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La Prima Guerra Mondiale a Milano Marittima

prima guerra mondialeOvviamente, il legame tra Milano Marittima e la Prima Guerra Mondiale (1914-1918) è molto diverso da quello fra la località ed i fatti della Seconda, che qui furono ben più vissuti dalla popolazione. Il legame fra Milano Marittima e il primo conflitto, però, in un certo senso non fu meno stretto: la prima toponomastica della cittadina infatti era perlopiù improntata ad episodi e personaggi di quella “Grande Guerra”. Dipoi la nostra primitiva toponomastica s’arricchì di riferimenti a fatti e personaggi del Ventennio Fascista. Dal 1946 in poi, ci fu una sistematica revisione, molto è sparito, pochissimo è rimasto. Per esempio, rimane il nome del grande asse Viale Vittorio Veneto che richiama l’omonima battaglia, viale che Gino Pilandri chiama nei suoi appunti “è viél di Pén” prendendo una gran cantonata. Infatti il vero nome sarebbe Viale dei Pini Giuseppe Palanti come fu battezzato proprio dal Comune con tanto di cerimonia il 25 Luglio del 1948. Tornando alla Grande Guerra, le strade di Milano Marittima erano intestate a vari personaggi, molti dei quali poi erano legati alla nostra città avendovi case, proprietà di vario genere, amici e parenti. Per esempio, l’attuale Viale Romagna (concentrico alla Rotonda Primo Maggio) avente diametro di 340 metri, fino al 1940 era diviso in 4 sezioni: quella a Nord era Viale Armando Diaz; quella ad Est Viale generale Cantore; quella a Sud Viale duca d’Aosta; quella ad Ovest Viale Luigi Cadorna. Poi, nel 1940, le parti divennero solo due: quella verso il mare Viale Diaz; quella a monte Viale duca d’Aosta. Nel 1948 il tutto fu ribattezzato Viale Romagna. Poi le vie Cesare Battisti, Fulcieri di Calboli, Oberdan, Baracca, Piave, Ventiquattro Maggio, Toti. Veniamo ai personaggi, l’Italia entrò in guerra nel 1915, un anno dopo le altre nazioni e ci fu un lungo dibattito su questa scelta, fra interventisti e pacifisti. Prima pacifista poi interventista fu Mussolini, che nel 1939 si vide intestato il Viale Dux, poi divenuto Nullo Baldini. Accesa interventista era la “Regina dei salotti” ravennati Catina Serena-Monghini, esponente di un’illustre dinastia dell’alta borghesia risalente al 600 e che da sempre ha un piede a Milano Marittima con amici e parenti. Famiglia molto importante e molto discreta. A donna Catina si contrapponeva la fervente pacifista contessa Gabriella Spalletti Rasponi, ravennate, i cui parenti Mazzolani e Ginanni-Fantuzzi tuttora abitano tra Cervia e Milano Marittima dove fanno parte della vecchia élite locale. Ai Mazzolani si deve per esempio il primo cinema di Milano Marittima, l’Arena Mare. Nel 1935 soci in affari dei Serena-Monghini (Almapetroli) erano i conti Baracca, anche loro con casa nella nostra città da tanti anni anche se distante dalla via intestata all’avo aviatore. In realtà, Milano Marittima ha visto due vie Baracca. La prima risale al 1935, poi cambiò nome ed oggi è Via Cimarossi. L’attuale Via Baracca è tale dal 1946, prima si chiamò Via Montello nel 1935 e poi via Tommaso Gulli nel 1940. Viene da chiedersi come mai questo continuo rimescolamento di carte, anzi di strade! La vecchia contessa Baracca era solita fare da sola le proprie compere. Alla Quinta Traversa aveva l’appartamento anche un membro della famiglia dell’asso dell’aviazione. Baracca era un asso come l’amico Fulco Ruffo di Calabria (1884-1946) padre dell’attuale regina dei Belgi. Sia i Ruffo di Calabria che i Cadorna sono famiglie legate da stretta parentela ai Brichetto-Arnaboldi la famiglia di nascita di quella Letizia Moratti venuta a Milano Marittima per