Il blog di Cervia e Milano Marittima

Dalla pineta di Milano Marittima riaffiora la storia dell’aeroporto inglese della Seconda Guerra Mondiale. Tante le novità che vi mostreremo nei prossimi giorni.

In questi ultimi mesi sono stati ritrovati numerosi reperti in pineta a Milano Marittima risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, talmente importanti da poter aggiungere nuovi tasselli alla storia dell’aeroporto che si trovava nel cuore della pineta (qui la sua storia). I nostri nuovi e talentuosi collaboratori, Filippo Lucchi e Ettore Baldisserri, hanno trovato veramente di tutto, da piccole parti di aerei, a bottoni di varie divisioni, anelli, piastrine dei soldati, frammenti di bombe a mano e tanto, tanto altro che vi sveleremo nei prossimi giorni.

Unendo le nostre ricerche alle loro, siamo finalmente in grado di individuare zone ben distinte dell’aeroporto, come l’area adibita a cucina da campo, il poligono di tiro per bombe a mano Mills e quello delle armi da fuoco come mitragliatori e fucili.

In attesa di mostrarvi tutto il campionario, oggi vi proponiamo una chicca davvero preziosa: questo fregio da basco, o bustina, del Corpo Militare Nativo del Sud Africa.

Corpo Militare Nativo
Fregio del Corpo Militare Nativo, ritrovamento di Ettore Baldisserri

Raffigura un elefante africano con la proboscide alzata e la scritta N.E.A.S. (Non European Army Services). In alto è visibile uno stemma diviso in quattro figure difficilmente distinguibili.

Corpo Militare Nativo
Fregio ripulito (immagine dal web)

IL CORPO MILITARE NATIVO

Insieme agli aerei inglesi e a quelli australiani, nell’aeroporto nella pineta di Milano Marittima erano presenti anche i Sudafricani della South African Air Force con aerei North American Mustang Mark III che rimasero a Milano Marittima da Febbraio a Maggio del 1945. Insieme a loro, era presente il Corpo Militare Nativo (NMC). Consisteva in volontari neri nativi sudafricani reclutati nella Forza di difesa dell’Unione (UDF). Nonostante il nome dell’unità, non avevano alcun ruolo combattivo e prestavano servizio come braccianti alle unità militari bianche sudafricane dell’UDF. L’obiettivo era liberare il numero limitato di reclute bianche nell’UDF per averle disponibili in ruoli di combattimento.

Continuate a seguirci perché ogni giorno sveleremo un nuovo ritrovamento!

Thomas Venturi, Filippo Lucchi e Ettore Baldisserri

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *