Aldo Spallicci almeno in due occasioni prese posizioni assolutamente sbagliate: quando firmò per l’interventismo bellico e quando intraprese la crociata anti Milano Marittima.
Sul periodico La Pie’ del Giugno 1962 Aldo Spallicci attaccava con toni quantomeno violenti Milano Marittima sotto tutti i punti di vista. Quando scrive che il toponimo andrebbe cambiato in Cervia Pineta, perché Milano Marittima è di quelle denominazioni da colonia che pongono la Romagna parimenti ad una terra di conquista come una terra africana, vorrei eccepire che avendo questo nome la società fondatrice non è ravvisabile nessun intento di prepotente insediamento, ma solo logica consequenziale.
Era talmente tanto preso dalla sua crociata pseudo identitaria che, quando incaricò l’amico e collaboratore Giannetto Malmerendi di disegnare una cartina artistica della Romagna, fece scrivere senza problemi Cervia Pineta al posto di Milano Marittima che esisteva già da quasi mezzo secolo. Una trovata davvero antistorica e irrazionale, e se vogliamo anche irrispettosa.
Per essere coerente, perché Aldo Spallicci non chiese di cambiare il nome di Massa Lombarda, che prima dell’arrivo dei Lombardi si chiamava Massa San Paolo, tornando così al nome originario e veracemente romagnolo? La dignità del luogo era ben presente ai milanesi, anzi forse più a loro che ai cervesi, e basta leggere ciò che scrisse in primis il Palanti, parole di grande poesia, di grande rispetto e di grandissimo amore. Spallicci ignorava dunque tutto ciò?
Quando scrive che non è un nome che può fare la fortuna di un paese ha in parte ragione, anche se da almeno due decenni è esattamente il contrario, Milano Marittima è diventata un brand, un mito, tutti credono che abitare qui fa Signore o vip. Ricordo, inoltre, che sono almeno due decenni che Milano Marittima campa solo esclusivamente sul suo nome.
Bruttissima la filippica contro i romagnoli che col boom economico hanno iniziato la fortuna turistica del posto. Una parentesi: oggi i cervesi debitamente supportati da compiacenti giornalisti scrittori e media si arrogano questo merito, cosa falsissima poiché il merito va a gente venuta a Milano Marittima dalla campagna e al 90% dalla campagna e dalla montagna forlivese e cesenate. Anche qui sembra assurdo che Aldo Spallicci, che aveva stessa origine, non lo sapesse e scrivesse assai poco generosamente che non basta abbandonare un azienda rurale per improvvisarsi albergatori. Invece l’esperienza ha dato ragione e meriti a queste persone cui tanto deve la nostra economia e la nostra Romagna, anche a livello di immagine.
Fa ridere che invece nel 1974 sulla villetta che fu di Aldo Spallicci gli Amici dell’Arte di Cervia apponessero una lapide con scritto che in quella sua casa per quasi sei lustri egli aveva celebrato in liriche armoniose le tradizioni ed i costumi, le bellezze e l’anima della Romagna. Nel caso di Milano Marittima tutto il contrario purtroppo.
Poi l’attacco all’uso assai diffuso della lingua tedesca, come un’altra offesa per compiacere i turisti pseudo tedeschi, noi la terra di Dante. Spallicci forse ignorava invece l’amore grandissimo dei tedeschi per Dante, la cui Commedia fu tradotta addirittura dal re di Sassonia che altri non era che il nonno della regina Margherita! A Milano Marittima sono stati i tedeschi i turisti maggioritari, quasi esclusivi, fino ai primi anni ’90 e fedelissimi anche dopo la mucillaggine. Sono stati i marchi tedeschi a fare la fortuna economica di buona parte di Milano Marittima, ricordiamocelo bene tutti!
Brutto questo razzismo di Spallicci che dimenticò di essere lui per primo un romagnolo purosangue essendo di razza marchigiana e nobile di Filottrano. Con tutto quello che i romagnoli hanno sempre detto proprio dei marchigiani! E dimenticò che lo studio della lingua tedesca è stato fondamentale per la cultura romagnola, come il linguista Friedrich Schurr o un grande etnografo poco citato quale fu Paul Scheuermeier, che fra il 1923 e il 1931 pubblicò La Romagna dei contadini sul nostro dialetto (nel 2013 il Comune di Santarcangelo col figlio Robert hanno fatto un bellissimo libro fotografico).
A Spallicci non andavano bene neanche le traverse, con questa denominazione a suo dire troppo americana e anonima, invece di intestarle a nomi della storia di Romagna. Personalmente ho sempre scritto che molte strade andavano già allora intestate invece ai fondatori milanesi e, in un altro suo controsenso, fu Spallicci stesso nel 1948 ad intestare un viale importante al più noto di essi, cioè Viale dei Pini Giuseppe Palanti.
Un ultima bordata a Cervia stessa, quando sfotte la tradizione tuttora in auge dell’origine del toponimo Cervia da una cerva. Lui propone un’altra genesi, e francamente la trovo più plausibile. Forse il fastidio nasceva dal fatto che la placida cervetta romagnola si fosse inginocchiata davanti ad un altro antico intruso lombardo, ovvero il pio vescovo di Lodi.
Spallicci è stato indubbiamente un grande personaggio, ma era in primis un essere umano, e come tutti noi qualche sbaglio lo ha fatto anche lui, e su Milano Marittima sbagliò.
Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi
Sono d’accordo con te su Spallicci e sui tedeschi. Non bisogna avere la memoria corta.