aprire il fattivo gemellaggio con la sua Milano in vista dell’Expo 2015. Giovani combattenti pluridecorati e ambedue di famiglia forlivese furono Fulcieri Paulucci di Calboli (1893-1919) e Guido Guarini-Matteucci (1881-1915) quest’ultimo cugino del Re di Romania. Paulucci si meritò una via a Milano Marittima (oggi Via Spontini) mentre il conte Guarini che ha casa anche a Milano Marittima gestisce a Cervia la sua Farmacia, ed è parente del nostro parroco padre Galesini. Eroico bambino combattente fu il contino Frangiotto Pullé (1904-1961), che in trincea sotto il Podgora si diede da fare come portaordini ad 11 anni. Via Podgora a Milano Marittima esiste tuttora. Da tanti anni ha casa qui la figlia, vedova dell’ingegnere Uberto Santini di Cesena che lavorò per anni al Comune di Cervia, riattò i Magazzini del Sale e soprattutto impedì che si facesse il terzo grattacielo. Altri due membri della stessa famiglia combatterono distinguendosi, cioè il padre ed il fratello del suddetto Frangiotto. Suo padre, il vecchio conte Felice Pullé (1866-1962) fu ufficiale medico ed inventò anche degli scarponi termici in grado di resistere a parecchie decine di gradi sotto lo zero! Partecipò all’impresa di D’Annunzio come Direttore Sanitario dell’esercito fiumano. Fratello di Frangiotto e figlio di Felice fu Federico Pullé (1897-1966) combattente volontario nella famosa Terza Armata. Fu proprio per rifornire la Terza Armata che avvenne la grande deforestazione della nostra millenaria pineta. Federico fu un grande amore di Edda Mussolini Ciano, figlia del Duce. Il suocero di Edda, Costanzo Ciano (al quale è dedicata la Colonia Varese conosciuta appunto come Colonia Costanzo Ciano) partecipò con D’Annunzio alla nota “Beffa di Buccari” e a Milano Marittima gli fu intestata una strada (cfr. planimetria di Milano Marittima del Pedretti) quella che oggi è la Terza Traversa. Edda Ciano ebbe legami con varie persone collegabili alla nostra città oltre agli amici conte Pullé. Un uomo di fiducia suo e di sua madre aprì un bar alla Quinta Traversa (Bar Aurelia). Una nuora di Edda ha tuttora amici in una delle più distinte e vecchie famiglie dell’alta borghesia faentina con villa alle traverse. Gli Ausiello-Mazzi sono invece nipoti di una nemica di Edda, la nobildonna Carla Mazzi Approvini (tra l’altro grandissima amica di Maria Callas, che veniva spesso ospitata nella villa di famiglia sul Lago di Garda). Edda Ciano aveva un caratterino da paura, ed un giorno in un  locale pubblico mentre terrorizzava il personale fu affrontata dalla Mazzi. Davanti alla solita battuta “Ma voi non sapete chi sono io?” della Mussolini, la nobildonna veronese le rispose davanti all’uditorio incredulo “E chi se ne frega!”. E pensare che anche Hitler era carino con Edda. Alla Terza Traversa c’era la villa (che fu anche del noto industriale delle bibite Casella) del pluridecorato Carlo Delcroix (1896-1977) che fondò  l’Associazione Mutilati ed Invalidi di Guerra. La svolta nel conflitto, dopo Caporetto, si ebbe quando l’imbelle Cadorna fu sostituito dal maresciallo Diaz per volere del Presidente del Consiglio Vittorio-Emanuele Orlando, la cui sorella era entrata per matrimonio nella nobile famiglia Ausiello, anch’essa presente e residente a Milano Marittima da vari decenni. Anche loro sono presenti da decenni, i discendenti (a partire dalla figlia) di Ettore Muti (Muty) ma più noto per imprese successive che per la partecipazione, giovanissimo anche lui, alla Prima Guerra Mondiale. Residente storica di Milano Marittima è la famiglia dei marchesi Bartolini-Salimbeni cui appartenne Giulio Clemente aviatore nella squadriglia di Baracca e collaudatore alle Caproni.

