La sensibilità dei proprietari di Villa Righini non si è piegata davanti ad un assegno. Ma non è andata così per altri edifici della nostra storia locale.
Proprio nel momento in cui al Bar Riviera discutevo col pronipote del conte Acquaderni, grande personaggio troppo spesso ignorato, del futuro prossimo di alcune case storiche di Milano Marittima della vecchia élite, mi hanno girato l’articolo del Corriere Romagna del 12 Agosto 2022 che raccontava di come nel 1980 la bellissima Villa Righini di Cervia avesse rischiato di sparire per una speculazione edilizia che prevedeva una dozzina di appartamenti. Agghiacciante. Per fortuna la cultura e la sensibilità dei proprietari verso la storia non si è piegata neanche davanti all’assegno in bianco.
Gli anni ’80 erano lo strascico di almeno due decenni nefasti in cui, per ignoranza più che speculazione come oggi, tanto patrimonio andò perso per sempre. La mania di osannare il moderno e condannare il passato, e la difficoltà di molte vecchie famiglie di sopportare i costi di manutenzione, hanno fatto strage di ville, palazzi, anche reali, trasformati in alloggi popolari, manicomi, caserme, depositi, stalle. Anche a Milano Marittima sono sparite fior di ville Liberty o stile fascista, almeno tre in via Cadorna, del tutto o totalmente stravolte e riciclate in hotel, gelaterie, ecc.
A Cervia, fin dagli esordi del blog nel 2012, ho insistito sul degrado di villa Deledda e villa di Max David che ho sempre proposto come sede di un revival dell’illustre Premio Cervia. In primavera ho saputo che un’agenzia di Pinarella aveva in vendita la villa di Aldo Spallicci dietro al piazzale Donatello a Cervia e mi sono chiesto che fine farà la lapide commemorativa della facciata pagata a suo tempo dagli “Amici dell’Arte” delle Aie.
A Cervia la cultura, ville e monumenti interessano solo quando possono essere messi a rendita, ovviamente per altra destinazione d’uso dall’originale. Basta vedere sulla ciclabile del porto canale, fra il ponte di sant’Antonio e la rotonda dell’ospedale, com’è ridotto, una cosa davvero imbarazzante vista la sua lunga storia, il vecchio Magazzino del Sale.
Speriamo che lo trasformino presto in un ennesimo baretto o ristorante-sala da ballo per vederlo così salvato dal degrado!
Nei mesi scorsi i tanti cartelli di vendita su immobili storici come la Villa Idrovora o la Colonia Montecatini, e le notizie assolutamente fondate di speculazione edilizia pesante già pronta o tentata presso altri siti storici di Milano Marittima come la villa delle suore di Verona, la Colonia dei frati Camilliani, la Stella Maris, perlomeno a me hanno fatto drizzare i capelli. Resta sempre il grande mistero di come da tanti anni un boccone davvero ghiotto per la speculazione, come quel rudere dell’Hotel Terminus, non se lo sia mai pappato nessuno.
Destino ancora incerto quello della ex Villa Perelli, diventata poi Grand Hotel Touring, una struttura presente nei testi di studio stranieri ma non italiani, mentre alla Decima Traversa resiste intatta dal 1936 la villa dei miei amici romani che meriterebbe la targa rotariana del Focaccia ma che per la solita ignoranza della vera storia di Milano marittima non è sicuramente neanche in programma.
Proprio prima di trasferire la loro residenza dal Viale Verdi alle traverse i miei genitori avevano paventato di comprare una delle vecchie ville storiche di Cervia, la Bernabei, dei cugini del caro conte Adriano Bernabei, vecchia élite della nostra Milano marittima, e per un prezzo neanche alto. Va comunque detto che un conto è comprare un immobile storico per riattarlo, come hanno fatto meravigliosamente i nuovi padroni della villa della contessa Malagola in rotonda don Minzoni, un conto per farne poi scempio tramite la cementificazione selvaggia.
Ci tengo a precisare che a Milano Marittima il vero patrimonio storico sono i nostri pini, quelli si che sono di valore altissimo e nessun assegno in bianco avrebbe dovuto comprarli tanto sono inestimabili, eppure… eppure adesso si comprano anche quelli, basta pagare e si sega (vedi Corriere 27 gennaio 2022).
Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi