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Fronte del porno

Fronte del pornoCervia fronte del porto e Milano Marittima fronte del porno? A leggere il giornale parrebbe di si. “Milano Marittima sarà come sempre la location privilegiata dalle dopolavoriste del sesso, quelle che ufficialmente lavorano come cubiste e commesse ma di notte arrotondano con sostanziose marchette” con la conclusione “Dalle lucciole alle celebrità locali, il bengodi é a Milano Marittima” essendo “Le top escort concentrate perlopiù a Milano Marittima” (cfr. La Voce del 24.3.13). Ma che bella pubblicità verrebbe da dire, un articolo esatta fotocopia d’uno già apparso esattamente l’anno scorso (cfr. La Voce 24.3.12). Del resto già nelle estati 2010/2011 una radio trasmetteva una canzoncina abominevole che diceva “Ti fai toccare a Milano Marittima, ti lasci andare a Milano Marittima, tutto é permesso a Milano Marittima, la vita é sesso a Milano Marittima” e come si vede, il testo é lontano da quello della “Canzone di Milano Marittima” scritta dal grande Alteo Dolcini, quando la nostra città era conosciuta anche come “La marèna di fré” (la spiaggia dei frati, cioé dei francescani della Stella Maris). Il Conte si sa non conta e non entra nel merito, però come sempre rimpiange la sua Milano Marittima dove le case erano “chiuse” perché senza invito era difficile accedervi e vi si trovava un’umanità cosmopolita, fior fiore dell’intellettualità, grandi musicisti, grandi attori, veri capitani d’industria. Proprio perché era un mondo molto chiuso e sconosciuto ai più, il Conte ve ne apre uno spiraglio con una breve carrellata di personalità a vario titolo legate alla città verde. Abbiamo cambiato Papa, stiamo per cambiare Presidente, a breve ci sarà anche l’elezione per il nuovo potentissimo Gran Maestro della Massoneria. A lasciare il trono sarà l’avvocato Raffi, la cui famiglia ha sempre frequentato Milano Marittima dove possiede un villone che scorgo dalla mia finestra proprio mentre sto scrivendo. Sua zia, anche lei habituè del posto con la famiglia, presiede Ravenna Festival. Passando ad un’altro trono, quello del Vaticano, citiamo il Cardinale Gianfranco Ravasi di Milano, che qualcuno voleva ben posizionato a diventare Papa. Grandissimo intellettuale, il suo legame con Milano Marittima deriva dall’esser stato nominato erede dell’avvocato Redenti, di famiglia di fondatori. Ravasi ha poi “girato” alla Curia il mega attico ereditato in Rotonda Don Minzoni, che é ora di un grande industriale alimentare. Ravasi intratteneva rapporti con le famiglie dei fondatori e con esse celebrava messe commemorative. Sempre per il coté intellettuale, alle traverse c’erano i coniugi Franceschi, con villa a Bastia di Pievequinta e fra i primissimi a solcare il mare della Città Giardino con un motoscafo proprio come i Prestinenzi, i Ferniani e l’industriale Lombardi dei dadi da cucina. La signora Franceschi nasceva marchesa Carla Origo, ed apparteneva ad una famiglia d’intellettuali ed artisti. Notissima fu la marchesa Iris Cutting Origo, suo patrigno fu il famoso paesaggista Geoffrey Scott, che sull’odierna situazione del verde di Milano Marittima avrebbe molto da ridire. Iris era amica e teneva salotto con Bernard Berenson, D.H. Lawrence, Rilke, Axel Munthe, Edith Warthon, Herbert Trench, Huxley. Oltre la villa di Bastia, la villa di Milano Marittima e la tenuta in Toscana, gli Origo possedevano proprio in quegli anni il palazzo dei principi Orsini a Roma costruito nell’antico Teatro Romano di Marcello: non