Il Conte che non conta

Il ritratto di Dorian Gray

Un titolo incredibile: “Milano Marittima quasi indecente” (Corriere 11.01.2014), ripreso sul Carlino “Poco decoro in Viale Matteotti”. Era dall’articolo-denuncia “Milano Marittima sei una nobile decaduta” di Luca Goldoni (Carlino 09.09.2008) che non leggevamo una cosa così! Una nota albergatrice-manager rendiconta che “Il centro di Milano Marittima è all’abbandono, al limite della decenza. Le parti più pregiate della città sono ridotte male”. Quanto al Viale Matteotti, in realtà è il tratto dal Canalino alla Rotonda, quello “fortemente utilizzato da chi ci visita” ed addirittura tanto malconcio che “grida vendetta”. Dopo essere volati i fuochi di Capodanno, nella città “dalla bellezza proverbiale” (Voce 11.12.2011) ora volano gli stracci? Una bufera tipo quella 8 Giugno 1964 che fece cadere 340 pini e volare gli ombrelloni fino alle saline? Mi pareva d’udire le sirene delle ambulanze che ricoveravano per lo choc le Nostre Signore dei vip le sacerdotesse del culto della Sacra Immagine della località glam di tendenza esclusiva. Da tempo militarmente impegnate a presentarci proprio questa parte di paese come il sancta sanctorum anzi “la vetrina del bello” come dice il direttore di Milano Marittima Life. Infatti a leggere i giornali saremmo “la location più glamour d’Italia” (Corriere 10.08.2012) quanto al centro addirittura “un’area ad alto valore istituzionale” (Carlino 12.07.2012) alias “il salotto più elegante della riviera romagnola” (Voce 22.06.2013). Infatti Milano Marittima è “la capitale nazionale ed europea del turismo 5 stelle” (Carlino 20.04.2011) col suo “elegantissimo centro” (Carlino 13.12.2012). E allora, cos’è successo? E’ finito l’incanto di quando ci si piegava poeticamente sul marciapiedi di Viale Forlì per leggervi le poesie incise sulle mattonelle; ora pare che il centro sia piegato a 360 gradi, per non dire 90. Eppure, a fine estate c’era stato il “Flower chic”, un evento “come avviene nelle località di mare più rinomate al mondo” (Corriere 22.09.2013) e solo fino a 15 giorni prima di queste urla di vendetta si invitava la gente a “non perdere la romantica passeggiata sotto i cieli stellati di Viale Gramsci” ed ammirare oltre alle luminarie natalizie la Natività perché “vederla nella scenografia invernale della città giardino è un’esperienza  appassionante” (Corriere 5.12.2013). Infatti avevano déplacé  il Presepe dalla location naturale (Stella Maris) portandolo alla rotonda lato Matteotti “perché la posizione più centrale rende giustizia al suo valore” (Corriere 12.12.2012). Quest’anno c’è stata un po’ la nemesi:  se il Presepe è finito nella strada dei negozi, sono stati i negozi a costituire il Presepe fatto nella Stella Maris! Il fascicolo Estate 2013 di “Hotel Service” invece cita questo punto di Milano Marittima non certo come indecente anzi “è una delle passeggiate più famose che si snoda nello spazio di alcune centinaia di metri nel cuore di Milano Marittima”. Quanto alla guida “Il cervese.it” sempre del Estate 2013 (pag. 30) cita il centro come “luogo privilegiato per il passeggio e gli incontri”. Cos’è cambiato in tre mesi? Come all’improvviso Dorian Gray vede finalmente il suo vero volto nel quadro falsato dal sortilegio? Forse è che ci parlano sempre della cornice mentre del quadro (quello vero) non ne parla nessuno, ed anche i pochi che lo guardano, in verità non lo vedono!

