romagna Archivi - Il blog di Cervia e Milano Marittima

Raoul Casadei è morto

 É morto a 83 anni Raoul Casadei, simbolo della Romagna di un tempo e famosa oltre i confini nazionali.

Romagna mia, Romagna in fiore, cantava Raoul Casadei, quella stessa Romagna che oggi ti piange e alla quale è venuto a mancare un pezzo importante, come la gamba di un vecchio tavolo con sopra una tovaglia dipinta di caveje.

É morto Raoul Casadei

GLI INIZI DI RAOUL CASADEI

Ne è passato di tempo da quando suo zio Secondo Casadei, fondatore nel 1928 della più famosa orchestra di liscio romagnolo di quel tempo, regala una chitarra a Raoul quando lui ha appena sedici anni. É così che inizia la carriera del più grande cantautore romagnolo ed è dopo questo regalo che suo zio decide di rinominare lo storico gruppo in “Orchestra Secondo e Raoul Casedei”.

LA ROMAGNA CAPUT MUNDI

Per comprendere quanto fosse grande negli anni ’60 il successo di quella nuova orchestra, basta pensare alla quantità di concerti che tenevano, più di 365 all’anno, divisi tra sera e, come accadeva ai tempi, pomeriggio. Ma quei numeri non erano ancora niente. É infatti negli anni ’70 che avviene quello che è stato definito il “boom del liscio”. Un periodo d’oro, fatto di feste, balere e vitelloni romagnoli, una Romagna che esplodeva di vita, della Dolce Vita e che non aveva nulla da invidiare, in quanto a divertimento, alle più grandi città musicali americane come Las Vegas, New York e New Orleans.

Orchestra Raoul Casadei

La Romagna era il centro nevralgico del divertimento all’italiana e Raoul Casadei era il mattatore, sotto alle cui musiche si innamoravano intere generazioni di giovani appartenenti alle più disparate classi sociali. Il liscio veniva ballato da tutti, uomini d’affari e semplici garzoni, il liscio era amore, famiglia e voglia di vivere, quella stessa voglia che Raoul Casadei ha portato fin in ultimo, quando il maledetto Sars Cov 2 lo ha strappato alla famiglia e alla sua Romagna.

Quella di Raoul Casadei è stata una pagina di storia di quella vera Romagna di una volta che nessuno riuscirà mai più a riscrivere.

Ciao Raoul!

Thomas Venturi

Se sei interessato a sapere cosa succede a Cervia, Milano Marittima e dintorni, ti invitiamo a leggere la sezione dedicata all’attualità

Quando King Kong venne in Romagna

Per la nostra serie “Storie di Romagna” oggi torneremo indietro nel tempo fino al 1976, anno nel quale uscì al cinema King Kong.

La mia curiosità riguardo a ciò che sto per raccontare deriva dal fatto che da bambino ho sentito varie storie di miei compaesani che partirono da Cervia e da Milano Marittima per andare a Rimini a vedere il vero King Kong utilizzato nel celebre film. Alto 12 metri e costato 3 milioni di dollari, l’enorme pupazzo fu costruito da Carlo Rambaldi, i più lo ricorderanno in quanto è stato il creatore di Alien ed ET L’extraterrestre della famosa pellicola di Steven Spielberg.

UNA STORIA DA SCOPRIRE

Ma torniamo al nostro King kong, quello che fu esposto in Romagna, prima alla fiera di Rimini e poi a Fiabilandia, era l’animatronic usato in alcune scene del film.

Quando King Kong venne in Romagna

Fu mostrato al pubblico tra il 1976 e il 1978, disteso a pancia all’aria sotto un grande tendone del parco tematico ed era possibile toccarlo e fotografarsi affianco alla sua grande testa.