proprio i “villini” dei vip di adesso. I nonni di Iris, avevano a Long Island uno straordinario giardino-parco naturale, che nel 1954 la famiglia donò allo stato di New York perché fosse aperto ai cittadini, con la dotazione di un assegno di 1 milione di dollari (di allora!) per il mantenimento: questa si che è valorizzazione del verde. Se ultimamente Alba Parietti viene a far finta di giocare a tennis per i paparazzi, il suo ex fidanzato Stefano Bonaga noto filosofo bolognese, già molto tempo prima veniva a Milano Marittima ospite presso la villa di amici all’Undicesima Traversa e nella stessa zona all’Hotel Boston-Embassy veniva Vittorio Sgarbi (la nipote di Palanti mi ha paragonato a lui e non é la prima a farlo). E’ venuta per una vita in vacanza nella nostra città presso il Residence Touring la maestra di Vasco Rossi, la simpaticissima Laura Guerra, sempre accompagnata dalla figlia Elda, presidentessa delle Storiche Italiane. Ricordo che con Laura scommettemmo, sull’elezione di Guazzaloca a Sindaco di Bologna, una cena al Caminetto tanto era certa che la rossa Bologna mai avrebbe scelto un sindaco di destra. Invece la scommessa la vinsi io con la padrona del Touring ma il destino poi non permise a Laura di pagare pegno. All’Anello del Pino c’era la villa dei parenti del grande attore hollywoodiano Monty Banks, alias Mario Bianchi di Cesena. Nel 1940 Monty e sua moglie costruirono a Capri il locale “La Canzone del Mare” dove l’immaginifico couturier Emilio Pucci ideò e lanciò quella moda-mare caprese portata poi per la prima volta (inizio anni 70) sulla costa romagnola proprio dalla Boutique La Tartana di Milano Marittima. Attrice famosa che ha passato molti giorni a Milano Marittima fu Perla Peragallo, la cui madre aveva una villa alle traverse, progettata dal nonno. Era famosissimo anche suo padre Mario Peragallo, compositore dodecafonico, che aveva per librettista Alberto Moravia. Nello stesso entourage c’era Teresa Ricci-Bartolini, che fu sceneggiatrice, autrice ed aiuto regista di Comencini per il film “Totò imperatore di Capri”. Poi la famiglia della contessa Wally Toscanini Castelbarco, la figlia di Arturo. Poi quella della cesenate Sig.ra Tina Bonci nipote del tenore Alessandro. Nomi “minori” rispetto a questi, Geden Cappellari e Franco Tolomei era invece jazzista e fondò la Reno Jazz Band, nel suo salotto bolognese trovavi da Lucio Dalla a Pupi Avati. Sua moglie Annamaria Vianello mi ha sempre voluto molto bene: essendo veneziana doc ed io figlio di una veronese, mi chiamava sempre “fratello veneto”. I miei genitori ricordano invece i soggiorni dei genitori di Guido e Maurizio De Angelis meglio conosciuti come Oliver Onions, autori di moltissime colonne sonore del cinema, famose quelle dei film di Bud Spencer e Terence Hill come Continuavano a chiamarlo Trinità, Dune Buggy e Altrimenti ci arrabbiamo. Per il mondo dello spettacolo ricordiamo anche che Mike Bongiorno affittava alle Traverse case come il Villino Giulianini alla Quinta, o quello Vallicelli all’Undicesima. Fra i frequentatori di Milano Marittima sempre dall’infanzia, la contessina Chiara Fronticelli-Baldelli, che è stata con me anche responsabile di zona del Movimento per l’Autonomia della Romagna fondato dall’On. Servadei (amico di Spallicci). Cugina dei Serena-Monghini, storica famiglia ravennate anch’essa da sempre presente a Milano Marittima è anche una nipote della cantante lirica e di operette Lidelba (1893-1961) nome d’arte di Ines Fronticelli-Baldelli detta “la contessa soubrette”.