Volendola buttare sul ridere, potremmo ricordare come, già da tempo, ci fossero segnali di tale “abbandono” del Matteotti. I soliti che ci istruiscono quotidianamente sul nostro paese, già avevano conferito la palma al “mondanissimo Viale Gramsci” (Voce 22.06.2013) definito da un nostro assessore la nostra 5a Avenue; o quando ci avevano edotto che Viale Milano è “la strada più IN di Milano Marittima” (Carlino 27.03.2013). Quale fosse la ratio per stilare questa classifica che sa più di becero campanilismo paesano che di città di vip, vorrei tanto saperlo, ma da residente storico mica posso permettermi di dire “bau”, ci mancherebbe! Parlando seriamente, tutto Viale Matteotti sarebbe da riattare, in primis il tratto opposto, quella a Nord presso le colonie. I problemi a Milano Marittima pare siano sempre e solo di chi ci visita e non di chi ci abita! Se un marciapiede è sconnesso, ci infortuniamo allo stesso modo io residente e il turista. Anzi, visto che io qui ci abito 365 giorni all’anno è più facile rispetto visitatori occasionali. A meno che non ci siano marciapiedi riservati che noi residenti non conosciamo o non possiamo calpestare, un po’ come “il marciapiedi di destra che porta all’Eliseo (di Parigi) che è riservato alle autorità” (Carlino 16.01.2013). Sembra un’altra battuta, invece questi articoli (Corriere e Carlino 11.01.2014) riportano per l’ennesima volta una forma mentis che si estrinseca nella citazione delle presunte “parti più pregiate della città”. Già in altri articoli ho detto che sarebbe ora di finirla con questa mentalità classificatoria, che a Milano Marittima era ASSOLUTAMENTE SCONOSCIUTA fino ancora agli 80-90 allorché non era scattata una certa frenesia e i prezzi di attività e case erano abbastanza uniformi in TUTTA Milano Marittima dove un negozio alla rotonda pagava come uno alle traverse, fidatevi di chi queste cose se ne ricorda perché c’era. Anzi, questa mentalità, questa recente sovrastruttura è stata dannosa per tutti. In primis per chi, avendo casa o attività “fuori” dell’area considerata centrale e pregiata se l’è vista deprezzare e, talvolta, disprezzare. Quindi sarebbe da chiedere i danni d’immagine, e non solo. Ed è stata controproducente anche per gli addetti ai lavori, che prima potevano chiedere affitti alti in tutta Milano Marittima, ora invece non più, sempre per lo stesso motivo. Infine se la lingua italiana non è un opinione l’intervista sottende anche qualcosa di più, dicendo infatti che le zone “più pregiate sono messe male” e sono addirittura “all’abbandono” significa che le zone di Milano Marittima “meno pregiate” sono messe pure peggio! Insomma questa intervista dice più coi suoi risvolti e sottintesi, che con le affermazioni ad effetto e alquanto discutibili. Forse per venire a capo di tutta questa misteriosa faccenda potremmo chiedere al giallista Miller Gorini, forlivese, che ha ambientato proprio a Milano Marittima il suo ultimo lavoro (Corriere 18.12.2013). Il racconto si intitola “TAC”. Ecco, forse la nostra città avrebbe proprio bisogno di una… tac!

Milano Marittima sarà gemellata a Milano per l’Expo 2015. La ditta ultracentenaria “Pavoni” di Milano, la prima al mondo a creare macchine da caffè, per l’occasione ha realizzato due nuovi modelli, “Milano 2015″ ed “Expo 2015″. Nel 1974 Giò Ponti realizzò anche lui un modello per la Pavoni, ora esposto al museo Mo.Ma. di New York. Noi a Milano Marittima avevamo non una macchinetta del caffè ma addirittura una splendida villa firmata Giò Ponti che si trovava in Viale Tiziano, recentemente abbattuta per farci appartamenti. Queste cose, si che gridano vendetta e sono indecenze, ma di ciò nessuno ne parla né si scandalizza. A proposito, sapete già chi saranno gli ospiti del nuovo Vip Master? Questo si che è interessante no?

