Il blog di Cervia e Milano Marittima

Milano Marittima on the virus è l’interrogativo che si pone il Conte quando si chiede il motivo di tanto vagheggiare anche in pandemia.

Eccotelo che passa. È Sabato, giustamente. E passerà pure domani, giustamente, come tutti i sabati e domeniche alla faccia dei decreti sempre più restrittivi sulle passeggiate di cazzeggio e gli spostamenti nelle seconde case al mare nel week end. Lui può. Lui è un vip internazionale. Ma non è il solo, perché poi vedi passare altra gente in macchina che potrebbe benissimo fare la statale ma proprio non ce la fa ad evitare la vasca di viale Matteotti anche adesso. Da Milano Marittima e dal cosiddetto centro bisogna passarci! E poi le famigliole mai viste accessoriate di bambini in bicicletta o carrozzina. Si materializzano puf.

I cani della mia vicina abbaiano ogni volta che vedono passare qualcuno, e quando mi affaccio vedo invariabilmente gente mai vista prima, e mi domando come mai giri a Milano Marittima adesso e non ci girasse nei mesi scorsi a fronte del fatto che abbiamo avuto un inverno di giornate bellissime.

Milano Marittima on the virus
Milano Marittima negli anni ’70

Insomma, il presenzialismo a Milano Marittima resiste addirittura al virus che ha chiuso tutto il mondo. Del resto l’ho scritto tante volte. Un tempo venire a Milano Marittima era un privilegio che per primi i vicini cervesi stentavano a poter permettersi. Pian piano la situazione è cambiata e giustamente le conquiste sociali vanno difese. Dopo la Rivoluzione Francese, le 8 ore sindacali, il libero cazzeggio del popolino a Milano Marittima è la terza tappa fondamentale della emancipazione post moderna.

Guai però a quelli di Milano Marittima, guai però a quegli ormai 4 gatti dei veri residenti, e pure storici, un pugno di persone quasi tutte over 60, che se escono di casa per una minima necessità, subito trovano la ronda dei forestieri pronta alla censura e col dito più veloce di Ringo a chiamare le forze dell’ordine per debito controllo. Come ti permetti tu, albergatrice, di stare un attimo nel giardino dell’hotel di famiglia che ha 70 anni di storia a parlare con le tue figlie? Ci penso io a segnalarti per assembramento, io che non si sa come sono arrivata nel condominio difronte da una delle città più infettate e ho il diritto di controllare la gente a casa propria. Come ti permetti tu, Conte, che scendi dalla tua casa dove abiti da 46 anni a buttare la spazzatura nel bidone davanti a dove vivo io, lava padelle nato e cresciuto a mille chilometri sono qui da pochi mesi in un appartamento messo a mia disposizione dal titolare dove lavoro? Ma io adesso esco e ti cazzio se ti fai ancora vedere.

MILANO MARITTIMA ON THE VIRUS

Insomma, se con questa emergenza si pensava che dopo tanti anni a Milano Marittima avremmo visto solo quelli di Milano Marittima, abbiamo visto che non è così, e quelli che per cazzeggio e per vezzo di sentirsene parte ci vengono forse più di prima, prima del tempo normale… Ed i guardati a vista e segnalati, siamo noi da loro, e non è una battuta. Fra scambi o regali di cappelletti, sughi e mascherine, fatte anche quelle in casa, è bello che dalla contessa alla massaia ci sia fra noi vecchi residenti tanta solidarietà.

Il problema si porrà anche di più quando si avrà un allentamento delle restrizioni, sperando non ci sia o non sia permessa la calata in massa nelle seconde case, perché sarebbe tornare in una situazione di pericolo non da poco, vista la massiccia convergenza di persone da zone che sappiamo essere pesantemente colpite. Sarebbe ricreare a Milano Marittima ciò che si è avuto alle spalle nelle città. Domenica 8 Marzo ero già praticamente in clausura e con terrore vedevo sul viale Matteotti una fila continua di auto verso il centro degna di Ferragosto, vedendo in ciascuna una potenziale bomba virale. E difatti se è vero che il virus scoppia dopo 4/7 giorni di incubazione, ecco che il giorno 13 a Cervia avevamo i primi 4 casi ed il giorno 14 se ne aggiungevano altri 8 ed il giorno 18 eravamo già a quota 19 casi. Non è difficile da capire, se non si è preda del egoismo e della strafottenza.

Il virus è capitato a fagiuolo proprio nel momento liturgico in cui è richiesta la più profonda introspezione. Anche chiusi in casa, possiamo e dobbiamo aprire le porte del nostro cuore e della nostra coscienza ad un altro virus, che si chiama Spirito Santo, spirito di amore rispetto e fratellanza, e come Gesù è uscito dal sepolcro a dare luce al mondo, quando finalmente usciremo dalle case cerchiamo di essere un po’ meno egoisti ed un po’ meno stronzi! Buona Pasqua a tutti.

Il Conte Ottavio Ausiello-Mazzi

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