Il Conte che non conta

Culture Club

Negli anni 70 il cuore modaiolo e griffato di Milano pulsava normalità, come quello della succursale adriatica. Su Via Montenapoleone s’affacciavano negozi di dischi, un edicola, un antiquario, una salumeria con le scope esposte sulla strada, un fruttivendolo che vendeva primizie (e anche fiori, mio padre ci comprava le violette per mia madre), un negozio di coltelleria e un’agenzia viaggi. Al n°5 c’era già Gucci e poco distante la Harden ed i Vergottini portati in auge da Caterina Caselli, ma convivevano senza tante distinzioni da “salotto buono” ed erano variamente distribuiti ai due lati della strada. Idem in Via San Pietro all’Orto col parrucchiere, la profumeria, la merceria, il tabaccaio, il ceramista, il salumiere, il negozio d’arte sarda, il ristorante degli artisti ed anche un albergo frequentato dalle… escort… che comunque non turbava il vicino negozio di abbigliamento classicissimo che forniva Casa Savoia, o l’esposizione dei mobili Flexa. Nella “Milano al mare” degli stessi anni 70, la situazione commerciale era pari a quella meneghina, si trovavano rappresentate anche qui tutte le tipologie commerciali. Con la possibilità addirittura di scegliere, giacché ciascuna era presente con più negozi: se non andavi alla Coop alla Rotonda potevi andare da Bertasi; se non ti piaceva la carne di Roli c’era quella di Battistini; se non trovavi qualcosa da Rasini potevi andare da Tutto per la Casa; se non ti piacevano i vestitini di Mondo Piccino andavi dalla sorella di Oddone Penso; se ti stava antipatico il giornalaio del Canalino c’era Neddo. Neddo! Un nome che a Milano Marittima si pronuncia da 50 anni, che non è né un diminutivo né un soprannome, ma il nome mutuato da quello di un amico di famiglia sardo. Neddo me lo ricordo da quando sono nato, ancora quand’era nel negozietto vicino all’ingresso del cinema Arena Mare, con vicino il barbiere e la profumeria, coi giornalini esposti su assi di legno e la stufetta, un must nei negozi di Milano Marittima privi di riscaldamento. Col Bar Centrale, Bertasi, Roli ed il lattaio dov’è ora lo Zouk, Neddo era una delle tappe obbligate della passeggiata mattutina con mia madre. Negli anni 80 si trasferì in Viale Ravenna fra il bar Verdi ed il cinema Arena Pineta per poi finire, insieme ai suoi cagnetti, con l’edicola in Viale Ravenna proprio davanti al bar Cristallino. In un recente articolo, l’amico Luca Goldoni ha ricordato di Neddo le “sedie volanti” ed il costante impegno. Parole Semplici, dietro cui c’è tanta storia di Milano Marittima molto poco conosciuta da chi non visse quegli anni e quelle atmosfere. Per promuovere i libri Neddo ha avuto diverse location, alcune se le è scelte, altre ha dovuto cercarsele. Come quando fu fatto sloggiare con gli incontri con gli autori dagli inquilini d’un condominio infastiditi da quelle presenze certo non paragonabili a quelle del circo notturno della Milano Marittima odierna! Eppure, nell’Estate 2013 di la del marciapiede s’è fatta tanta musica, disturbando gli incontri, tanto che per l’Estate 2014 Neddo forse si sposterà. Ormai s’è capito, a Milano Marittima sono élites e qualità a doversi spostare e lasciare il passo. Varie librerie della catena Librincontro hanno addirittura chiuso, come a Faenza e Cesenatico. “Cesenatico ha una clientela medio-bassa di famiglie che comprano per i figli e stanno attente al prezzo, Faenza invece ha un pubblico CHIC TIPO QUELLO DI MILANO MARITTIMA che compra le nuove uscite e volumi di moda” (Voce del 14.11.2013). Evidentemente per qualcuno più che avere clienti acculturati è meglio averli CHIC. Comunque per Milano Marittima sono clienti-turisti, essendo la nostra città aperta solo in stagione, mentre la clientela “bassa” assicurava a Cesenatico un’apertura tutto l’anno! Quando chiude una libreria mi preoccupo, come quando cucina mia madre; e mi preoccupo di più se  queste boiate dello chic, vip, glam e fashion vengono applicate ai libri: i libri sono amici, e gli amici sono amici, punto. Quanto alla presunta clientela chic di Milano Marittima, non la vedo; invece mi dispiacerebbe non vedere più Neddo.