La villa firmata dal famoso designer e architetto Gio Ponti si trovava in Viale Tiziano, fu poi abbattuta per costruirvi al suo posto alcuni moderni villini. A Milano Marittima abbiamo avuto altre ville costruite o abitate da personaggi celebri come quella dei parenti eredi dell'attore Hollywoodiano Monty Banks, o quella dove abitavano i ricchi ebrei ferraresi Finzi-Magrini legati alla corte sabauda ed ai quali si ispirò Bassani per i suoi Finzi-Contini

FOTO: La villa firmata dal famoso designer e architetto Gio Ponti si trovava in Viale Tiziano, fu poi abbattuta per costruirvi al suo posto alcuni moderni villini. A Milano Marittima abbiamo avuto altre ville costruite o abitate da personaggi celebri come quella dei parenti eredi dell’attore Hollywoodiano Monty Banks, o quella dove abitavano i ricchi ebrei ferraresi Finzi-Magrini legati alla corte sabauda ed ai quali si ispirò Bassani per i suoi Finzi-Contini.

Il Conte che non conta

Governo balneare

Aldo Spallicci

Aldo Spallicci

Nel corso dei decenni, sono tanti i politici di vario calibro e vario colore che hanno scelto Milano Marittima come buon ritiro vacanziero. Chi aveva la villa, chi l’appartamento, chi andava in hotel e chi sfruttava l’abitazione del suocero, della moglie, degli zii. Diamo seguito ad una breve carrellata di questi personaggi. Cominciando da Giuseppe Medici (1907-2000) più volte ministro: del Tesoro, degli Esteri, dell’Industria, dell’Istruzione, dell’Agricoltura. Frequentava Werther Morigi, il pittore che si riteneva il “delfino” di Palanti e confezionava colori con le resine dei pini della Stella Maris. Poi vi era Aldo Spallicci (1886-1973) che fu Sottosegretario al Turismo con De Gasperi, il quale deplorava la cementificazione di Milano Marittima già allora, abbandonando la zona storica di villa Tempini per trasferirsi fuori Milano Marittima nella Buscarola. Aveva invece una villa vicino alla Rotonda Primo Maggio il bolognese Alberto Giovannini (1882-1969) membro del Partito Liberale e anche lui ministro con De Gasperi. Amor Tartufoli democristiano di Ascoli Piceno, erroneamente ricordato come “Tartuffoli” (cioè con due “f”) fu il padrone di un’altra grande villa con maneggio in Viale Ravenna, personaggio che in molti vecchi residenti non ha lasciato un buon ricordo. Poi veniamo al due volte Sindaco di Forlì Franco Rusticali e alla sua ex congiunta Paola Casara, della Lega Nord di Forlì. Nativo anche lui di Forlì ma poi (1997) Sindaco di Ravenna è Vidmer Mercatali, recentemente membro del Senato, pare che coi genitori avesse una latteria in Viale Matteotti davanti alla colonia Varese. Anche lui legato ad un’altra vecchia famiglia non più però presente da noi è Filippo Berselli. Di recente acquisizione abbiamo l’ennesimo forlivese, Giancarlo Mazzucca, membro della Camera per il PDL e nel direttivo della Rubiconia Accademia dei Filopatridi col mio amico, e già amatissimo Sindaco di Sarsina, il Senatore Lorenzo Cappelli. Di Pier Ferdinando Casini già Presidente della Camera, inutile parlare, é un habitué sempre presente sui giornali. Meno conosciuto fu Carlo Delcroix (1896-1977) che aveva la villa alla Terza Traversa e fu fondatore e primo Presidente dell’Associazione Mutilati ed Invalidi di Guerra. Non scordiamo, infine, la famiglia di Leo Valiani (1909-1999) membro della Costituente e nominato Senatore a vita nel 1980 dal suo amico Sandro Pertini. Habitué di Milano Marittima è il deputato DC forlivese Roberto Pinza Sottosegretario al Tesoro che nel 2006 si è dimesso da Senatore.