Quando King Kong venne in Romagna

King Kong a Fiabilandia. Foto: Tina

Quando King Kong venne in Romagna

King Kong a Fiabilandia. Foto: Tina

Dopo l’esposizione romagnola King Kong fu smontato e spedito in Argentina dove, prima a Buenos Aires e poi a Mar Del Plata, divenne parte di uno spettacolo nel quale veniva addirittura messo in piedi e fatto muovere attraverso i suoi sofisticati meccanismi, gli stessi che gli diedero vita davanti alla cinepresa. Purtroppo lo spettacolo era tanto costoso, quanto deludente, e per questo motivo in breve tempo fu cancellato.

Contestualmente, venne smontato il capannone eretto appositamente per ospitare il grande Kong che rimase esposto alle intemperie per mesi, fino a quando fu spostato con una gru in una vicina discarica in attesa di giudizio.

E fu così che l’originale King Kong da 3 milioni di dollari divenne meta di bambini, curiosi e senza tetto che ne staccarono le strutture metalliche e i tessuti per riutilizzarli come gli era più comodo.

Quando King Kong venne in Romagna

King Kong a Buenos Aires

Sono certo che tra i tanti lettori di questo blog ci sarà qualcun altro oltre a me che ha sentito questa storia e magari avrà piacere di riportare il suo ricordo e qualche foto.

Thomas Venturi

 

Romagna tedesca

Romagna tedesca: quando nasce questo sodalizio tra i tedeschi e i romagnoli? Molto prima degli anni del boom e delle vacanze in Riviera. La parola al Conte con un aggiornamento storico di qualità

Mi viene da sorridere quando leggo o sento che la Romagna ha scoperto i tedeschi e soprattutto le tedesche, con la guerra ed il seguente turismo balneare dal boom in poi. In realtà il legame fra queste due terre e questi due popoli è molto più antico e molto più concreto.

romagna tedesca

UN PO’ DI STORIA: QUANDO INIZIA LA ROMAGNA TEDESCA

Già basterebbe citare quanta importanza ha avuto questa terra bizantina per gli imperatori germanici del medioevo, e la trasmissione di quel diritto romano che li giustificava nelle loro pretese universali, nonché anti comunali e anti papaline.

Poi essere ambedue popoli di grandi guerrieri e condottieri. Addirittura intere dinastie di guerrieri e capitani di ventura, come i Naldi, i Barbiano, gli Sforza Attendolo, gli Zampeschi, i Malatesta, per non tacere di personaggi come i due forlivesi Giovanni dalle Bande Nere e quel Mostarda da Forlì che fu il rinnovatore della arte militare medievale, il primo che fece anche vestire di ferro I suoi soldati, che prima vestivano di cuoio.

LEONARDO DA VINCI NON AMAVA I ROMAGNOLI

Se Malatesta è il Lupo di Rimini, Caterina Sforza è la Tigre di Forlì. Famiglie come i Manfredi ed i Malatesta sfoggiano motti araldici in un tedesco addirittura arcaico, e molte famiglie come Malatesta, Rasponi, Guidi o Calboli vantano origini tedesche da grandi stirpi comitali carolingie o addirittura imperiali sassoni. Mentre i francesi hanno sempre avuto la puzzetta al naso e non hanno mai perso occasioni per rubare qualcosa, e così purtroppo Leonardo Da Vinci, oggi tanto celebrato a Cesenatico, che ebbe a scrivere proprio a Parigi “Romagna, capo d’ogni grossezza d’ingegno” (Codice Primo Quaderno 72 di Parigi).

WIR SIND IN DER ROMAGNA: SIAMO IN ROMAGNA!

Invece i tedeschi non solo non ci hanno mai derubato, ma ci hanno portato ricchezza, hanno avviato per esempio i primi scavi del palazzo di Teodorico addirittura nel 1943, in pieno conflitto, e ci hanno sempre ammirato  accogliendo a braccia aperte i nostri geni. Uno dei più sconosciuti è il conte di Linari, Rocco Guerrini, che costruì parecchie fortezze in Germania, dove poi trasferì la famiglia, i tuttora esistenti principi von un zu Lynar.