Il Conte che non conta

Com’è bella la fantasia

“Com’è bella la fantasia” diceva mio padre quando mi mascheravo per Carnevale impersonando qualche eroe dei fumetti o dei cartoni animati. Oggi, anche se non è Carnevale, a Milano Marittima è pieno di gente che cerca di appropriarsi di un passato non proprio, d’atteggiamenti ad emulo o erede di quel bel mondo, di quella mondanità d’èlite che solo certe cronache giornalistiche pretendono esista ancora nella città di Palanti. Se nel resto del mondo “signore” significa essere dotati di una certa nascita, di una certa educazione, di una certa cultura, in romagna purtroppo “signore” è che più che altro chi ha tanti soldi. Uno può anche essere uno zoticone, ignorante come una capra e un fior di cafone, ma se ha il portafoglio pieno, è un “signore”, se poi si compra casa a Milano Marittima, ecco che è come avesse acquistato anche un blasone. Ma la domanda nasce spontanea, se in un lotto di terra prima abitava una sola famiglia in villa con ampio giardino, eppoi spianata villa e giardino ci costruiscono dieci appartamenti per altrettante famiglie, i “signori” di Milano Marittima erano quelli della villa monofamigliare, o sono quelli del piccolo condominio con appartamenti da 65mq che ne ha preso il posto?. I vecchi “signori” avevano ville e le chiamavano case; oggi quelli che comprano anche un bilocale dicono che hanno la villa. Nelle vecchie ville anche nobiliari c’era spazio per il pollaio e ne seppe qualcosa una vecchia contessa ferrarese che vi fu rinchiusa per dispetto dalla propria cameriera. Questo perchè si viveva molto semplicemente e senza ostentazione. Ci sono poi interi condomini che, alla faccia dell’eccezione del termine e del vocabolario, si intestano “ville”. La moltiplicazione esponenziale di appartamenti ricorda più la crescita delle periferie proletarie delle grandi città industriali degli anni del Boom, che non una signorile città rivierasca alla quale troppo spesso s’applica l’aggettivo “esclusiva”. Escludere significa favorire i pochi rispetto ai più. Distruggere ville monofamigliari per edificare complessi di parecchi appartamenti è logica esattamente opposta, altro che esclusiva. Ormai Milano Marittima è la nuova frontiera della Bauhaus del secolo scorso. L’ideale della Bauhaus era quello di “far vivere da signori in una casa da operai”. Un po’ come negli anni 80 col fenomeno multiproprietà: una decina di operai della Fiat comprava un bilocale in multiproprietà in Sardegna, e si sentiva come Agnelli. Libri, giornali, siti, mai nessuno che citi “i residenti di Milano Marittima”. Ammesso possa dirsi, Milano Marittima SIAMO PRIMA NOI. E se ci fossimo comportati nel passato come fanno oggi tanti dei nuovi residenti, il fascino della Milano Marittima che costoro vorrebbero comprare, comprando pochi metri quadri di casa, sarebbe già finito da un pezzo. Ultimamente sui giornali vediamo solo gli ultimi arrivati o gente del tutto trascurabile come veline e personaggi dei reality: mai una volta (soprattutto in occasione del centenario!) che si facessero i nomi dei personaggi veramente importanti che hanno vissuto Milano Marittima, e voglio dire musicisti di fama come Gened Cappellari o Franco Tolomei, grandi storici come Elma Fattorini oppure grandi scienziati come Folco Quilici e Benedetto Scimemi, poeti come Bruto Carioli o grandi soldati come Delcroix, illusti medici come Fabrizio Salvi e grandi giornalisti e scrittori come Rino Alessi morto nel suo appartamento nel Grattacielo Marinella. Per non dire di altri spesso citati solo en passant come l’ammiraglio Aliprandi, Silvano Collina, Rudy Neumann, gli Allegri, i Benzi, Pupo Sovera e i coniugi Prestinenzi. Non si può sfogliare uno dei più noti settimanali e in un articolo dedicato almeno nel titolo al centenario di Milano Marittima, trovare solo foto di fanciulle tette e culi più o meno in bella vista nei soliti bagni e locali di Milano Marittima, con buona pace di Palanti ecc.

Il Conte che non conta

Chi guasta il glamour (Seconda parte)

Continua da Chi guasta il glamour (Prima Parte)