Il Conte che non conta

La legione straniera

La legione straniera

La chiesa Stella Maris

L’hotel Viola di Pippo Neri, alla Sesta Traversa pineta, negli anni ’50 fu anche luogo di cultura come il Vela e l’Internazionale (attuale Palace). Già nel 1952 Werther Morigi vi fece la prima mostra personale commentata da Max David e dal conte Giovanni Manzoni, che per oltre 30 anni animò la vita culturale di Milano Marittima con Neddo e Onestini. Nel 1977 con Tonino Guerra partecipò alla fiction sul Passatore, girata anche alla Casa delle Aie. Fra gli attori, Edwige Fenech ed il mio amico Aurelio Angelucci (Tugnàz) oggi Presidente Nazionale Onorario FITA (compagnie di teatro amatoriale). Della stessa famiglia c’erano Gianruggero Manzoni e Piero Manzoni, il più eccentrico protagonista dell’arte italiana del secolo 900, l’erede di Duchamp e l’antenato di Cattelan che coi quadri sulla cementificazione della pineta ravennate ispirò “Deserto Rosso” di Michelangelo Antonioni. Nel 1952 l’hotel Viola era ancora in costruzione, come gran parte di Milano Marittima, eppure si pensava alla cultura. Oggi appena metti fuori due sculture per Natale, subito te le vandalizzano. L’hotel aveva anche la tv, cosa rara a quei tempi, catalizzando i residenti invernali della zona. L’hotel Viola non c’è più, al suo posto hanno costruito appartamenti, uno dei quali è in vendita a 1 MILIONE di euro! Cifra enorme, riflesso di un andazzo, di una visione di Milano Marittima ormai diffusa. Ci dicono spesso che l’immagine della nostra città è data dalle “tre P” cioè Pineta, Pacifico, Papeete (Voce 2.6.11). Se ne è aggiunta una quarta: la Parrocchia, coi nuovi frati installatisi alla Stella Maris dal 2009. Tra le tante novità positive c’è quella di una più ricca offerta di opuscoli, libri e riviste. Uno di questi s’intitola “Di che parrocchia sei?” e a pag.15 cita Giovanni Paolo II “Nella Parrocchia la Chiesa mostra veramente la maternità SENZA CRITERI ESCLUSIVI DI ELITARIETA’”. A pag.4 leggiamo “La parrocchia è IL NOSTRO PAESE, UN QUARTIERE, una porzione DELIMITATA di territorio che fa capo ad una chiesa. Sono le persone che VIVONO IN UNA ZONA” (…) “Se le ami davvero NON CERCHI una chiesetta nel bosco per il battesimo di tuo figlio o una basilica d’arte per le belle foto del tuo matrimonio; cercherai la TUA chiesa, quella che è la TUA famiglia”. Evidentemente la Stella Maris è una chiesa che rispecchia la famiglia moderna, quella allargata dove ormai trovi tutti tranne i tuoi parenti veri. A pag.8 dice “Non tutte le Messe sono uguali, la Messa DEVE ESSERE quella della PROPRIA Parrocchia. Qualche volta si può fare eccezione. Se diviene regola è RINUNCIARE ad essere Chiesa cioè METTERSI FUORI dal progetto di Cristo”. Più chiari di così, ciascuno alla propria Parrocchia. Qui da noi l’eccezione è data dalla Messa di Natale di Mezzanotte, che ormai è come la prima della Scala, ma il resto dell’anno il culto dell’esteriorità dovrebbe star fuori dal luogo di culto del Signore. A Milano i principi Borromeo da sempre ricevono i sacramenti in Sant’Alessandro, quindi non vanno né in Duomo né nell’altrettanto centralissima chiesa che ha il nome del santo di famiglia San Carlo. L’8 Dicembre mentre a Roma il Papa diceva di guardare alla Madonna come ad una ragazza di periferia (parole sue) per insistere sul tema dell’umiltà, alla nostra Stella Maris convenivano famiglie da tante zone periferiche essendo in programma 45 Prime Comunioni e 16 Cresime. Di 168 iscritti al Catechismo, solo 48 sarebbero effettivamente della Parrocchia di Milano Marittima, cioè 120 bimbi e quindi 120 famiglie di fuori. Perché vengono qui? A Milano Marittima la parola del Signore è diversa? Castiglione, Savio, Pisignano non hanno catechisti, chiese e parrocchie Quest’anno c’è stata la prima consegna del sale al nuovo Papa, e sappiamo come tutti gli anni ,dal 2003, ci ripetano ossessivamente quanto bello, importante e sentito sia quest’evento. Ebbene nel numero di Dicembre di “Riviera di Cervia” quest’evento così sentito ed importante è relegato in ultima pagina e non la occupa neanche tutta dato che metà della pagina è pubblicità. Papa Francesco che negli stessi giorni era in copertina su LIFE come uomo dell’anno 2013, da noi nonostante tante chiacchiere se ne stava in ultima mezza pagina. Questa è la verità, poi raccontatevela voialtri…

