Conte Ottavio Ausiello-Mazzi

Hotel Terminus

La storia dell’Hotel Terminus inizia da una vecchia villa acquistata dal gerarca fascista Italo Balbo per sua sorella Egle.

L’Hotel Terminus fu progettato negli anni ’60 dall’ingegnere forlivese Gino Righini che ne tenne la proprietà per diversi anni. É l’ultimo dei vecchi alberghi abbandonati dell’epoca della Dolce Vita rimasti ancora in piedi a testimoniare il passato di Milano Marittima.

hotel terminus milano marittima

L’Hotel Terminus ai giorni nostri

STORIA DELL’HOTEL TERMINUS

Prima dell’albergo in questa sede vi erano due ville costruite nel 1927 dal Dottor Augusto Lugaresi, quella con la torretta quadrata fu venduta al Sig. Mazzotti di Forlì che era ambasciatore in Austria e aveva 3 figli maschi, Elios, Eolo e Argiuna detto Bebi, più una figlia femmina di nome Ulpia. Elios fu il padre di quella Cristina Mazzotti trovata assassinata il 26 Giugno 1975 a soli 18 anni e gettata in una discarica a Milano.

Hotel Terminus

Villa Egle e a destra Villa Arani.

Negli anni seguenti alla costruzione, la villa venne comprata da Italo Balbo per sua sorella Egle. A quei tempi, ospite dei padroni di casa, veniva in vacanza da bambino il grande naturalista Folco Quilici, il quale padre era amico e co-pilota di Italo Balbo. La seconda villa a guglia ottagonale era la villa di Agostino Arani che fu governatore in Italia e in Africa.

viale gramsci milano maritima

Il viale con le persone in bici è il Gramsci, davanti abbiamo Villa Egle e dietro Villa Arani.

UN PASSATO ANCORA OGGI TANGIBILE

A testimonianza di quanto detto riguardo alla proprietà della villa, è ancora oggi presente nella colonna del cancello in Via Cadorna una mattonella bianca con inciso il nome Egle.

Hotel Terminus

Il cancello originale della villa con la mattonella bianca sulla destra

egle milano marittima

La mattonella che conserva ancora oggi il nome della vecchia proprietaria “Egle”

Si narra che quando Italo Balbo morì a Tobruk il 28 Giugno 1940, per non far sapere dell’accaduto a sua sorella dalle radio o qualsiasi altro mezzo di comunicazione prima che da parenti stretti, a Milano Marittima fu inscenato un finto black-out.

Hotel Terminus

L’HOTEL TERMINUS OGGI

Attualmente la struttura si trova in avanzato stato di abbandono seppur, in anni recenti, fosse stato messo in vendita attraverso una agenzia. Non vi sono stati crolli e per questo motivo conserva ancora la sua forma comparabile con quella degli anni della sua costruzione.

Com’era la vita all’interno dell’Hotel Terminus? Scoprilo in questo articolo.

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi e Thomas Venturi

Woodpecker Milano Marittima

De Maria, proprietario del celebre dancing Woodpecker, ha scelto il nostro blog per raccontare la vera storia del suo locale.

Partì come un gioco e dissi: facciamo un cerchio, facciamo affiorare l`acqua e ci mettiamo i coccodrilli”.

Così l’architetto Filippo Monti, scomparso il 15 Dicembre 2015 (Wikipedia riporta erroneamente il 14 gennaio 2015), ha raccontato quella che era l’idea che diede vita al Woodpecker di Milano Marittima.

Woodpecker Milano Marittima

IL PRIMO WOODPECKER

La famiglia De Maria, residente estiva a Milano Marittima dal 1937, sensibile al nuovo corso di ripresa turistica del dopoguerra e stimolata dal figlio Aurelio (Gherardo all’anagrafe), ventiduenne universitario, decide di creare un locale notturno in grado di competere con i più importanti della riviera.

woodpecker-milano-marittima

Il Woodpecker alla III Traversa

Nel 1952 nasce così alla Terza Traversa il Woodpecker Night Club significativa bandiera di Milano Marittima, sotto la conduzione De Maria non tradisce le aspettative. Partì subito come luogo d’élite: c’era gente che veniva da tutta Italia e i prezzi erano i più alti della riviera. Il locale faceva concorrenza al Savioli di Riccione e rimase a lungo più importante del Pineta.

woodpecker-milano-marittima

I suoi punti di forza erano il personale altamente qualificato, l’ambiente intimo ed esclusivo, le orchestre di prestigio e la clientela di estrema eleganza e signorilità. Il terrazzo superiore ebbe per un certo periodo un locale di nome Pepper, aperto di pomeriggio per i ragazzi più giovani che ospitò gruppi famosi dell’epoca come l’Equipe84.

woodpecker-milano-marittima

IL NUOVO WOODPECKER

In quegli anni Milano Marittima era in crescita, gli alberghi e le case attorno al Woodpecker risentivano del rumore e del traffico generato dal locale che decide così di trasferirsi. In accordo con il Comune di Cervia, De Maria ottiene la concessione per la costruzione del nuovo Woodpecker nell’immediato entroterra di Milano Marittima.

“Stavo tornando da Ravenna e nei pressi di Milano Marittima feci caso ad alcuni laghetti, dissi fra me e me, che il nuovo Woodpecker sarebbe stato sull’acqua. Silvano Collina mi passò il contatto dell’architetto faentino Filippo Monti che creò un modellino basato sulle mie idee rivoluzionarie” .

