Nessuno lo sapeva ma c’è stato un tempo in cui regnava il Re di Milano Marittima. Alla sua corte sedevano però cubiste e veline e quel savoir faire stile Lele Mora che al Conte non è mai piaciuto…

 

Ero al telefono con mio cugino il marchese di Fontana Coperta (è un titolo autentico) a parlare di avite memorie e decaduti blasoni, quando tramite un messaggio scopro che per 20 anni Milano Marittima è stata una monarchia! Un articolo su “La Repubblica Bologna Sport” pagina 12 del 20 Aprile titola “Vieri, ricordi in quarantena” sottotitolo “Io, Sinisa, Milano Marittima ed altre storie”.

Il Bobo nazionale racconta “Al Pineta sono stato un Re per 20 anni, lo scoprii quando venni a giocare nel Ravenna e non mi sono praticamente più mosso” poi più oltre “Per 20 anni sono stato il Re di Milano Marittima la conobbi a inizio anni ’90”.

il re di milano marittima

Il giornale scrive che, nonostante la girandola di squadre, Milano Marittima è sempre stata un rifugio per Bobo che aggiunge “Sono posti cui sono molto affezionato perché ci sono sempre stato bene”. Conclusione, avrebbe gran voglia di tornarci ma non si può ancora. Che dire? 20 anni sono tanti, noi residenti storici o storici habitué non ci siamo accorti di nulla di questa sovranità… una monarchia forse più stile Novella 2000, che low profile British stile vecchia società di Milano Marittima della vera élite.

Il principio del circo della cosiddetta movida, o quello che i giornalai hanno il coraggio di definire il glamour di Milano Marittima, dei ragazzi del casinificio e dei nuovi ricchi arrivati e arrivisti, a giocare ai residenti vip e difficili da digerire anche per un camionista di Chef Rubio. Gente malata di presenzialismo, che riduce Milano Marittima a quattro posti e riduce anche il toponimo nell’insopportabile acronimo MiMa e vorrebbe ridurre al silenzio anche me che racconto queste cose.

È irritante sentir parlare di affetto, quando di un posto in verità non si conosce praticamente nulla oltre la consolle del dj e men che meno tante persone che di quel posto fanno parte ben oltre il clownismo mondano, e lasciamo perdere ciò che per noi è fondamentale, come il rapporto con l’ambiente, la pineta fatta di alberi e non di cubiste. Senza citare chissà chi, posso dire che i grandi sportivi sono sempre stati di casa qui da noi, e tutti assai discreti.

il re di milano marittima

Restando nel settore, posso citare per conoscenza personale la famiglia di Antonio Cabrini, che prima ancora del matrimonio indigeno frequentava l’hotel Kent della famiglia Venturi (col Touring, Le Palme ed il Geranio Principe, un vero poker d’assi hoteliero della mia Settima Traversa). Certo è che già quando era in serie A sua maestà stava in un appartamentino minimal alla Nona traversa, proprio per stare in zona chic e lontana dal bordello del centro fashion.

E poi il sempre citato Arrigo Sacchi, la cui famiglia è a Milano Marittima dagli anni ’50 con ormai quattro generazioni, eppure mai è scaduto in simili sparate autocelebrative. Anzi, pure lui sempre discretamente signorile e cortese. È stato proprio il baraccone di calciatori e veline e di personaggi del nulla televisivo, stile Lele Mora, la prima mazzata mortale alla mia Milano Marittima Signora. Una Milano Marittima che non tornerà più, che per fortuna e anche purtroppo ho ampiamente vissuto.

Il Conte Ottavio Ausiello-Mazzi

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Una risposta

  1. Ricordo Milano Marittima da bambino, quando venivamo a giugno con la mamma alla mitica pensione Lucciola di Bruno Villa e famiglia (un abbraccio virtuale a tutti, eravamo davvero una famiglia).
    Il ricordo che portò con me è di un mondo bellissimo, divertente ma anche educato.
    Quando, più grande, venivo con la mia ragazza di allora, già l’atmosfera era un po’ cambiata: tutto un po’ più modaiolo e prezzi alle stelle (talvolta in modo non giustificabile). Ora mi sembra un grande mercatino di negozi e shopping, forse l’ultima declinazione del “divertimento “ nell’epoca in cui la mancanza di tempo dirada anche gli incontri con gli amici più cari. Vorrei comunque comprarci una seconda casa, per tornare più spesso ad illudermi di respirare l’aria di quando ero piccolo e tutto era più sereno. Potenza della nostalgia..

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