Il Conte che non conta

L’illustre tradizione dell’arte del ricevere

Se le vecchie cronache turistiche e mondane ricordano quando al Mare Pineta venivano in incognito membri della famiglia reale inglese e la grande cena di gala del 1929 col duca delle Puglie Amedeo di Savoia, è altrettanto vero che le famiglie della “upper class” di Milano Marittima avevano anch’esse alle spalle una illustre tradizione dell’arte di ricevere le personalità. In quegli anni Catina Serena-Monghini era definita “la regina” dell’alta società ravennate e tuttoggi i nipoti a Milano Marittima sono serviti dal maggiordomo in giacca e guanti bianchi. I conti Pullè ospitavano nella villa riccionese il Duce e la principessa Ileana di Romanìa, sorella del Re Carol II°, zia del Re Pietro II° di Jugoslavia e moglie del pretendente al trono di Spagna. I conti Folicaldi nel 1857 avevano accolto nel loro palazzo di Bagnacavallo Papa Pio IX°. I conti Ferniani nel 1717 avevano ospitato nel loro palazzo faentino il Re d’Inghilterra. Quanto ai conti Mazzi, nel 1655 avevano accolto nel loro palazzo di Imola la Regina Cristina di Svezia. Ed in tempi più recenti, donna Carla Mazzi (prozia del conte Ottavio di Milano Marittima) ha spesso ospitato la sua intima amica Maria Callas nella villa di famiglia a San Vigilio, sul Lago di Garda. Memorabile il ballo per le nozze del Conte Domenico Guarini di Forlì con la cugina del Re Pietro V° del Portogallo e del Re Alberto I° del Belgio. Quanto ad un’altra esponente della VERA élite di Milano Marittima la sig.ra Alessandra Leonesi Colombi (nipote della contessa Adriana Ricciardelli di Faenza) è intima di Casa Savoia (vedi l’accoglienza che ha fatto recentemente a Bologna al principe Emanuele Filiberto). Questo sì che è il GLAMOUR. Un abisso fra chi sedeva su un trono vero ed i “tronisti” della tv che vengono qui oggi. A Cervia hanno la casa (cfr. elenco telefonico) i principi tedeschi Henckel Donnersmarck, tra i più grandi signori d’Europa e cugini dei Granduchi del Lussemburgo, eppure vivono in maniera così discreta che non li conosce nessuno, mentre le mezze calzette vogliono sempre mettersi in mostra in ogni occasione.

Il Conte che non conta