In tutte le realtà turistiche DI LIVELLO (come pretende essere Milano Marittima) è stato sempre un certo target DI LIVELLO a farne fortuna e nomea. Target al quale s’addice anche questo benedetto aggettivo, glamour. Ed è SEMPRE il prezzo a fare selezione del target di clientela che si vuole. Un addetto ai lavori come Fanelli (della Pro Loco in aggiunta) ha messo in guardia gli operatori perché “si sta innescando una pericolosa corsa al ribasso” (Corriere, Voce e Carlino 14.06.13). Insomma, prezzi medio-alti, buona clientela; prezzi medio-bassi o scontati, clientela bassa e deludente. La “politica” dei prezzi scontatissimi, del “tutto compreso”, ricchi premi e cotillon non denota certo glam e professionalità e men che meno dignità del lavoro. Ma solo un clima da “si salvi chi può” ed una mentalità arraffona nettamente contrastante con la ossessiva propaganda sulla “Milano Marittima località sempre trendy e ricercata dai miliardari arabi e russi” (Carlino 18.11.12), con addirittura la richiesta di approntare in pineta un eliporto solo per loro con collegamenti con Cortina e altre località). Velleità aristocratiche a parole; mentalità da sagra paesana nei fatti, “Bisogna far venire gente” (Carlino 17.08.13) è il motto anche se presenze NON significano fatturato, finalmente ve ne siete accorti. Nei reportage che, per tutta l’estate vari giornali ci hanno proposto riguardo le spiagge davvero vip, Milano Marittima chissà perché non c’è mai! Alla faccia di quanto scrivono i giornalisti nostrani, quelli foresti non ci calcolano. Esaustivo l’articolo a firma Pamela Dell’Orto “Un mare di soldi” (Giornale 26.8.13) con nomi, indirizzi e prezzario. “Tra Liguria e Toscana i bagni più esclusivi che a Miami, ma con servizi come nessuno”. Nella nostra località vogliamo fare Miami solo con i grattacieli! I bagni “Fiore” a Paraggi danno ombrellone, 2 lettini e spogliatoio per 100€ al giorno e tassativamente per due, non come in Romagna dove hanno inventato i lettini condivisi. Uno dei bagni più vip di Milano Marittima invece offriva lettino giornaliero + cappuccino + brioche + mezza minerale a 5€, come segno dei prezzi proibitivi per cui saremmo noti (Carlino 20.06.13), anzi, la “rinomata e costosa Milano Marittima” (Voce 03.08.13) che se davvero fosse tale, non potrebbero venirci famiglie intere di turisti provenienti da aree d’Italia dall’800 considerate “depresse” e povere, e dalle quali non venivano a Milano Marittima neanche per lavorarci. Prendiamo il tanto sbandierato Golf di Milano Marittima. Fa pubblicità sui giornali “Prova il golf: socio per 6 mesi a 75€. Previsti inoltre pacchetti di lezioni promozionali”. Che vip: sempre sti “pacchetti”! Vuol dire che costa circa 13€ al mese e 42 centesimi al giorno. Il Golf Club bolognese dei Sassoli De Bianchi (cugini dei Bargagli-Petrucci di Milano Marittima) ha la quota associativa (2010) di 5.000€ cioè 416€ al mese e 14€ al giorno. La proporzione è che da noi il costo è 32 volte DI MENO. A metà anni 70 il titolare della prestigiosa boutique “Oscar” in Viale Ceccarini a Riccione, diceva a mio padre che la clientela che frequentava Milano Marittima era più chic di quella che frequentava la Perla! La quale ci ha anche tolto il “titolo”, basta leggere anche i più recenti giornali (cfr. Carlino 20.08.13) “Riccione città-giardino”, dove si ripercorre la storia della città eppure non si citano i conti Pullè, che invece tanto fecero per lo sviluppo turistico. C’è stato un boom economico ignorato dai media in quelle regioni? o Milano Marittima son balle che sia “cara”? Basta qualche striscia blu, quando più di metà della città è ancora parcheggio libero (e selvaggio) e scoppia il casino (Carlino 23.06.13). A Positano ci fai un oretta con i quasi 3€ di parcheggio giornaliero di Milano Marittima! Come ha detto il Presidente FIPE di Venezia “I capricci si pagano”. Qui tutti vogliono spararsi la posa, ma vogliono farlo a spese nostre, altro che glamour!