La famiglia veniva da un castello presso Faenza, ed era nota dal 1168. La famosa monarchia militare prussiana gli deve molto. Un altro della famiglia, Pietro, coi suoi studi avanguardistici e la cattiveria di Leonardo sui romagnoli rozzi e grossolani di cervello.

Il Conte

Se sei un fan del nostro Conte, leggi tutti i suoi articoli qui

Nobile Romagna nostra

Nobile Romagna nostraNel mio articolo “Romagna brutta storia” chiudevo scrivendo che la nostra storia romagnola è come uno scrigno pieno di perle e preziosi che vanno esposti ed ammirati dopo che non pochi storici e politici hanno fatto di tutto per nasconderli e seppellirli. La storia della Romagna, sociale, culturale, economica, così come ci viene sempre presentata, non è che una vulgata mistificatoria, che purtroppo ha sedimentato troppi capisaldi e luoghi comuni destituiti in verità fattuale e documentale da ogni fondamento, e c’è anche da darne la colpa a quei Romagnoli che si sono fatti guidare da certe ideologie, conniventi per comodo di un centralismo che al massimo permetteva alla Romagna solo propaganda turistica rivierasca, turismo balneare discotecaro e fatto di sagre paesane su cui la nostra terra basava poi tutto il suo appeal. Il resto era robaccia da dimenticare o da vergognarsi.

Andate a spiegare che Sigismondo Malatesta non fu la bestia sanguinaria che ci dicono e che alla sua corte nacque l’opera italiana con quelle Azioni Teatrali, quasi un preludio ai film di Fellini. Sembra che lui come Borgia e Caterina Sforza passassero il tempo a fare della Romagna un mattatoio perenne, andate a dire invece che il duca Cesare diede un grandissimo impulso e contributo alla moderna cartografia, che poi ebbe illustre esponente nel nobile Rosetti, e che la Tigre di Forlì fu la prima a parlare chiaramente dell’uso della anestesia medica, in quella stessa Forlì che poi ebbe il grande Morgagni. Già, la nobiltà romagnola, quanto le si deve!

Nel numero 3 del Marzo 1949 apparve sulla Rivista Araldica il primo di una serie di articoli dedicati alle nostre famiglie gentilizie. La presentazione è da leggere attentamente. Dice più di quel che sembra:

“Dato fisionomico della nobiltà romagnola è la assoluta aderenza alle condizioni ed alla mentalità popolari, ed a quella aliquota avanzata del popolo che ne rappresenta e ne interpreta i sentimenti e le aspirazioni. In tutta la storia della Romagna è assente una qualsiasi forma di altero baronaggio, che d’altronde quel popolo, particolarmente libero, male avrebbe tollerato, ma piuttosto assolse sempre una funzione di vera e propria rappresentanza popolare, vivendo la sua vita a contatto stretto col popolo ed esaltando essenzialmente questa sua singolare funzione. Ed è forse per questo ruolo tenuto nei secoli dalla classe più alta, che quella regione è politicamente così matura”.

Cari lettori, romagnoli e non, ma avete capito cosa c’è scritto qui? Tutto. Che la Romagna è una regione storica con date peculiarità, che non è una terra arretrata ed immorale da tenere a bada sotto custodia della Emilia ma addirittura una terra politicamente matura, senza bisogni di sudditanza a più evoluti governi e governanti. Che la Romagna era già avanti nei tempi e nelle prospettive generali non grazie ai famosi governi locali di Sinistra dal Dopoguerra in poi, ma grazie ad una fattiva nobiltà e ciò da secoli è secoli.

Quanti luoghi comuni distruggono queste poche righe della Rivista Araldica del 1949! Quante bugie, quante imposture smaschera! Nel 1949 una pubblicazione nobiliare che reconditi fini poteva mai avere? Nel dire semplicemente la verità? Romagna. Oltre piadina, cappelletti, spiagge, ballo liscio e discoteche c’è di più. Ma molto di più.