Woodpecker Milano Marittima

Bozze originali degli schizzi dell’Arch. Monti

Woodpecker Milano Marittima

Bozze originali degli schizzi dell’Arch. Monti

“Ricordo che andai a Faenza a casa di Monti e mi fece vedere una vaschetta circolare con dentro della carta tagliata a forma di stella e intorno della stagnola, poi su un lato posò un colino capovolto, e mi disse: Questo, Aurelio, è il tuo Woodpecker… Io accettai con grande entusiasmo”.

Woodpecker Milano Marittima

Così nel 1966 fu affidato ai Fabbri Ferrai di Forlì l’incarico di innalzare la cupola in vetroresina, inoltre, diversi bulldozer crearono un cratere contornato da una duna perimetrale: questo perché nell’idea dell’Architetto, dovevano conciliarsi la terra, ovvero il fondo del cratere, con il cielo, cioè la cima della duna.

L’APERTURA DEL NUOVO DANCING

La nuova sede aprì al pubblico nel Giugno del 1968 e quest’opera di grande valore architettonico fu subito molto apprezzata dalla clientela, per l’eleganza, modernità e atmosfera.

Woodpecker Milano Marittima

Il servizio bar era gestito da Peppino Manzi e l’inaugurazione fu affidata all’orchestra di Franco Campanino (di Napoli) e all’orchestra di Tonino D’Ischia (di Torre Annunziata, Napoli).

woodpecker tonino d'ischia milano marittima

L’orchestra di Tonino D’Ischia la sera dell’inaugurazione del Woodpecker

L’orchestra “I Campanino” proveniente dal locale “La Mela” in Via dei Mille a Napoli era formata da: Franco Campanino cantante chitarrista, Antonio Sinagra cantante pianista, Gianni Averardi batterista e il Bassista Antonio Scaringi. L’orchestra Tonino d’Ischia di Torre Annunziata, solitamente attiva tra Capri e la Costiera Sorrentino Amalfitana, era formata da: Tonino d’Ischia alias Antonio Di Nola cantante, Alfonso Di Donna bassista, Ignazio Laiola chitarrista e Giuseppe Ausiello di San Bartolomeo detto “Il conte della batteria” che era cantante e batterista (il soprannome glielo diede Romano Mussolini una sera che suonarono insieme a Positano, unendo il titolo di famiglia alla maestria).

PERCHÉ CHIUSE IL WOODPECKER?

Nel corso degli anni sono state molte le leggende sulla chiusura del Woodpecker, c’è chi disse che chiuse per colpa della posizione, chi per l’umidità, quella più gettonata è per colpa delle zanzare, che come tiene a precisare il proprietario “Non eravamo distanti dalle Aie ma nessuno li si è mai lamentato delle zanzare, perché non erano una piaga come dicono”.

Woodpecker Milano Marittima

Aurelio De Maria e sua moglie Giancarla

Dopo 40 anni esatti, nei quali ha rifiutato interviste a diverse testate come Il Resto del Carlino, il Dott. Aurelio De Maria sceglie il nostro blog per spiegare la realtà dietro alla chiusura del suo dancing.

In una notte di metà anni ’70, il Woodpecker prese fuoco, un cortocircuito scaturito dai bagni devastò la struttura salvando soltanto la cupola. Una proposta di ripristino con modifiche al progetto fu respinta poiché non ritenuta conforme al piano regolatore, determinando quindi la remissione della concessione dal Comune ed inevitabilmente l’abbandono al degrado della struttura. Rimane ormai la storia di un grande locale ed il suo mito: il Woodpecker Night Club di Milano Marittima.

LE FOTO D’EPOCA

Woodpecker Milano Marittima

woodpecker milano marittima aerea

L’ABBANDONO

Oggi sembra che in questo piccolo cratere il tempo si sia fermato, ancora ben conservata è la pavimentazione e la famosa cupola, la quale è stata presa di mira dall’artista di fama mondiale Blu, inserito dal “The Guardian” tra i 10 migliori writer al mondo, che ne ha dipinto l’interno con un girotondo surreale di esseri viventi a metà tra macchine e animali.

Woodpecker Night Club

LA RINASCITA DEL WOODPECKER

Nel 2018 la Balsera Costruzioni di Riccardo Guerrini si aggiudica il bando indetto dal Comune di Cervia con una concessione di 15 anni per la ristrutturazione e gestione del Woodpecker. Il progetto, come garanzia di qualità e di una continuità con il passato, sarà curato dal figlio di Filippo Monti e vedrà la luce a giugno 2023. Sarà un’impresa familiare gestita dalle figlie Martina e Caterina e dalla moglie Lisa, l’obiettivo è quello di creare un polo multifunzionale aperto tutto l’anno dedicato ad eventi musicali e artistici.

woodpecker milano marittima

Luglio 2018, inizia il disboscamento dell’area attorno al Woodpecker. E’ visibile la cupola e la scaletta d’ingresso.

Settembre 2018, inizia una vera e propria opera di bonifica e le vasche vengono svuotate per la prima volta dopo più 40 anni.

Il conte Ottavio Ausiello-Mazzi e Thomas Venturi