Ristoranti che ci tengono molto a pubblicizzarsi come “in pieno centro a Milano Marittima” ma che poi propongono pizza a metà prezzo come neanche i negozietti periferici di pizza e kebab dei pakistani, sono glam? Molti dei nuovo negozi che vendono a prezzi inferiori o poco superiori ai 10€ nei pressi della Rotonda Primo Maggio sono glam? Portare a lavorare a Milano Marittima le sciantose sfrattate da altri locali rivieraschi (cfr. Voce 11.08.13) è aumentare il glam? Al massimo aumenta il “tiraggio” ma non certo quello turistico! Estate 2013: mai così tanti tatuati, così tanti svizzeri e francesi, così tanti cani (finalmente li accettano in hotel e in spiaggia) e così tante… carrozzine! Sono dappertutto, a tutte le ore. Sia a notte fonda quando esci dal Pineta sia in giro all’ora della canicola. Questa è l’ora dei papà, che girano per Milano Marittima (altra attività molto glamour, viste anche le ultime dichiarazioni di H.R.H il duca di Cambridge) come un tempo le bambinaie quando portavano ai giardinetti i pargoli delle famiglie “bene”. Potessero portarsele in acqua queste carrozzine, sicuramente lo farebbero! Gia  le spingono ostinatamente sulla battigia, con faticate degne dei minatori e dei carbonai dell’800 . Sarebbe il caso, con l’amico Ubaldo Dirani già collaboratore del dopoguerra a Stoccarda di Werner von Braun (si quello delle bombe) di progettare la “carrozzina anfibia”: faremo miliardi a Milano Marittima! E quanto al glamour inteso come decoro ed eleganza? I russi hanno optato per uno stile retrò da far invidia ai francesci. Gli uomini vanno in spiaggia coi berrettini che ricordano Capitan Findus più che ricchissimi capitano d’industria; le donne ostentano cappelloni di paglia stile mondina in “Riso Amaro”, che quand’ero bambino erano appannaggio delle venditrici di canditi e “loverie”. E gli italiani? Come s’esplica il loro glam sulla spiaggia più “in”? Le donne si sono date allo stile Santanchè, e detto questo, è detto tutto. Se la moda dell’Est è portare la frutta in spiaggia, grazie ai tanti tanga pare d’essere ad una perenne fiera della Prugna Secca. L’uomo ha ricoperto la sua virilità, rispolverando barba e slip. Siccome abbiamo tanti manager (siamo a Milano Marittima) non possono far a meno del cellulare e se lo infilano negli slip, forse sperando in uno squillo extravibrante: in tal caso il Conte consiglia la suoneria Daitarn Tre che, grazie all’effetto mitraglietta dovuto alle batterie di semicrome, può risultare utile. Invece i fumatori infilano il pacco nel pacco. Se il contenuto di questo pacco (sigarette) uccide (come da fascetta) il contenuto dell’altro pacco, difficile stenda qualcuna. Lorsignorini son troppo presi da altro, tipo giochi proibiti. Proibiti non perché erotici, e ci mancherebbe, proibiti perché disturbanti come racchettoni e calcetto tra i lettini. Ma da veri vip se ne fregano di spararti qualcosa in faccia, è colpa tua che stazioni li. Come la sera, la pedona diventa un velodromo pieno di schizzati che schizzano in bici e di fessi che magari a te che vai a passo d’uomo ti insultano perché, a detta loro, “vai contromano”. I giovani vip glamour si muovono in branchi, mai meno 6/7, con punte oltre la dozzina e rigorosamente unisex, o tutti ragazzi o tutte ragazze. Diego Angeloni (Voce 26.08.13) ha definito “Tristi spettacoli, vi assicuro” gli approcci degli uomini in spiaggia verso le belle turiste. Per me è spettacolo ben più triste vedere tanti giovani che si sballano fino a mattina con alcol e droga! Infine ci sono quelli che proprio non vedono l’ora di farci capire, soprattutto sentire visto che urlano, chi sono e dove vengono. Specie la notte e nei ristoranti prima dell’andare a gavazzare, giù con coretti da far sembrare l’Oktoberfest il raduno di Ascot. Fra loro si parlano senza nomi di battesimo (per i quali 20/30 anni prima si sono scervellati i loro genitori sui libri e calendari) si chiamano con suoni gutturalpastorali “Oh!” oppure “Aoh!” a seconda dell’origine geografica. Ma non bisogna essere snob e fare di tutta l’erba un fascio sperando che Milano Marittima sia una location burrosa come quelle dei film di Inga Lindstrom. Poiché anche fra loro c’è chi ha studiato, e lo dimostra articolando frasi ben più complesse tipo “Oh! dove cazzo andiamo?” oppure “Aoh! che cazzo facciamo?” il che fa ben sperare per il futuro dell’Italia e del nostro turismo glam.

Pensare che già un ventennio fa, ci dicono, l’anziana padrona dell’hotel Aurelia vedendosi sfilare davanti questo campionario, sbatteva in terra il bastone dicendo “E questa è gente che deve venire a Milano Marittima?” Ma a rovinarci il glam, pare, sono i palloncini e lo zucchero filato tanto discussi…

Il Conte che non conta

Chi guasta il glamour (Prima parte)

“Degli 11 alberghi a 5 stelle in Emilia Romagna 4 sono a Milano Marittima” scrive sulla Voce del 10.08.2013 Ottavio Righini, annunciando la nascita a Milano Marittima della suite “più prestigiosa della riviera”. Conoscevo Righini, la cui famiglia aveva la Pensione Cina in Viale dei Pini e che da anni ha venduto la casa dove giocavo con la figlia Francesca ed il cane lupo Silla. Volentieri conoscerei il parere di “Nani” Marcucci-Pinoli patron di “Alberghi di classe per ospiti di prestigio” (abbiamo amici comuni) sui “prezzi trattabili per i lunghi periodi” della suite; il che più che un hotel di lusso ricorda un annuncio della Pulce (Carlino 14.08.13 e Voce 10.08.13). Se Batani nel nuovo hotel di Cesenatico ha bagni firmati Versace, pochi sanno che da anni alla Stella Maris abbiamo i bagni piastrellati Valentino! L’ambasciatore mondiale del marchio non si chiama CACA DE SUOZA? Un nome, un destino. Fra lussi di cessi, con annessi e connessi, “a Milano Marittima però c’è anche chi guasta il glamour” (Corriere 20.07.13).