Ottavio Ausiello Mazzi

Romagna brutta storia

romagna brutta storia

Sigismondo Pandolfo Malatesta

Particolarmente negli ultimi due secoli, Ottocento e Novecento, la Romagna ed i romagnoli hanno sofferto un vero genocidio culturale. Com’è potuto succedere che da un popolo di primitivi si sia passati nel giro di una o due generazioni ad un popolo di standard scandinavi? Quando, anni fa, un noto forlivese professore di storia insisteva sulla non esistenza della Romagna storica e non solo, aveva in un certo senso ragione: la Romagna che i suoi colleghi ci hanno troppo spesso raccontato non è mai esistita, se non appunto nelle loro deformazioni o invenzioni. Il risultato è aver distorto la visione della nostra terra e della nostra gente ad intere generazioni. Una sequela di luoghi comuni su fatti e su personaggi, indegna dell’antichissima e nobilissima storia romagnola, ricca messe di personalità cruciali nei più svariati campi a livello europeo e anche mondiale.

Ultimamente la nostra storia non è stata travisata tanto in base a idee personali o di ideologie politiche, quanto dal marketing, che tutto riduce a fumettone, ad uso e consumo per vendere prodotti e pacchetti turistici, con buona pace della verità storica e dello spessore, anche altissimo, dei singoli personaggi. Basti citare, per tutti, il recente revival di Sigismondo Pandolfo Malatesta, il Lupo di Rimini. Fumettismo fuorviante, durato parecchio, partito con personaggi medievali come quelli che ci offre Dante, che invece riconosceva il loro spessore individuale e territoriale, per arrivare alla sagra del Passatore. Anzi, potremmo allungare lo spettro temporale arrivando ai romagnoli dei film di Fellini. Dante descrive i romagnoli in modo empatico ed obiettivo, nei lati positivi e negativi, non ne fa in blocco dei subumani (ancorché all’Inferno) portati al peggio del peggio, come hanno fatto per esempio i volgari e semplicistici “studi” di stampo positivista fra Ottocento e Novecento. Una vision cui poi tutti si sono accodati o attenuti, addirittura nei testi per l’infanzia (vedi Sangue Romagnolo in Cuore).

Fermiamoci a fare una semplice riflessione. E’ mai possibile che la terra oggi nota in tutto il mondo per essere una terra assolutamente parte della modernità, anzi sempre all’avanguardia, leader nel campo delle innovazioni, la terra emblema della bella vita e del divertimento, la terra della gente intraprendente, socievole, accogliente, la regione italiana ai primi posti per altruismo, solidarietà, volontariato, sia nata così all’improvviso? Che sia frutto di una o due generazioni del Dopoguerra, dopo secoli e secoli assolutamente bui, la Romagna che si è sempre fatto a gara a denigrare? La terra di ignoranza, di violenze inaudite, di individualismi esasperati, modificandola in tutti gli aspetti antropologici, culturali e religiosi, dal primo dei nobili signori all’ultimo dei contadini?

Per secoli ci hanno propinato una storia in totale negativo, con connotazioni fosche ai limiti del morboso. Pensate a qualche nome, vedrete che è così. Hanno viziato le nostre menti, soprattutto per dirci che essendo nessuno dovevamo sempre avere bisogno degli altri, del padrone, di qualcuno di migliore di noi. Una Romagna mai descritta nel suo svolgersi autonomamente, ma sempre in relazione sussidiaria a ciò che succedeva o volevano Bisanzio, a Roma, a Firenze, a Ferrara, a Bologna. Non è e non fu così. Un solo esempio. Dietro la Romagna oggi indiscusso riferimento dell’igienismo, del wellness, della sanità eccellente ecc, come non vedere che su questo tema la Romagna già era all’avanguardia coi suoi illustri figli di nome Morgagni, Mercuriale, Negri, Giannotti-Rangoni ecc? 

La Romagna è uno scrigno pieno di tesori preziosi che vanno esposti ed ammirati dopo che troppa gente li aveva voluti nascondere seppellendoli sotto secoli di bugie e distorsioni.

Ottavio Ausiello-Mazzi