Viale Dante a Milano Marittima doveva chiamarsi Viale Carlo Allegri. Il perché lo racconta il Conte paragonando la generosità degli imprenditori di un tempo con quella attuale.
VIALE DANTE A MILANO MARITTIMA DOVEVA CHIAMARSI VIALE CARLO ALLEGRI
Una delle mie storie, una di quelle vecchie storie di Milano Marittima che non trovate da nessuna parte (perché i cervesi la vera storia di Milano Marittima non la conoscono) in nessun libro, in nessun calendario storico, in nessun articolo di giornale, ma che come tutte le mie storie, e non solo, presto verrà saccheggiata e ripresa con un’altra firma. Viale Dante. Per noi di Milano Marittima il Viale dei Carabinieri, in gergo, perché li c’era la caserma fino al trasferimento del 1992 alla 19a traversa. Ma sarebbe stato più giusto chiamarlo viale Carlo Allegri, e comunque si può sempre procedere ad una doppia intestazione. Perché Carlo Allegri?
Vi siete mai chiesto come mai in quello che una volta era tutto pineto, tutt’oggi abbiamo un unico e particolare viale di platani? Perché quel viale di platani fu fatto piantare a spese personali proprio da Carlo Allegri, il cervese che aprì il primo hotel Mare e Pineta e poi il vicino Flora nella villa che fu dei fondatori milanesi Bianchi (i discendenti sono miei cari amici). Per essere sicuro della cosa ho telefonato alla signora Lina Allegri (figlia di Armando, il figlio di Carlo), che conosco. Mi ha confermato tutto e mi ha stupito quando il mio amico Bruno Castagnoli, suo marito, mi ha detto “siamo sposati da 60 anni e mia moglie di questa cosa non me ne ha mai parlato, la imparo da te!“.
Beata umiltà dei vecchi romagnoli e della vecchia, grande, mia Milano Marittima, dove si pensava al bene della località senza vanterie, e che differenza con le smargiassate, le sburonate e le balle di troppe persone che oggi pur non avendo nulla a che fare con la nostra comunità e storia, si targano del nome di Milano Marittima… Per questo mi arrabbio quando sento e leggo tanti, troppi, che hanno la presunzione di aver voce in capitolo sulle nostre faccende, come “se non vi sta bene il nuovo andazzo di Milano Marittima andate ad abitare da un’altra parte”. State parlando a famiglie che Milano Marittima l’hanno fatta, l’hanno sudata e vissuta, non vi dovete permettere voi di dire e fare certe cose.
LA QUESTIONE PINETA DA RIPIANTARE
Fa contrasto questo episodio con quello che succede oggi, quando tanto si parla dell’amore per la preziosa pineta e leggi che per far fronte al disastro ambientale della tromba d’aria del Luglio 2019, che ha visto devastati 30 ettari, con la raccolta fondi in quella che si pretende una località di vip e di turisti 5 stelle di fama internazionale, l’associazione di categoria più importante del posto ha dato 300€ (Cervianotizie.it 3 Novembre 2020 e Corriere Romagna 8 Novembre 2020). Addirittura prendiamo tirate d’orecchie, come non fossimo a casa nostra.
Sul Corriere del 17 gennaio 2021, da un nuovo partito politico, si legge “parco urbano, “XXX” apre al cambiamento, “XXX” entra nel merito e dice la sua sulla pineta” e poi contro chi, come me e tanti amici di Milano Marittima vecchio ceppo, la stoccata “non ha senso opporsi perché nel corso dei secoli ed anche degli ultimi decenni è mutata radicalmente”.
Innanzitutto con quale autorità ed in rappresentanza di chi è degli interessi di chi questo partito viene a farci lezione e “aprire” un dialogo che al momento non ha coinvolto nessuno di noi cittadini, che siamo il popolo sovrano, e in primis noi cittadini di Milano Marittima.
Quanto ai cambiamenti, quelli degli ultimi decenni specialmente, non sono stati per motivi naturali come la bufera 2019 ma per un costante e sempre più invasivo agire umano come la cementificazione, che iniziata a metà anni ’90 del ‘900, a Milano Marittima continua alla grande nonostante tutto, crisi Covid compresa. Opporsi ha senso eccome.
Come quando volevano togliere il nome di Milano Marittima. Come quando volevano far fuori tutta la pineta dietro le traverse per una nuova lottizzazione e un parco giochi gigantesco. Come quando volevano eliminare la fontana e le colonne della Rotonda dei Palanti.
Come quando volevano erigere un enorme cilindro di cemento spacciato per grattacielo, come quando volevano radere al suolo i magazzini del sale e la torre San Michele a Cervia stessa. Mirabilandia Due non ci serve.
Ci serve di nuovo la nostra pineta, la nostra storia, non un anonimo parco giochi che, per quanto bello, farà PERDERE PER SEMPRE L’IDENTITÀ DI MILANO MARITTIMA che è solo di Milano Marittima.
Il Conte Ottavio Ausiello-Mazzi