Sarà perché William e Kate d’Inghilterra hanno snobbato i villini della nostra città (che offrono tanto di Personal Concierge adattissimo a dei neo genitori) per una cascina nel Senese? Chiederò lumi alla senese marchesina Bargagli-Petrucci, di blasone senese DOC come la nipote del marchese Bartolini-Salimbeni. A Milano Marittima però, che guastano il glamour ci sono sicuramente i venditori abusivi e i cassonetti, “Viale Gramsci è diventato terra di nessuno, dove non si notano mai vigili e gli abusivi vendono palloncini e zucchero filato, abbiamo perfino le cartomanti”. E dire che un anno fa (Carlino 12.07.12) l’assessore Coffari diceva del Gramsci “è stato individuato come area d’alto valore istituzionale ed è discrezionale la sua concessione”. Finita l’era, ancor primi anni 80, in cui “Milano Marittima metteva soggezione” (Carlino 25.07.12) come ricordano i cervesi sopra i 50 anni, Lamborghini s’accontentava di Lido di Savio e Ferrari di Viserba (Carlino 14.08.13). Troppe inverso le parti della città dove imperversano soggetti ben più invasivi! Intanto, odio sto “Mi.Ma” anche se prima di scrivere queste righe ero nel bagno omonimo dove aleggia la scuola di Sovera, in compagnia di Gualfreduccio Degli Oddi e con Guido Farneti-Merenda-Salecchi, che molto si diverte al mio racconto di come sia tosta suor Libera nell’allontanare dalla spiaggia privata delle Orsoline i vucumprà o “i mori”, come li chiama lei in dialetto. Suor Libera, rovigotta che ama la Romagna ed i romagnoli, sarà anche vecchietta ma sa far la voce grossa come Tarzan, sia quello dei film che quell’altro, ovvero il loro bagnino Primo, detto appunto Tarzan per via del nome che s’era messo come radioamatore. Diffidate sempre di chi dice “Il turismo è cambiato” perché al 99% è uno di quelli che ha contribuito al cambiamento (in peggio) e non vuol prendersene la responsabilità/colpa. Siamo noi che facciamo cambiare le cose, il Destino ci parla col linguaggio delle nostre scelte. Sul Corriere del 28.07.12 un noto esercente si poneva e ci poneva la domanda giusta, cioè se Milano Marittima vuol tornare ad essere località d’élite o vuol essere popolaresca e da sballo.

Negli stessi giorni, la stampa nazionale (La Repubblica 12.08.12) irrideva al nostro turismo di ragazzi che cenano all’aperitivo e dormono in auto o in spiaggia. Fondatore del turismo nostrano, Primo Grassi “protestò con veemenza contro la vacanza a 16 euro tutto compreso (Così si uccide il turismo) e contro l’aridità degli operatori contemporanei” (Voce 18.08.13). Qui fanno tanto i fashion-glam, poi gli “eventi” sono sempre una sagra ed un mercatino. Così anche per il Centenario, col mercatino “speciale Centenario” all’Anello del Pino. Pensare che Guido, che ha 15 anni più di me, ha vissuto gli ultimi anni davvero d’oro di Milano Marittima con gli amici Orsini-Mangelli, Ferniani, Rodino Dal Pozzo parenti di Vittorio Cini, quello del Festival del Cinema figlio di Ida Borelli. Sere fa fui travolto da un gruppo che diceva ai passanti “Sémo de Torpignattara!”, ecco la Milano Marittima attuale, fra l’epoca di Torlonia e quella di Torpignattara. Qualcuno (Carlino 14.08.13) dice che “anche all’élite Ci VUOLE UN FRENO”: ma il freno ai ragazzotti che perpetrano sistematici vandalismi, poi messi in conto a noi residenti? non guastano il glam? Eppure il Codice Penale art. 674 punisce tali comportamenti, al pari degli schiamazzi notturni, altro must delle notti glam. Se una pattuglia girasse a piedi fra le 3 e le 6 di mattina per sanzionarli, il Comune incasserebbe parecchio! “Danneggiano 7 auto, rovesciano cassonetti e reagiscono a poliziotto”; “Auto danneggiate in serie, due arresti. Nella zona dei locali notturni hanno spaccato 7 specchietti laterali di auto ma in totale fra calci e pugni le vetture danneggiate sono state una quindicina” (cfr. Voce e Carlino 11.08.13). E questi erano solo due.

La morte del Cardinale Tonini è stata annunciata sulle nostre spiagge. Nelle giornate del Pio Manzù del 1998, Tonini parlò dell’educazione al futuro per i giovani: “sarà creato da coloro che sono in grado di mettere il respiro nell’anima dei ragazzi”. Noi abbiamo un viale pedonalizzato fino alle 2.30 dove possono invece mettersi dentro fiumi d’alcol. Alla faccia delle utili e innocenti fontanelle (tutte chiuse) di cui ha nostalgia anche Luca Goldoni: ne ha parlato sul Carlino del 15.08.13 e ne ha parlato con me, ricordandoci quando eravamo vicini di casa (viene a Milano Marittima dai primi anni 70 “siamo venuti per la tua nascita” diceva ridendo). E’ ora di finirla anche con un’altra canzone, suonata troppo spesso in una compilation di tre/quattro luoghi comuni che fanno comodo. Che, cioè, tutto può convivere a Milano Marittima è FALSO. Con degrado, maleducazione, vandalismi, rumore, abusivisimo NON si può né si deve convivere. Certa gente o capisce che non è gradita o va sanzionata. La gente glam, la gente perbene, vuole l’opposto, tranquillità, ordine, decoro, non ragazzotti casinari e cafoni in trasferta dal contado. Tutto e tutti non possono convivere in un posto che, ossessivamente, martella propagandandosi come “esclusivo”. E’ una contraddizione in termini e nei fatti! Spesso i nostri fashiongiornalisti paragonano Milano Marittima a Forte dei Marmi e Saint Tropez. Un mio conoscente ha l’appartamento dal 1968 che affitta e adesso non ci vuole più venire e se ne va proprio a Saint Tropez dove c’è anche quel Port Grimaud (since 1964) tutto PRIVATO. In una recente intervista (Carlino 08.08.13) Gherardo Guidi della “Capannina” del Forte diceva “Oggi arrivano frotte di giovani indiavolati e le attrazioni sono le veline e i calciatori…” (come da noi e sappiamo chi ringraziare) “…prima c’era più ordine e l’ordine si sa, porta stile”. Caro Guidi, evidentemente qui non lo sanno… Se lo stile avesse almeno lasciato il posto al semplice decoro, invece neanche quello! Se in tempi non lontani chi girava per Milano Marittima pareva l’incarnazione di un cartellone di Dudovich e di una foto di Slim Aarons ora i più paiono usciti da un video cafonal di musica latina, da una puntata di Jersey Shore (quando li cacciarono da Firenze li accolse Rimini), o peggio. Un ristorante si è munito di un muretto strategico forse per non far più vedere i vip che, appena a tavola, subito si tolgono le scarpe, più spesso le ciabatte, il che inquadra subito il target circolante… Quanto al resto, li vedi conciati così la mattina a colazione, così il pomeriggio in spiaggia, così la sera per il centro, e pure così vanno a letto. Comodità non significa trasandatezza, sciatteria. Ciabatta infradito (declinata in tutti i colori), t-shirt, calzoncino sopraginocchio mutuato dalle partitine di calcetto, questa la tenuta base di troppa gente, anche 40/50 enni, e di non pochi esercenti di note boutiques. Qualche elegantone usa la polo, ma rarissime le camicie e i pantaloni lunghi (i tedeschi li avevano sempre, altro che sandali coi calzini). Magari un marsupio sulla maletta, che da quel tocco di sportiva eleganza décontracté, ideale per lo shopping nella nostra glam-city! A molti con la canottiera manca solo la cassetta del pesce in spalla e son pronti più per una foto ricordo in Borgo Marina che per una fashion night.

Quando una radio locale imperversava con una canzoncina “A Milano Marittima ti fai toccare, tutto è concesso, la vita è sesso” lo segnalai a chi di dovere, ma nessuno si prese la briga non tanto di rispondermi, ma di bloccare l’emissione, anzi, un noto rappresentante di categoria si mostrò scocciatissimo della mia segnalazione. Non interessando l’immagine della città, mi rivolsi a chi si occupa di moralità, ed ebbi prontissimo riscontro ed interessamento dal Vescovo Verucchi: la lettera scrittami è a disposizione come “prova” di quanto sopra. Continua…

Il Conte che non conta